La Fiat non abbandona Mirafiori, anzi.
Ci investe un miliardo di euro. Una scelta definita «un atto di
coraggio contro il declino e un gesto di fiducia verso il futuro»,
spiegata nella lettera firmata da Sergio Marchionne e destinata «a
tutte le persone dello stabilimento Mirafiori». Un atto di coraggio
fatto a Pomigliano, aggiunge il top manager italo-canadese, a
Grugliasco, Melfi e in Sevel: «Possiamo fare lo stesso anche a
Mirafiori».
Il nodo sul futuro dello stabilimento
simbolo del Lingotto, con una produzione al lumicino nel corso del
2013, si scioglie nell'incontro a Roma, ieri mattina, tra
l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, i sindacati
metalmeccanici e i confederali firmatari del contratto collettivo di
lavoro Fiat. Fiom e Cgil esclusi, dunque. L'impegno è di poco meno
di un miliardo di investimenti per l'avvio della produzione del suv
della Maserati, «Levante», sul mercato nella prima parte del 2015,
con l'assicurazione che un secondo modello arriverà, a data però da
destinarsi.
Sergio Marchionne ha confermato che
l'azienda «darà inizio immediatamente al piano di investimenti
necessario ad assicurare il futuro produttivo ed occupazionale dello
stabilimento di Mirafiori». Nel comunicato congiunto Fiat-sindacati,
il contrato collettivo di lavoro in Fiat è definito come «uno
strumento determinante per il rilancio qualitativo e produttivo degli
stabilimenti Fiat in Italia. Anche grazie a una piena applicazione
delle regole innovative dell'accordo è stato possibile portare gli
stabilimenti italiani, come Pomigliano d'Arco, Grugliasco, Melfi e
Sevel a un livello di eccellenza nel panorama automobilistico
internazionale». Nonostante, come Marchionne dice nella lettera agli
addetti Mirafiori, «la mancanza di certezze normative che si è
creata a seguito della recente pronuncia della Consulta. Abbiamo
invocato a lungo quelle certezze ma ci siamo resi conto che purtroppo
non sembrano destinate ad arrivare in tempi brevi». Dunque, si va
avanti lo stesso.
Certo, non basterà il suv «Levante»
a togliere dalle secche Mirafiori: nonostante la complessità delle
lavorazioni richiederà maggiore intensità lavorativa pur in
presenza di minori volumi di produzione. Lo sanno bene i sindacati e
lo sa pure il Lingotto. Tanto che anche di questo si è parlato
nell'incontro di ieri, con le rappresentanze sindacali che hanno
intascato l'impegno a definire, nei mesi prossimi, un secondo modello
da produrre a Mirafiori. Raffaele Bonanni, segretario generale della
Cisl, ha parlato di una giornata importante «per i lavoratori di
Mirafiori e di tutta la Fiat, frutto degli accordi e di positive
relazioni sindacali». Luigi Angeletti, segretario della Uil,
sottolinea che si tratta di un «ottimo risultato». La Fiom, pur
giudicando «positivamente la decisione di investire a Mirafiori»,
aggiunge con Michele De Palma, responsabile Auto, che la scelta
arriva con tre anni di ritardo.
Le risorse su Mirafiori rappresentano
una boccata d'ossigeno anche per l'indotto, secondo Giovanni
Centrella dell'Ugl. Gli accordi che reggono la contrattualistica in
Fiat, ha aggiunto il segretario generale Fismic, Roberto Di Maulo,
«sono considerati dalle parti il presidio che garantisce la
permanenza industriale e occupazionale della Fiat in Italia». Non
mancano i toni polemici all'indirizzo della Fiom. «La Fiom Cgil con
i tribunali riporta i delegati Fiom negli stabilimenti, la Fim Cisl
insieme agli altri sindacati, con i buoni accordi sindacali porta
investimenti e lavoro», dice Giuseppe Farina, segretario Fim Cisl.
Dopo l'annuncio del rientro delle Rsa
Fiom in Fiat, resta di fatto il nodo della spaccatura sul contratto
aziendale. Nel comunicato congiunto diffuso alla fine dell'incontro,
Fiat e sindacati rivolgono un appello alla Fiom-Cgil, «ad accettare
le regole basilari della democrazia industriale, aderendo ad un
contratto firmato dalle organizzazioni sindacali largamente
maggioritarie in Fiat». Un appello a cui Maurizio Landini potrebbe
rispondere oggi, nella conferenza stampa indetta a Torino. Nelle
prossime ore la Fiat potrebbe comunicare ai sindacati la richiesta di
un nuova cig per i 5.300 addetti delle Carrozzerie di Mirafiori:
l'ipotesi è di un primo periodo di 12 mesi seguito da altri 12. È
allo studio la possibilità di riunire in un unico ramo d'azienda le
Officine Maserati di Grugliasco e il plant di Mirafiori.
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