La violenza sessuale contro le donne non può essere "risolta" con l'inasprimento delle misure repressive e delle pene che peraltro come si legge nell'articolo sotto riportato sono veramente ridicole a fronte di una inaudita violenza che ha visto una giovanissima studentessa indiana stuprata, picchiata e abusata ferocemente su un autobus da un branco di uomini fino a essere uccisa.
Le misure repressive annunciate dal governo indiano dopo questa violenza che scatenò grandissime proteste in tante città, a cominciare da New Delhi, di migliaia di donne per molti versi sono rimaste e rimangono sulla carta. L'India è un paese dove tantissime donne, perfino bambine molto piccole, subiscono giornalmente violenza, in cui le donne nonostante le denunce alla forze di polizia molto spesso non vengono credute e anzi sono colpevolizzate per le violenze subite, in cui la condizione sociale di subalternità e inferiorità cui è soggetta la maggioranza delle donne che si concretizza in un'oppressione complessiva, di classe, di genere, religiosa, di casta...genera e diffonde quotidianamente a livello di massa sessismo, maschilismo che sfociano in molteplici casi di violenza, stupri, uccisioni in ogni ambito.
In India il governo al potere mentre lancia ipocrite misure repressive contro la violenza sulle donne nello stesso tempo legittima lo stupro come arma di guerra da parte delle forze militari governative contro le donne che si ribellano ad una condizione di vita pesantissima, in particolare contro le tantissime donne, compagne che lottano nella guerra popolare guidata dal Pcm dell'India che avanza da anni nel paese. Diverse di queste donne, compagne hanno fatto della violenza, stupri subiti la leva per ribellarsi.
Oggi costituiscono una parte importante della guerra rivoluzionaria lottando contro il governo, lo Stato indiano, contro un sistema sociale, vera causa di oppressione e violenza, non da mantenere ma da rovesciare per un vero cambiamento dando un'indicazione reale e concreta alla lotta delle donne nel mondo.
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http://it.euronews.com/2013/08/31/arriva-tra-le-proteste-in-india-la-prima-condanna-per-lo-stupro-di-gruppo-di-/
Arriva tra le proteste la prima condanna per lo stupro di gruppo di una ragazza avvenuto a dicembre a Nuova Delhi, un caso che ha portato l’attenzione del mondo sul trattamento delle donne in India. Un giovane di 18 anni è stato condannato a tre anni di carcere, pena massima per un minorenne, quale era quando fu commesso il reato.
Su queste basi la sua posizione è stata stralciata da quella degli altri cinque uomini accusati – uno dei quali morto suicida in carcere – che rischiano la pena di morte. “Non siamo soddisfatti di questo verdetto – ha detto la madre della vittima -. Vogliamo che sia impiccato perché il crimine che ha commesso è quello di un adulto, dunque la punizione dovrebbe essere quella di un adulto, non di un minorenne”.
La ragazza, 23 anni, fu stuprata più volte su un autobus a Nuova Delhi. Morì dopo due settimane a causa le violenze subite. Il caso ha suscitato indignazione in India e ha portato il governo a inasprire le leggi contro i crimini di stampo sessuale, senza però cedere alle richieste di portare l’età adulta da 18 a 16 anni.
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