Sono
passati quasi dodici anni dai giorni del G8 di Genova; in quei frangenti venne
sospesa la democrazia, fu ammazzato - non si saprà mai veramente da chi - un
ragazzo, furono massacrate centinaia di persone da poliziotti invasati coperti
(se non mandati) dai loro diretti superiori, fu attuata una rete di depistaggi
senza precedenti: insomma, un campionario vasto di azioni illegali messe in
essere da chi invece avrebbe dovuto far rispettare la legge.
In questi giorni, i quattro più alti in grado dirigenti delle operazioni sul campo di quei giorni - Spartaco Mortola, Pietro Troiani, Giovanni Luperi, e Francesco Grattieri - stanno sostenendo i colloqui con il Magistrato di sorveglianza, che dovrà decidere (lo farà entro dicembre) come far scontare loro i residui di pena, otto mesi ai primi due e un anno per gli altri: se in carcere, agli arresti domiciliari, o in affidamento ai servizi sociali.
Quanto trapela dalle aule giudiziarie è che il Magistrato in questione sembra aver trovato un sistema perché lorsignori possano essere trattati da privilegiati, evitando le misure di custodia: basterebbe semplicemente che scrivessero una lettera di pentimento per il loro comportamento, e che cominciassero a risarcire i danni alle parti civili.
A chi scrive appare un tantino tardi per tutte e due le cose: le provvisionali dei risarcimenti avrebbero dovuto essere immediatamente esecutive - invece sono passati, vergognosamente, oltre due lustri e le vittime della 'macelleria messicana' stanno ancora aspettando - mentre delle scuse, tardive e certamente non spontanee, non credo che chi ha subito trattamenti torturatori se ne possa fare qualcosa.
Infine - dopo un così lungo periodo - sarebbe il caso di fare luce su quello che fu il ruolo, in quei giorni, del presidente della Camera dei Deputati, il fascista Gianfranco Fini; ora che non è più nessuno, politicamente parlando, deve essere chiamato a rispondere, come privato cittadino, del suo operato: se del caso anche finendo in galera.
In questi giorni, i quattro più alti in grado dirigenti delle operazioni sul campo di quei giorni - Spartaco Mortola, Pietro Troiani, Giovanni Luperi, e Francesco Grattieri - stanno sostenendo i colloqui con il Magistrato di sorveglianza, che dovrà decidere (lo farà entro dicembre) come far scontare loro i residui di pena, otto mesi ai primi due e un anno per gli altri: se in carcere, agli arresti domiciliari, o in affidamento ai servizi sociali.
Quanto trapela dalle aule giudiziarie è che il Magistrato in questione sembra aver trovato un sistema perché lorsignori possano essere trattati da privilegiati, evitando le misure di custodia: basterebbe semplicemente che scrivessero una lettera di pentimento per il loro comportamento, e che cominciassero a risarcire i danni alle parti civili.
A chi scrive appare un tantino tardi per tutte e due le cose: le provvisionali dei risarcimenti avrebbero dovuto essere immediatamente esecutive - invece sono passati, vergognosamente, oltre due lustri e le vittime della 'macelleria messicana' stanno ancora aspettando - mentre delle scuse, tardive e certamente non spontanee, non credo che chi ha subito trattamenti torturatori se ne possa fare qualcosa.
Infine - dopo un così lungo periodo - sarebbe il caso di fare luce su quello che fu il ruolo, in quei giorni, del presidente della Camera dei Deputati, il fascista Gianfranco Fini; ora che non è più nessuno, politicamente parlando, deve essere chiamato a rispondere, come privato cittadino, del suo operato: se del caso anche finendo in galera.
Genova,
11 aprile 2013
Stefano
Ghio - Proletari Comunisti Genova
http://pennatagliente.wordpress.com
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