lunedì 12 novembre 2012

pc 12 novembre - Sindacati e Padroni continuano a "trattare" sulla Produttività, ovvero come fare più profitti togliendo tutti i diritti agli operai... e Monti aspetta la firma!


Continuano quasi quotidianamente sia in maniera aperta che sotterranea gli incontri tra padroni, governo e sindacati, su quella che il sole 24 ore chiama “trattativa tra le parti sociali sulla produttività”.
Abbiamo già detto: ma quale trattativa? In una trattativa le parti si accordano per ottenere dei vantaggi reciproci. E quali vantaggi ne trarrebbero gli operai e i lavoratori italiani in questa trattativa? Nessuno. Anzi. Solo svantaggi. Ma usare la parola trattativa serve a confondere le idee dei lavoratori... e da oggi si ricomincia.

Riepiloghiamo le “posizioni” delle “parti” prima della firma finale con le parole dei protagonisti riportate dai quotidiani di questi giorni mentre Monti si aspetta la firma: “Nei prossimi giorni ci sarà un risultato, spero unitario e importante, del negoziato tra le parti sociali per accrescere la produttività” e a lui si aggiunge il ministro dello Sviluppo Passera che spera in una “soluzione condivisa, di altro livello, che porterebbe molta credibilità al Paese”. La “credibilità” di cui parla il ministro e viene ripetuta fino allo sfinimento da tutti quelli che sostengono questo governo, è quella dei “mercati” e cioè dei capitalisti industriali e finanziari nazionali e internazionali che potrebbero investire i soldi in maniera più sicura e in maniera più sicura fare più profitti.

- La Cgil della Camusso dice ancora: «Non bisogna mai interrompere la ricerca di soluzioni, ma siamo molto lontani da un'intesa». (Quanto lontano lo dicono più sotto Bonanni e Angeletti.) E avverte: «Un accordo separato sulla produttività non conviene a nessuno, neanche alle imprese». La Camusso non riesce proprio a non vedere l’interesse delle imprese! E se ne deve occupare, magari un po' seccata, lei!
Nel merito, secondo la leader della Cgil, il testo delle imprese «accoglie un principio chiesto dal governo, l'idea di riduzione dei salari contrattuali nazionali, attraverso lo schema per cui una parte va al secondo livello, facendo finta che tutto il Paese abbia i due livelli di contrattazione». Uno o due livelli la Camusso fa finta di non ricordare a cosa ha portato la cancellazione di fatto della contrattazione nazionale, di primo livello, (da anni tutti i contratti non fanno che peggiorare le condizioni dei lavoratori, sia dal punto di vista lavorativo che salariale, e lo si vede anche in quelli che vengono firmati in questi giorni). E aggiunge sfacciatamente: «non possiamo ridurre la funzione di tutela del contratto nazionale» ci si aspetterebbe allora la disdetta dell’accordo del 28 giugno che abolisce di fatto il contratto nazionale. E invece no.

- La Cisl di Bonanni è furiosa contro la Camusso: «la Cgil racconta bufale, fa una cortina fumogena per coprire altre motivazioni». Quali sono queste altre motivazioni? Da buon “uomo di panza” non lo dice.
Bonanni sottolinea come sulla produttività «le imprese hanno adottato un documento che il 17 ottobre era stato concordato da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria», quindi «sarebbe clamoroso se qualcuno volesse tirarsi indietro». Addirittura “sarebbe clamoroso”!
Il numero uno della Cisl contesta l'interpretazione della Cgil, secondo cui l'accordo riduce i salari perché «la dinamica delle retribuzioni continua ad essere regolata con i principi vigenti, cioè dall'indice Ipca» [Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato per i paesi dell’Unione] che già dal nome si capisce che è una fregatura e in realtà non permette di recuperare proprio un bel niente. In più nel documento «si esplicita che i contratti in discussione vanno conclusi entro le scadenze, la gran parte a fine anno». Bonanni annuncia che il riferimento al superamento degli automatismi contenuto nella prima versione del testo «non c'è più» nella versione finale, e conclude: «Non capisco per quale motivo si fanno discussioni su problemi che non ci sono». Bonanni i problemi dei lavoratori non li vede più da decenni!

- La Uil di Angeletti dice: "Leggete il testo - spiega Angeletti ai giornalisti a margine del quinto forum dei giovani imprenditori di Confcommercio a Venezia - si tratta di temi già visti 10,20 volte, è la stessa proposta che la Cgil aveva scritto a ottobre, nel merito non cambierà nulla, forse servirà solo a farsi dare dal Governo i soldi previsti per gli sgravi dei salari di produttività".
«Noi non lavoriamo per un accordo separato - afferma Paolo Pirani (Uil)- ci auguriamo che si possa ricompattare il fronte sindacale e imprenditoriale, visto che ci troviamo di fronte a un governo che sta facendo pochissimo per la crescita e sta causando problemi al Paese».

Quindi ancora una volta per chi fosse duro d'orecchi, la Uil vuole un fronte unito con i padroni “contro” il governo, perché addirittura «con l'accordo si rovescia lo schema iniziale del governo, secondo cui il problema della produttività è solo delle parti sociali. Noi ci assumiamo le nostre responsabilità, ma il governo deve fare altrettanto detassando in maniera strutturale il salario di produttività».

La fretta che hanno questi signori che parlano di responsabilità a nome degli operai riguarda la temuta “rappresaglia” minacciata dalla Fornero rispetto al miliardo e 600 milioni di euro che il governo si appresta a dare ai padroni, ma solo una volta “fatto il compito a casa” dell'accordo con i sindacati sulla produttività!

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