PROCESSO
AMIANTO AL PETROLCHIMICO DI RAVENNA
SCATTA
LA VERGOGNA DELLA PRESCRIZIONE PER I REATI DI OMICIDIO COLPOSO E
LESIONI COLPOSE PER ALCUNI DIRIGENTI, RESTA IN PIEDI PER TUTTI
L’ACCUSA DI DISASTRO COLPOSO.
Oggi si è tenuta a
Ravenna la terza udienza preliminare per il processo a carico di 21
dirigenti ENI accusati a vario titolo di omicidio, lesioni e disastro
colposi. Erano presenti in aula una sessantina tra operai e parenti
dei deceduti, assenti tutti gli imputati. La scorsa udienza (6
febbraio) erano state esposte dal PM Ceroni e dagli avvocati di parte
civile, le tesi per cui si sarebbe dovuto procedere con le
imputazioni ascritte ai vari dirigenti ENI. Oggi è stata la volta
delle arringhe difensive da parte del collegio di difesa composto da
vari principi del foro(da segnalare Grosso di Torino; Maspero
,Lucibello e Simoni di Milano e Bolognesi di Ferrara). Le tesi
difensive si sono snocciolate su due punti fondamentali: la
prescrizione dei reati poiché avvenuti venti e più anni addietro e
poi sulla estraneità ai fatti da parte degli imputati, poiché nei
vari interventi succedutesi, volevano rimarcare l’assenza di
responsabilità dei dirigenti, che a loro dire non avevano compiti di
gestione delle operazioni (che invece sarebbero toccati ai preposti
alla salute e alla sicurezza) ma avevano solo compiti di dirigenza ed
organizzazione della produzione. Addirittura secondo l’avvocato
Bolognesi, del fatto che nell’organigramma aziendale non ci fossero
i preposti per la sicurezza, non è possibile accusare i vertici
aziendali, ma eventualmente l’azienda stessa. Però, aggiungiamo
noi, probabilmente anzi sicuramente, i dirigenti gestivano loro
l’organizzazione del lavoro e delle produzioni, ed in quanto
gestori dovevano pur prevedere ed organizzare la sicurezza e la
salute sui luoghi di lavoro, visto che le norme di tutela esistono
già dalla nascita della Repubblica italiana e sono sancite anche
nella Costituzione. Quindi se uno è responsabile dello stabilimento,
è anche direttamente responsabile di quel che accade al suo interno
sia in materia produttiva, organizzativa ed anche del rispetto e
della tutela della sicurezza e della salute. Ma a tutto ciò non ci
sarà mai risposta dallo stato italiano poiché per alcuni imputati
sono già intervenuti i termini di prescrizione per i reati di
omicidio colposo e lesioni colpose e per gli altri maturerà durante
l'iter processuale. Per la legge italiana il conteggio per la
prescrizione scatta quando viene diagnosticata la malattia e non
quando ci sia l’aggravamento o il decesso, quindi si può
legittimamente affermare che questo è un bel colpo di spugna sulle
responsabilità di chi dovrebbe tutelare la salute e la sicurezza
negli ambienti lavorativi. Il GUP Farinella ha dichiarato il rinvio a
giudizio degli imputati. Tale tesi segue l’onda del processo
Eternit di Torino che acclara il disastro ancora in atto poiché
l’insorgenza delle malattie ed i decessi sono ci sono tutt’oggi .
Da notare che una della parti civili (i parenti di un operaio
deceduto) si è fatta escludere dalla costituzione di parte civile.
Avranno raggiunto un accordo con l’azienda per un risarcimento?
questo è quello che vociferavano gli operai presenti. L’eventuale
condanna per disastro colposo darebbe luogo ai risarcimenti per tutte
le parti civili, che probabilmente avranno dei soldi ma sicuramente
non avranno giustizia piena a causa della prescrizione che quasi
sempre assicura impunità ai potenti. La prossima udienza con
l’inizio del dibattimento si svolgerà sempre a Ravenna il 25
giugno prossimo. Riporteremo l’evolversi del processo sul blog.
iIl 28/2 si è svolta l'udienza del processo contro il nodo di Ravenna della Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro, per l'iniziativa simbolica del 13 marzo del 2008, contro l'agenzia interinale intempo, nella giornata di commemorazione della strage della mac navi. In tale occasione chiedavamo la chiusura dell'agenzia interinale suddetta, responsabile della morte di due operai, Luca Vertullo a Ravenna e un altro, sempre assunto dalla intempo, a Porto Marghera. Contestualmente avanzammo la richiesta di una postazione fissa, al porto, dell'ispettorato del lavoro. La risposta che abbiamo avuto è stata la rappresaglia padronale per cui i veri responsabili delle condizioni disumane di lavoro al porto, del precariato e delle morti sul lavoro, ci hanno denunciato. A portare la solidarietà alla rete oggi: la madre di Luca Vertullo, abbandonata dalle istituzioni dello stato senza mai aver avuto giustizia, per la morte del figlio, dai tribunali dei padroni; presenti, numerosi e solidali anche i giovani militanti dello Spartaco ed altri lavoratori aderenti ad altre forze politiche (PCL Ravenna e Rifondazione comunista) e non. La solidarietà si è espressa all'esterno del tribunale con un presidio sotto lo striscione della rete : "da processare è la precarietà che uccide non chi la combatte", qui si è svolto anche un volantinaggio. La data della prossima udienza è il 9 maggio alle 9 e 30, in tale occasione avverrà l'audizione degli imputati e dei testimoni citati dalla difesa. Invitiamo fin da ora ad essere presenti e a partecipare anche alla prossima udienza per ribadire che i veri criminali sono le agenzie interinali e i padroni assassini, sono i confederali complici e tutte le istituzioni compiacenti.
Rete
nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e sul territorio -nodo di Ravenna
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