lunedì 9 settembre 2013

pc 9 settembre - Ecco il piano della Fiat per Mirafiori

Con questo titolo il sole 24 ore non ci dice altro che nella sostanza prosegue la marcia di Marchionne per riorganizzare la Fiat attraverso l'attacco alle condizioni e ai diritti degli operai, il ricatto del fascismo padronale atraverso gli accordi separati, negazione della libera rappresentanza, gli operai ricattati come schiavi ad accettare il lavoro in qualsiasi condizioni: "Certo, non basterà il suv «Levante» a togliere dalle secche Mirafiori: nonostante la complessità delle lavorazioni richiederà maggiore intensità lavorativa pur in presenza di minori volumi di produzione. Lo sanno bene i sindacati e lo sa pure il Lingotto. ".Cosi come continua il servilismo di fim-uilm-ugl parte integrante del fascismo padronale e della inconsistenza della linea Fiom che punta sulla democrazia e sui tribunali per contrastare un fenomeno eversivo interpretato dal piano Marchionne, 


Ecco il piano della Fiat per Mirafiori

La Fiat non abbandona Mirafiori, anzi. Ci investe un miliardo di euro. Una scelta definita «un atto di coraggio contro il declino e un gesto di fiducia verso il futuro», spiegata nella lettera firmata da Sergio Marchionne e destinata «a tutte le persone dello stabilimento Mirafiori». Un atto di coraggio fatto a Pomigliano, aggiunge il top manager italo-canadese, a Grugliasco, Melfi e in Sevel: «Possiamo fare lo stesso anche a Mirafiori».

Il nodo sul futuro dello stabilimento simbolo del Lingotto, con una produzione al lumicino nel corso del 2013, si scioglie nell'incontro a Roma, ieri mattina, tra l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, i sindacati metalmeccanici e i confederali firmatari del contratto collettivo di lavoro Fiat. Fiom e Cgil esclusi, dunque. L'impegno è di poco meno di un miliardo di investimenti per l'avvio della produzione del suv della Maserati, «Levante», sul mercato nella prima parte del 2015, con l'assicurazione che un secondo modello arriverà, a data però da destinarsi.
Sergio Marchionne ha confermato che l'azienda «darà inizio immediatamente al piano di investimenti necessario ad assicurare il futuro produttivo ed occupazionale dello stabilimento di Mirafiori». Nel comunicato congiunto Fiat-sindacati, il contrato collettivo di lavoro in Fiat è definito come «uno strumento determinante per il rilancio qualitativo e produttivo degli stabilimenti Fiat in Italia. Anche grazie a una piena applicazione delle regole innovative dell'accordo è stato possibile portare gli stabilimenti italiani, come Pomigliano d'Arco, Grugliasco, Melfi e Sevel a un livello di eccellenza nel panorama automobilistico internazionale». Nonostante, come Marchionne dice nella lettera agli addetti Mirafiori, «la mancanza di certezze normative che si è creata a seguito della recente pronuncia della Consulta. Abbiamo invocato a lungo quelle certezze ma ci siamo resi conto che purtroppo non sembrano destinate ad arrivare in tempi brevi». Dunque, si va avanti lo stesso.
Certo, non basterà il suv «Levante» a togliere dalle secche Mirafiori: nonostante la complessità delle lavorazioni richiederà maggiore intensità lavorativa pur in presenza di minori volumi di produzione. Lo sanno bene i sindacati e lo sa pure il Lingotto. Tanto che anche di questo si è parlato nell'incontro di ieri, con le rappresentanze sindacali che hanno intascato l'impegno a definire, nei mesi prossimi, un secondo modello da produrre a Mirafiori. Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, ha parlato di una giornata importante «per i lavoratori di Mirafiori e di tutta la Fiat, frutto degli accordi e di positive relazioni sindacali». Luigi Angeletti, segretario della Uil, sottolinea che si tratta di un «ottimo risultato». La Fiom, pur giudicando «positivamente la decisione di investire a Mirafiori», aggiunge con Michele De Palma, responsabile Auto, che la scelta arriva con tre anni di ritardo.
Le risorse su Mirafiori rappresentano una boccata d'ossigeno anche per l'indotto, secondo Giovanni Centrella dell'Ugl. Gli accordi che reggono la contrattualistica in Fiat, ha aggiunto il segretario generale Fismic, Roberto Di Maulo, «sono considerati dalle parti il presidio che garantisce la permanenza industriale e occupazionale della Fiat in Italia». Non mancano i toni polemici all'indirizzo della Fiom. «La Fiom Cgil con i tribunali riporta i delegati Fiom negli stabilimenti, la Fim Cisl insieme agli altri sindacati, con i buoni accordi sindacali porta investimenti e lavoro», dice Giuseppe Farina, segretario Fim Cisl.
Dopo l'annuncio del rientro delle Rsa Fiom in Fiat, resta di fatto il nodo della spaccatura sul contratto aziendale. Nel comunicato congiunto diffuso alla fine dell'incontro, Fiat e sindacati rivolgono un appello alla Fiom-Cgil, «ad accettare le regole basilari della democrazia industriale, aderendo ad un contratto firmato dalle organizzazioni sindacali largamente maggioritarie in Fiat». Un appello a cui Maurizio Landini potrebbe rispondere oggi, nella conferenza stampa indetta a Torino. Nelle prossime ore la Fiat potrebbe comunicare ai sindacati la richiesta di un nuova cig per i 5.300 addetti delle Carrozzerie di Mirafiori: l'ipotesi è di un primo periodo di 12 mesi seguito da altri 12. È allo studio la possibilità di riunire in un unico ramo d'azienda le Officine Maserati di Grugliasco e il plant di Mirafiori.

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