La
questione della contraddizione sessuale è oggi drammaticamente sotto
gli occhi di tutti, essa si manifesta essenzialmente con e ha al
centro l'accentuarsi della violenza sessuale contro le donne.
Questa
guerra di bassa intensità contro le donne sul piano strategico è la
punta di iceberg dell'inarrestabile accentuarsi del groviglio di
contraddizioni di classe e sociali prodotte e in cui “precipita”
questo sistema capitalista e che noi poniamo a ragione della
rivoluzione come unica soluzione. Questa “guerra contro le donne”
è diventata una delle manifestazioni più evidenti della dialettica
barbarie o socialismo.
Ma
proprio per questo la contraddizione sessuale da uno dei principali
terreni di manifestazione dell'imbarbarimento, anche ideologico,
umano, a cui è giunto il sistema capitalista/imperialista, deve
diventare una leva poderosa della rivoluzione proletaria per
rovesciare dalla terra al cielo questo sistema.
Già
il movimento femminista nelle sue fasi alte di lotta (come negli anni ‘70) aveva svelato il ruolo
fondante nel capitalismo dell’oppressione sessuale, la natura,
quindi, maschilista e sessista della società e il ruolo della
famiglia come cellula fondante la subalternità femminile. Ciò aveva
già portato ad una rottura con la prassi riformista e revisionista
di “emancipazione” in questo stesso sistema sociale, di cui
faceva e fa parte il femminismo piccolo borghese, ma senza lotta radicale e di massa delle donne queste pratiche e idee ritornano, insieme ad altre più subdole e devianti.
In questi anni la
condizione di oppressione delle donne, del 50% dell’umanità, è
stata sempre più appesantita e resa insopportabile con forme nuove e
ritorno di vecchie forme di sfruttamento e oppressione sessuale, con
pesanti attacchi sia alle condizioni di vita che ideologici.
La
società capitalista, nella sua fase finale, di crisi, produce una
trasformazione anche soggettiva delle persone, per le fondamentali
ragioni di classe ma con processi omogenei che toccano tutte le
classi e che dato il dominio di classe si irradiano anche nel
proletariato e nelle classi oppresse.
E
la violenza sessuale contro le donne è fino in fondo espressione e
manifestazione delle contraddizioni laceranti e irrisolvibili che
vive questo sistema:
alla
possibilità concreta di formazione di un’umanità ricca,
corrisponde un’ignoranza diffusa, neo-analfabetismo, perfino la
retrocessione dei livelli di intelligenza degli individui, la
riduzione dell’umanità a soggetti chiusi, ottusi, sino a forme di
neo-bestialismo dilagante. Alla
possibilità di un’umanità padrona di sé, corrisponde lo sviluppo
di una umanità inebetita, schiava di mode e di personaggi, di
religioni, dei padri e padroni.
Alla
possibilità di trattazione della contraddizione sessuale, con
sviluppo qualitativo delle relazioni uomo-donna, di liberazione
sessuale connessa al protagonismo delle donne, corrisponde invece una
nuova e più aggressiva oppressione sessuale, che noi oggi
sintetizziamo con l'espressione “gli uomini che odiano le donne”.
Quest'inevitabile
declino, putrefazione del sistema capitalista era stato delineato da
Marx:
“… Ai
nostri giorni ogni cosa sembra portare in sé stessa la sua
contraddizione.... le nuove fonti di ricchezza si trasformano per
strana magia in fondi di miseria. Le conquiste della scienza sembrano
ottenute a prezzo della loro stessa natura. Sembra che l'uomo nella
misura in cui assoggetta la natura, si assoggetti ad altri uomini o
alla propria abiezione. Persino la pura luce della scienza sembra
poter risplendere soltanto sullo sfondo tenebroso dell'ignoranza.
Tutte le nostre scoperte, tutto il nostro progresso sembrano far sì
che le forze materiali acquistino vita spirituale e che la vita umana
si riduca ad una forza materiale istupidita... (da
Critica al programma di Gotha).
Tutto
questo mostra che la violenza sessuale contro le donne, con
gli stupri, i femminicidi ma anche con le forme più subdole, di
molestie, discriminazioni sessuali, suicidi delle donne, ecc., è
espressione non di residui di un sistema patriarcale – che pur sono
presenti soprattutto nella sovrastruttura – ma della fase moderna,
attuale del sistema capitalista; quindi non espressione del
passato, di una fase arretrata, ma dello sviluppo di una società che
per le sue stesse contraddizioni non può che generare marciume e
morte, concezioni da moderno fascismo (con tutto il loro carico di
maschilismo, sessismo, di odio “a prescindere” verso le donne in
quanto donne), concezioni trasversali, presenti a “destra”, come
a “sinistra”, tra la borghesia (dove le idee sono organiche alla
realtà di classe) come in strati del proletariato e dei settori
oppressi (dove avviene una separazione tra struttura di classe e
sovrastruttura); come presenti, anche, tra alcune donne della
borghesia.
Quindi,
non di lotta al patriarcato si tratta, che inevitabilmente copre la
realtà e che ha come risultato solo una lotta per eliminare gli
aspetti patriarcali della società, conservandola (con il
corrispettivo a livello di leggi, di interventi che, bene che vada,
sono basati sull'idea di repressione, controllo delle manifestazioni
più brutali e di messa sotto tutela delle donne; non dimenticando,
d'altra parte che oggi una maggiore attenzione politica su
femminicidi, stupri, stalking, viene usata anche come deviazione:
quando c'è “grossa crisi” bisogna spostare l'attenzione...); ma
di rivoluzione per rovesciare questo sistema sociale che non può che
produrre solo intensificazione della violenza e oppressione delle
donne – è chiaro che questo sistema utilizza tutte le armi,
comprese le forme di patriarcalismo, ma non dobbiamo cadere
nell'imbroglio, di scambiare per “arretrato” ciò che è
“moderno”, pur presentandosi non come sviluppo ma come un
“moderno medioevo”.
Nell'opuscolo
“Uccisioni delle donne, oggi” abbiamo scritto: “Uomini che
odiano le donne” parla “di uccisioni che avvengono nelle società
capitaliste più avanzate... che mostrano il marciume di un
imperialismo arrivato alla frutta, che non può portare nulla di
progressivo, ma solo ad un moderno medioevo... Oggi c'è una sorta di
“odio” verso le donne (come verso gli immigrati, gli omosessuali,
ecc.) Questo odio tout court verso le donne, in quanto donne che
pensano, che agiscono, che decidono è fascista. Questo odio fa
alzare il tiro, mette in moto la violenza. “Gli uomini che odiano
le donne” esprime l'immagine del sistema capitalista nella sua fase
di crisi, di putrefazione imperialista, di un sistema che non ha più
nulla di costruttivo, ma è solo distruzione”.
Ma,
tornando all'inizio del discorso. Proprio perchè la contraddizione
sessuale è uno dei principali terreni di manifestazione dello stadio
del sistema capitalista, proprio perchè il cuore dell'oppressione
delle donne è quello sessuale che mette a fuoco tutte le altre forme
di oppressione che la maggioranza delle donne subisce, essa può e
deve diventare uno dei principali terreni per mettere fine a questo
sistema capitalista, una leva poderosa per la rivoluzione.
Una
rivoluzione sicuramente di classe, che ha le ragioni nello scontro
generale di classe proletariato/borghesia, ma, contro un discorso
meccanicista, noi diciamo che la contraddizione di classe è la base
ma essa non spiega tutto in maniera deterministica; occorre una
rivoluzione radicale che non si fermi al rovesciamento dei rapporti
di produzione, alle questioni economiche/politiche del potere del
proletariato, ma che intacchi tutti gli aspetti strutturali e
sovrastrutturali (questi ultimi i più resistenti e insidiosi,
pericolosi – come la rivoluzione culturale proletaria in Cina negli
anni 65/75 ci ha mostrato).
E
come non vedere che questa dell'oppressione sessuale è uno degli
aspetti più decisivi e con possibilità di permanenza? Per
questo parliamo di “rivoluzione nella rivoluzione”, in cui il
ruolo centrale, prima, durante e dopo, è costituito dalla doppia
forza delle donne. La
condizione di doppio sfruttamento e oppressione sessuale delle donne,
da condizione di inferiorità, subordinazione, deve essere a base di
una radicalità di lotta e di una determinazione rivoluzionaria delle
donne per rompere non solo una catena, ma le doppie catene e tutte le
catene del sistema sociale borghese.
Le
donne, come è stato nei momenti alti del movimento di lotta, dal
proprio personale non traggono una ragione di freno, di debolezza, ma
semmai una ragione in più per fare questa rivoluzione; questa
ragione in più la devono portare con forza dentro il movimento
rivoluzionario, portando un contributo di critica ideologica, la
necessità della lotta anche nel campo della sovrastruttura.
Ma
oggi le donne possono e devono essere avanguardia - la “sinistra
della sinistra” - anche nella battaglia per un partito comunista di
tipo nuovo, realmente rivoluzionario, che ha nei suoi principi
costitutivi, nella sua ideologia, nella sua politica e azione, nella
sua organizzazione la centralità della questione e del ruolo delle
donne. Anche su questo non vogliamo delegare.
Le
donne possono e devono assumersi la responsabilità nella battaglia
rivoluzionaria di essere una forza trainante della continua
distruzione delle pratiche e idee borghesi, della lotta alla
permanenza di tali idee, di rompere ogni aspetto di mistificazione,
conciliazione, permanenza di concezioni e aspetti maschilisti,
sessisti, ma anche le forme nuove che in mancanza di lotta
continuamente si riproducono anche nel movimento e nel partito
rivoluzionario. L'esperienza passata con le sue lezioni positive e
negative, così come le rivoluzioni, guerre popolari in corso, soprattutto
oggi in India, dimostrano ancora una volta che i grandi cambiamenti
sociali sono impossibili senza il fermento delle donne e che l’esito
della rivoluzione dipende dal grado di partecipazione delle donne.
MC
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