domenica 8 settembre 2013

pc 8 settembre - LA CONTRADDIZIONE SESSUALE LEVA PODEROSA PER LA RIVOLUZIONE

La questione della contraddizione sessuale è oggi drammaticamente sotto gli occhi di tutti, essa si manifesta essenzialmente con e ha al centro l'accentuarsi della violenza sessuale contro le donne.
Questa guerra di bassa intensità contro le donne sul piano strategico è la punta di iceberg dell'inarrestabile accentuarsi del groviglio di contraddizioni di classe e sociali prodotte e in cui “precipita” questo sistema capitalista e che noi poniamo a ragione della rivoluzione come unica soluzione. Questa “guerra contro le donne” è diventata una delle manifestazioni più evidenti della dialettica barbarie o socialismo.
Ma proprio per questo la contraddizione sessuale da uno dei principali terreni di manifestazione dell'imbarbarimento, anche ideologico, umano, a cui è giunto il sistema capitalista/imperialista, deve diventare una leva poderosa della rivoluzione proletaria per rovesciare dalla terra al cielo questo sistema.

Già il movimento femminista nelle sue fasi alte di lotta (come negli anni ‘70) aveva svelato il ruolo fondante nel capitalismo dell’oppressione sessuale, la natura, quindi, maschilista e sessista della società e il ruolo della famiglia come cellula fondante la subalternità femminile. Ciò aveva già portato ad una rottura con la prassi riformista e revisionista di “emancipazione” in questo stesso sistema sociale, di cui faceva e fa parte il femminismo piccolo borghese, ma senza lotta radicale e di massa delle donne queste pratiche e idee ritornano, insieme ad altre più subdole e devianti.
 
In questi anni la condizione di oppressione delle donne, del 50% dell’umanità, è stata sempre più appesantita e resa insopportabile con forme nuove e ritorno di vecchie forme di sfruttamento e oppressione sessuale, con pesanti attacchi sia alle condizioni di vita che ideologici.
La società capitalista, nella sua fase finale, di crisi, produce una trasformazione anche soggettiva delle persone, per le fondamentali ragioni di classe ma con processi omogenei che toccano tutte le classi e che dato il dominio di classe si irradiano anche nel proletariato e nelle classi oppresse.
E la violenza sessuale contro le donne è fino in fondo espressione e manifestazione delle contraddizioni laceranti e irrisolvibili che vive questo sistema:
alla possibilità concreta di formazione di un’umanità ricca, corrisponde un’ignoranza diffusa, neo-analfabetismo, perfino la retrocessione dei livelli di intelligenza degli individui, la riduzione dell’umanità a soggetti chiusi, ottusi, sino a forme di neo-bestialismo dilagante. Alla possibilità di un’umanità padrona di sé, corrisponde lo sviluppo di una umanità inebetita, schiava di mode e di personaggi, di religioni, dei padri e padroni.
Alla possibilità di trattazione della contraddizione sessuale, con sviluppo qualitativo delle relazioni uomo-donna, di liberazione sessuale connessa al protagonismo delle donne, corrisponde invece una nuova e più aggressiva oppressione sessuale, che noi oggi sintetizziamo con l'espressione “gli uomini che odiano le donne”.

Quest'inevitabile declino, putrefazione del sistema capitalista era stato delineato da Marx:
“… Ai nostri giorni ogni cosa sembra portare in sé stessa la sua contraddizione.... le nuove fonti di ricchezza si trasformano per strana magia in fondi di miseria. Le conquiste della scienza sembrano ottenute a prezzo della loro stessa natura. Sembra che l'uomo nella misura in cui assoggetta la natura, si assoggetti ad altri uomini o alla propria abiezione. Persino la pura luce della scienza sembra poter risplendere soltanto sullo sfondo tenebroso dell'ignoranza. Tutte le nostre scoperte, tutto il nostro progresso sembrano far sì che le forze materiali acquistino vita spirituale e che la vita umana si riduca ad una forza materiale istupidita... (da Critica al programma di Gotha).


Tutto questo mostra che la violenza sessuale contro le donne, con gli stupri, i femminicidi ma anche con le forme più subdole, di molestie, discriminazioni sessuali, suicidi delle donne, ecc., è espressione non di residui di un sistema patriarcale – che pur sono presenti soprattutto nella sovrastruttura – ma della fase moderna, attuale del sistema capitalista; quindi non espressione del passato, di una fase arretrata, ma dello sviluppo di una società che per le sue stesse contraddizioni non può che generare marciume e morte, concezioni da moderno fascismo (con tutto il loro carico di maschilismo, sessismo, di odio “a prescindere” verso le donne in quanto donne), concezioni trasversali, presenti a “destra”, come a “sinistra”, tra la borghesia (dove le idee sono organiche alla realtà di classe) come in strati del proletariato e dei settori oppressi (dove avviene una separazione tra struttura di classe e sovrastruttura); come presenti, anche, tra alcune donne della borghesia.
Quindi, non di lotta al patriarcato si tratta, che inevitabilmente copre la realtà e che ha come risultato solo una lotta per eliminare gli aspetti patriarcali della società, conservandola (con il corrispettivo a livello di leggi, di interventi che, bene che vada, sono basati sull'idea di repressione, controllo delle manifestazioni più brutali e di messa sotto tutela delle donne; non dimenticando, d'altra parte che oggi una maggiore attenzione politica su femminicidi, stupri, stalking, viene usata anche come deviazione: quando c'è “grossa crisi” bisogna spostare l'attenzione...); ma di rivoluzione per rovesciare questo sistema sociale che non può che produrre solo intensificazione della violenza e oppressione delle donne – è chiaro che questo sistema utilizza tutte le armi, comprese le forme di patriarcalismo, ma non dobbiamo cadere nell'imbroglio, di scambiare per “arretrato” ciò che è “moderno”, pur presentandosi non come sviluppo ma come un “moderno medioevo”.
Nell'opuscolo “Uccisioni delle donne, oggi” abbiamo scritto: “Uomini che odiano le donne” parla “di uccisioni che avvengono nelle società capitaliste più avanzate... che mostrano il marciume di un imperialismo arrivato alla frutta, che non può portare nulla di progressivo, ma solo ad un moderno medioevo... Oggi c'è una sorta di “odio” verso le donne (come verso gli immigrati, gli omosessuali, ecc.) Questo odio tout court verso le donne, in quanto donne che pensano, che agiscono, che decidono è fascista. Questo odio fa alzare il tiro, mette in moto la violenza. “Gli uomini che odiano le donne” esprime l'immagine del sistema capitalista nella sua fase di crisi, di putrefazione imperialista, di un sistema che non ha più nulla di costruttivo, ma è solo distruzione”.

Ma, tornando all'inizio del discorso. Proprio perchè la contraddizione sessuale è uno dei principali terreni di manifestazione dello stadio del sistema capitalista, proprio perchè il cuore dell'oppressione delle donne è quello sessuale che mette a fuoco tutte le altre forme di oppressione che la maggioranza delle donne subisce, essa può e deve diventare uno dei principali terreni per mettere fine a questo sistema capitalista, una leva poderosa per la rivoluzione.
Una rivoluzione sicuramente di classe, che ha le ragioni nello scontro generale di classe proletariato/borghesia, ma, contro un discorso meccanicista, noi diciamo che la contraddizione di classe è la base ma essa non spiega tutto in maniera deterministica; occorre una rivoluzione radicale che non si fermi al rovesciamento dei rapporti di produzione, alle questioni economiche/politiche del potere del proletariato, ma che intacchi tutti gli aspetti strutturali e sovrastrutturali (questi ultimi i più resistenti e insidiosi, pericolosi – come la rivoluzione culturale proletaria in Cina negli anni 65/75 ci ha mostrato).
E come non vedere che questa dell'oppressione sessuale è uno degli aspetti più decisivi e con possibilità di permanenza? Per questo parliamo di “rivoluzione nella rivoluzione”, in cui il ruolo centrale, prima, durante e dopo, è costituito dalla doppia forza delle donne. La condizione di doppio sfruttamento e oppressione sessuale delle donne, da condizione di inferiorità, subordinazione, deve essere a base di una radicalità di lotta e di una determinazione rivoluzionaria delle donne per rompere non solo una catena, ma le doppie catene e tutte le catene del sistema sociale borghese.

Le donne, come è stato nei momenti alti del movimento di lotta, dal proprio personale non traggono una ragione di freno, di debolezza, ma semmai una ragione in più per fare questa rivoluzione; questa ragione in più la devono portare con forza dentro il movimento rivoluzionario, portando un contributo di critica ideologica, la necessità della lotta anche nel campo della sovrastruttura.
Ma oggi le donne possono e devono essere avanguardia - la “sinistra della sinistra” - anche nella battaglia per un partito comunista di tipo nuovo, realmente rivoluzionario, che ha nei suoi principi costitutivi, nella sua ideologia, nella sua politica e azione, nella sua organizzazione la centralità della questione e del ruolo delle donne. Anche su questo non vogliamo delegare.
Le donne possono e devono assumersi la responsabilità nella battaglia rivoluzionaria di essere una forza trainante della continua distruzione delle pratiche e idee borghesi, della lotta alla permanenza di tali idee, di rompere ogni aspetto di mistificazione, conciliazione, permanenza di concezioni e aspetti maschilisti, sessisti, ma anche le forme nuove che in mancanza di lotta continuamente si riproducono anche nel movimento e nel partito rivoluzionario. L'esperienza passata con le sue lezioni positive e negative, così come le rivoluzioni, guerre popolari in corso, soprattutto oggi in India, dimostrano ancora una volta che i grandi cambiamenti sociali sono impossibili senza il fermento delle donne e che l’esito della rivoluzione dipende dal grado di partecipazione delle donne.

MC

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