sabato 13 aprile 2013

pc 12 aprile - Squinzi ai sindacati: «Tempo degli scontri finito, seguire il modello tedesco»


la situazione economica dal sole24ore

La crisi è sempre più pesante ed è finito ormai il tempo degli scontri tra le parti sociali che hanno invece la «responsabilità storica» di mettere fine alle incomprensioni e «remare nella stessa direzione». Lo ha sottolineato il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, nel corso di un dibattito all'ambasciata tedesca. «È finito - ha detto Squinzi - il tempo degli scontri, dei confronti e delle incomprensioni. Bisogna andare tutti nella stessa direzione, è una responsabilità storica». 
«Dobbiamo sederci - ha aggiunto Squinzi - in vista anche dell'incontro con i leader dei sindacati confederali al convegno biennale di Confindustria sabato a Torino, e cercare di trovare soluzioni condivise. Il modello tedesco può essere una direzione da seguire ma dobbiamo muoverci».
«Siamo in una tempesta perfetta - ha proseguito il presidente di Confindustria - e siamo tutti nella stessa barca e dobbiamo remare tutti nella stessa direzione. Il momento è tale che dobbiamo dare prova di grande responsabilità».

Squinzi: non c'è tempo per tornare al voto. L'economia reale non può attendere ulteriori traccheggiamenti

Non ci sono i tempi per nuove elezioni in autunno. L'Italia potrebbe cadere nuovamente vittima della speculazione. Lo ha sottolineato il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, intervenuto a Radio Anch'io su Rai Radio1. «Non tocca a me indicare quale tipo di governo sia migliore. La serietà del momento è tale che pensiamo a un governo di uomini di buona volontà che vogliano vedere uscire il Paese dalle sabbie mobili in cui si è impantanato», ha detto Squinzi. «Non credo - ha aggiunto - che un ritardo all'autunno metta tranquilla la speculazione internazionale che tornerà ad accanirsi. Non abbiamo i tempi per aspettare indenni fino all'autunno».
«L'economia reale è a un punto tale che non può attendere ulteriori traccheggiamenti», ha aggiunto Squinzi. «Bisogna intervenire subito, e mettere in cantiere provvedimenti che possano dare un segnale di un cambiamento di tendenza perché la situazione economica del Paese è veramente pesante, le aziende chiudono, la disoccupazione cresce».
Nel corso del programma, Squinzi ha risposto anche sui timori espressi dall'Unione europea sulla tenuta del sistema industriale italiano, che il presidente di Confindustria giudica «esagerati»: «È un giudizio che non condivido, credo che da Bruxelles ci sia una prevenzione nei nostri confronti. Siamo il secondo paese manifatturiero al mondo in termini di valore aggiunti procapite. Tutti i paesi rallentano, anche la Germania».

Crisi, Regina (Confindustria): perdiamo 40 imprese al giorno, serve terapia d'urto

Quaranta aziende al giorno chiudono. «L'economia italiana é stagnante e sprofondata in una delle crisi più acute della sua storia, basti pensare che la produzione industriale dal 2007 ad oggi é scesa del 25 per cento, abbiamo perso 70mila imprese manifatturiere dal 1997». Il vicepresidente di Confindustria Aurelio Regina ai microfoni de "L'Economia prima di tutto" su Radio1 Rai lancia l'allarme: «La crisi si riacutizza, perdiamo 40 aziende al giorno, davanti a questa situazione serve una terapia d'urto che riduca il cuneo fiscale, sul costo del lavoro, liberi dei costi eccessivi il monde delle imprese e si riprenda immediatamente una via di crescita e sviluppo». Oggi e domani il convegno delle Pmi a Torino.
«Decreto Pa, provvedimento utile ma non risolutivo» 
Regina ricorda che il decreto sui pagamenti della pubblica amministrazione è «utile ma non risolutivo» poiché le imprese sono al «collasso». «È già singolare che bisogna emettere un decreto legge per pagare i debiti - afferma Regina - noi crediamo che sia un intervento importante e utile grazie al Capo dello stato e alla Commissione europea. Tuttavia è solo un primo passo, davanti a 100 miliardi di euro di crediti, operare con 40 in due anni non è abbastanza risolutivo». «Nel decreto - osserva ancora il vicepresidente di Confindustria - permangono procedure molto complesse ed è previsto un processo di coordinamento tra stato ed enti locali che non si preannuncia facile e tutto questo rischia di rallentare fortemente il processo di liquiidazione, limitando l'incisività del provvedimento. Noi chiediamo flussi costanti, regolari e molto forti in questa prima fase, perché il tema della liquidità diventerà ancora più urgente quando ad aprile le piccole imprese chiuderanno i bilanci, e ci si renderà conto che i loro bilanci 2012 sono molto negativi e questo cambierà ancora una volta i parametri per laccesso al credito bancario».


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