Prima
Cgil, Cisl, Uilm hanno dato a padron Nerino Grassi mani e altre parti
del corpo e ora si lamentano che la Golden Lady vuole tutto?
A
luglio, ad accertamenti in corso da parte di tutti gli ispettorati
del lavoro che constatavano finalmente che non di contratti truffa di
associazione in partecipazione si trattava ma di rapporti di lavoro
subordinati e che quindi la Golden Lady doveva regolarizzare le 1200
lavoratrici con tutti i diritti retributivi e normativi contrattuali,
i sindacati confederali firmano un accordo vergognoso che concede un
anno di tempo a Grassi rimandando a luglio 2013, neanche l'automatica
regolarizzazione di tutte, ma la “verifica” caso per caso della
trasformazione del contratto.
Ora
che Nerino Grassi forte anche di questo regalo, va avanti e comincia
a licenziare, in modo che a luglio 2013 saranno meno rapporti da
regolarizzare, cgil, cisl e uil, gridano al “tradimento
dell'accordo”...
Ma
cosa si aspettavano? Dopo che l'accordo (in deroga alla stessa legge)
ha dato un anno di tempo a Grassi per “riorganizzare la struttura
del lavoro”. E lui, la sta riorganizzando eccome!
Chi
oggi alza la voce contro questi primi licenziamenti è il massimo
dell’ipocrita ed è fino in fondo complice dei licenziamenti!
Ma
anche il Ministero del Lavoro (leggi Fornero), che parla di limitare
fortemente i contratti di associazione in partecipazione, sta
aiutando anch'esso alla grande la Golden Lady. Prima ha inviato gli
ispettori, poi li ha bloccati, rinviando per tre volte la decisione
se proseguire con i provvedimenti o meno, e ora silenzio- per non
disturbare il manovratore (Grassi).
In
realtà le verifiche ispettive hanno accertato che le prestazioni di
lavoro delle lavoratrici dei negozi Golden Lady sono quasi più
subordinate dei rapporti dipendenti:
le
lavoratrici dovendo osservare rigorose e tassative disposizioni
aziendali, pure sulle minime operazioni, tipo disporre i capi negli
scaffali; sono soggette ad un controllo periodico pure sulla presenza
e osservanza dell’orario di lavoro, ma anche ad un ulteriore
controllo attraverso dei falsi “clienti” che in realtà hanno il
compito di controllare la presenza delle lavoratrici, il loro
comportamento con la clientela, come vendono, pure se sorridono ai
clienti; sono obbligate a vestire una divisa stabilita dall’azienda;
la prestazione lavorativa è inserita pienamente nel contesto
dell’organizzazione aziendale, senza alcuna possibilità per le
lavoratrici di ingerenza nella gestione dell’azienda; le
lavoratrici devono osservare orari e turni di lavoro; in caso di
assenza, anche per un breve periodo, le lavoratrici sono obbligate ad
avvisare l’azienda e in caso di ricovero devono esibire il
certificato dell’ospedale; la retribuzione corrisposta è in misura
fissa e predeterminata e l’importo varia solo rispetto ai compiti
delle lavoratrici e non agli utili aziendali; le lavoratrici
formalmente ricevono il rendiconto dell’esercizio annuale previsto
dai contratti di associazione in partecipazione ma non hanno
possibilità di controllare le varie voci; le lavoratrici non hanno
affatto accettato loro il contratto di associazione in
partecipazione, ma è stato imposto dall’azienda come unica
possibilità.
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