Neonazi e mafia, il battesimo
a Milano con la sede di “Lealtà e azione”
I locali del movimento di estrema destra nello spazio
di proprietà di un costruttore vicino al clan De Stefano. La sua società fu
fondata da Paquale Guaglianone, condannato per banda armata e in contatto con
un emissario della cosca
Il tratto
finale è quello di viale Certosa. Via Pareto la incrocia in
diagonale. Strada stretta, alberi sui lati. Edilizia residenziale. Zona
tranquilla con il cimitero Maggiore a due passi. Lembo nord di Milano.
Dopodiché l’hinterland verso il costruendo sito dell’Expo. Qui, come
riporta il sito dell’Osservatorio democratico, nascerà a breve l’ultimo
avamposto dell’estrema destra. Tre vetrine all’angolo con via San
Brunone accoglieranno la sede di Lealtà e azione, sigla dietro la
quale opera il movimento degli Hammerskins, network internazionale
ispirato da idee neonaziste nato negli anni Ottanta dopo la scissione con il
Ku Klux Klan americano. Camerati, dunque. Ma non solo. Perché al battesimo
dei nuovi locali ci sarà anche un convitato di pietra: la ‘ndrangheta della
supercosca dei De Stefano-Tegano. Mafia e fascisti. Un mix fatto di
rapporti tra gli emissari dei boss calabresi e personaggi noti del
neofascismo milanese come Pasquale Guaglianone, ex tesoriere dei Nar
condannato per associazione sovversiva e banda armata. Questo il quadro. Dentro
al quale non pare certo un caso trovare il leader degli Hammer milanesi,
Domenico Bosa, che intrattiene rapporti di amicizia con narcotrafficanti
serbi legati al boss Pepè Flachi. Torniamo in via Pareto. Qui gli spazi
sono della Milasl srl. Il proprietario è il calabrese Michelangelo
Tibaldi che la controlla attraverso la Brick. Un risiko societario
riassunto in una nota della Banca d’Italia del 2013 per alcune
operazioni sospette. Il documento è messo agli atti dell’indagine calabrese
sull’ex tesoriere della Lega nord Francesco Belsito. Il nome di Tibaldi,
pur non iscritto nel registro degli indagati, compare in un’indagine della Procura
di Reggio Calabria. Si tratta del primo tempo sulle infiltrazioni mafiose
nella municipalizzata Multiservizi. Tra i soci privati compare la stessa
Brick di Tibaldi. L’organigramma è riassunto nel report della
commissione d’accesso che porterà allo scioglimento del comune di Reggio.
Secondo i commissari “Tibaldi favoriva il mafioso Santo Crucitti
attraverso l’intermediazione di Dominique Suraci“. L’affermazione si
fonda sugli atti dell’inchiesta Sistema che nel 2007 fotografa
l’ingresso della ‘ndrangheta nella Multiservizi. Obiettivo dei boss: ottenere
una convenzione tra la municipalizzata e la Finreggio, società
riconducibile allo stesso Crucitti. Il piano si compie grazie alla mediazione
dell’ex consigliere comunale Suraci che “sfrutta l’appoggio di Michelangelo
Tibaldi socio privato della società mista”. Nel 2013 Tibaldi finisce nelle
carte della seconda tranche dell’indagine su Belsito. L’accusa: concorso
esterno e riciclaggio. Con lui viene coinvolto anche Guaglianone.
Entrambi sono accusati di aver favorito gli interessi della cosca De Stefano.
E del resto già nel 2009, Guaglianone viene fotografato in compagnia di Paolo
Martino, referente del clan in Lombardia. La Procura ordina le
perquisizioni. Nel mirino la Miasl costituita nel marzo 2007 da
Guaglianone, dalla sorella dell’avvocato Bruno Mafrici (anche lui
indagato) e da Giorgio Laureandi, funzionario dell’Agenzia delle
entrate licenziato per corruzione e animatore del circolo di An Protagonismo
sociale. Nell’ottobre dello stesso anno la Miasl passa alla famiglia
Tibaldi anche se, ricordano gli analisti della Banca d’Italia,
Guaglianone ne resta amministratore fino al 2010. Il legame tra la srl e l’ex
Nar resta forte. A tal punto che fino al 2012 il figlio risulta delegato a
operare sul conto della società .
I rapporti
tra la Miasl e l’estrema destra risalgono al 2008, quando i locali di via
Pareto vengono affittati all’ex ultras dell’Inter Alessandro Todisco che
apre Il sogno di Rohan, negozio di oggettistica nazi. Nello stesso anno
si insedia il centro sociale Cuore nero, la cui prima sede in viale
Certosa viene incendiata nell’aprile 2007. L’esperienza dura poco. Cuore
nero, oltre ai locali, lascia 9mila euro di birre non pagate. Debito
saldato da un noto consigliere regionale del Pdl. Quindi la nuova
esperienza di Lealtà e azione, movimento nato nel 2011 e diventato, con
il tempo, il più numeroso della variegata galassia nera. Il suo leader
indiscusso è Giacomo Pedrazzoli arrestato nel 2004 per duplice tentato
omicidio dopo un blitz davanti al centro sociale Conchetta.
Da Il Fatto
Quotidiano del 28 febbraio 2014
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