domenica 11 novembre 2012

pc 11 novembre - LICENZIAMENTI GOLDEN LADY: MA LE OO.SS. SONO SCEME O CI FANNO?

Prima Cgil, Cisl, Uilm hanno dato a padron Nerino Grassi mani e altre parti del corpo e ora si lamentano che la Golden Lady vuole tutto?
A luglio, ad accertamenti in corso da parte di tutti gli ispettorati del lavoro che constatavano finalmente che non di contratti truffa di associazione in partecipazione si trattava ma di rapporti di lavoro subordinati e che quindi la Golden Lady doveva regolarizzare le 1200 lavoratrici con tutti i diritti retributivi e normativi contrattuali, i sindacati confederali firmano un accordo vergognoso che concede un anno di tempo a Grassi rimandando a luglio 2013, neanche l'automatica regolarizzazione di tutte, ma la “verifica” caso per caso della trasformazione del contratto.
Ora che Nerino Grassi forte anche di questo regalo, va avanti e comincia a licenziare, in modo che a luglio 2013 saranno meno rapporti da regolarizzare, cgil, cisl e uil, gridano al “tradimento dell'accordo”...
Ma cosa si aspettavano? Dopo che l'accordo (in deroga alla stessa legge) ha dato un anno di tempo a Grassi per “riorganizzare la struttura del lavoro”. E lui, la sta riorganizzando eccome!
Chi oggi alza la voce contro questi primi licenziamenti è il massimo dell’ipocrita ed è fino in fondo complice dei licenziamenti!

Ma anche il Ministero del Lavoro (leggi Fornero), che parla di limitare fortemente i contratti di associazione in partecipazione, sta aiutando anch'esso alla grande la Golden Lady. Prima ha inviato gli ispettori, poi li ha bloccati, rinviando per tre volte la decisione se proseguire con i provvedimenti o meno, e ora silenzio- per non disturbare il manovratore (Grassi).
In realtà le verifiche ispettive hanno accertato che le prestazioni di lavoro delle lavoratrici dei negozi Golden Lady sono quasi più subordinate dei rapporti dipendenti:
le lavoratrici dovendo osservare rigorose e tassative disposizioni aziendali, pure sulle minime operazioni, tipo disporre i capi negli scaffali; sono soggette ad un controllo periodico pure sulla presenza e osservanza dell’orario di lavoro, ma anche ad un ulteriore controllo attraverso dei falsi “clienti” che in realtà hanno il compito di controllare la presenza delle lavoratrici, il loro comportamento con la clientela, come vendono, pure se sorridono ai clienti; sono obbligate a vestire una divisa stabilita dall’azienda; la prestazione lavorativa è inserita pienamente nel contesto dell’organizzazione aziendale, senza alcuna possibilità per le lavoratrici di ingerenza nella gestione dell’azienda; le lavoratrici devono osservare orari e turni di lavoro; in caso di assenza, anche per un breve periodo, le lavoratrici sono obbligate ad avvisare l’azienda e in caso di ricovero devono esibire il certificato dell’ospedale; la retribuzione corrisposta è in misura fissa e predeterminata e l’importo varia solo rispetto ai compiti delle lavoratrici e non agli utili aziendali; le lavoratrici formalmente ricevono il rendiconto dell’esercizio annuale previsto dai contratti di associazione in partecipazione ma non hanno possibilità di controllare le varie voci; le lavoratrici non hanno affatto accettato loro il contratto di associazione in partecipazione, ma è stato imposto dall’azienda come unica possibilità.

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