giovedì 15 novembre 2012

pc 15 novembre - SULLA DISERZIONE DEL COMITATO LIBERI E PENSANTI DELLA MANIFESTAZIONE DI SABATO 10 NOV. DEGLI OPERAI DEL MOF-ILVA

La diserzione alla manifestazione di sabato scorso, sia come Comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti, sia a titolo individuale (come in un primo momento avevano detto) dei suoi maggiori esponenti, degli operai Ilva del Comitato, è stato in sè un fatto grave ma nello stesso lampante della linea e ideologia antifabbrica, anti classe operaia che caratterizza il Comitato fin dall'inizio. Questa diserzione, influenzando e spingendo alla non presenza anche aree di persone ambientaliste e alcune realtà dell'ambientalismo cittadino che comunque stavano nelle mobilitazioni del Comitato liberi e pensanti, ultima la manifestazione-corteo ai Tamburi, è diventata un vero e proprio boicottaggio - rotto positivamente solo dalla presenza del Comitato Donne per Taranto - di una manifestazione che di fatto aveva al centro comunque, anche come effettivi protagonisti, e organizzatori (insieme chiaramente all'Usb che ci ha voluto mettere un suo peso e visibilità da 90, eccessivamente soverchiante) gli operai del Mof, il loro sciopero e presidio che durava dal martedì 30 ottobre, giorno della morte di Claudio Marsella; uno sciopero lungo e compatto che dopo tantissimi anni è stata una vera novità in Ilva e una importante rottura rispetto ai precedenti scioperi, organizzati da capi o dai sindacati aziendalisti.
Al di là di come la vogliono presentare il Comitato e i suoi esponenti, i Ranieri, i Battista, ecc., essi si sono schierati non al fianco degli operai del Mof, ma contro, facendo sì che una manifestazione che poteva essere di 3000 e più persone è stata di circa 700. Per stare con gli operai del Mof non basta certo una visita al presidio, nè la raccolta di fondi, ma serviva e serve lo schieramento nella lotta, mettendoci chiara la "propria faccia"; tanto più in una situazione di voluto isolamento/contrasto verso questa lotta da parte di sindacati confederali, di Istituzioni, di mass media soprattutto nazionali ma anche locali, di tanta "bella gente" "democratica e ambientalista" che quando muore all'Ilva un operaio si volta dall'altra parte.

Certo a volte, la realtà si diverte. Perchè, sarà come sarà, ma la giornata di sabato forniva un quadro per cui, mentre c'era la manifestazione, il maggiore esponente del Comitato liberi e pensanti non stava lì ma faceva bella mostra sulla copertina della rivista Wemag, e nell'intervista interna dissertava sulla ipotesi che il Comitato possa trasformarsi in una lista civica. "Decide l'assemblea, io sono solo il portavoce - risponde Aldo Ranieri al giornalista di Wemag - Noi vogliamo far riflettere i politici. Se non ci riusciremo, allora non è detto che non si diventi altro. Ma questa ipotesi mi sembra molto remota".

Ma occorre dire che questa diserzione-boicottaggio (denunciata sempre fin dall'inizio solo dallo Slai cobas per il sindacato di classe) è coerente con la linea, concezioni e metodi del Comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti: il dichiararsi soprattutto "cittadini" - in cui tra l'altro spariscono le classi e gli interessi diversi e contrapposti delle classi e la si butta tutta sui politici e l'antipolitica; il non parlare di vera messa a norma con difesa della fabbrica, e parlare invece soprattutto di salvaguardia del reddito (per 20mila operai !?), ecc.;   tutto questo alimenta un humus in aree del Comitato qualunquista, antioperaio fino ad accenti razzisti in nome della tarantinità e della difesa di Taranto.
Verso gli operai, la critica giusta ai sindacati confederali, diventa un discorso tout court antisindacato, anti "bandiere" (è questa la vera ragione della non partecipazione alla manifestazione del 10, perchè stavano le bandiere dell'Usb, come le bandiere dello Slai cobas); per il Comitato gli operai dovrebbero essere singoli, privati del loro strumento di organizzazione di massa e di lotta in fabbrica, che oggi vuol dire costruire un sindacato di classe nelle mani degli operai. Gli operai dovrebbero essere disorganizzati, parlare a "titolo personale", senza bandiera di classe; mentre loro, del Comitato, impongono eccome la loro "bandiera", fatta di magliette, apecar, di striscioni, di visibilità sui mass media, ecc. - "peggio - come ha detto un operaio del Mof - che se fossero un partito".
Il sindacato degli operai, nelle mani degli operai è storicamente e attualmente la condizione sine qua no della possibilità di lottare quotidianamente, di pesare nei rapporti di forza, e strappare risultati; è l’unica organizzazione che può essere di massa degli operai.
Non c‘è un’altra organizzazione che possa oggi avere questa funzione, che possa rivolgersi in maniera trasversale a tutti gli operai, e organizzare stabilmente quelli che vogliono pensare con la propria testa, non come "individui liberi e pensanti" ma come rappresentanti collettivi della classe. Senza questa organizzazione alternativa gli operai possono certo incidere in un momento di lotta, ma non riescono assolutamente a pesare in modo continuo, sia nella lotta che nei tavoli di trattativa; sia in una singola lotta in fabbrica, sia in una battaglia così generale nello scontro contro padroni e governo.
Chi parla contro i sindacati in generale e comunque, come fa il Comitato, vuole impedire questo, e fare degli operai dei "singoli cittadini" non una realtà di classe collettiva.  Queste cose - anche se dette e fatte da operai, riconosciuti finora dai loro compagni di lavoro - sono posizioni reazionarie come ideologia, pieni di profonda sfiducia verso gli operai come realtà collettiva; e di fatto portano acqua alla politica dei sindacati confederali, dei padroni, delle istituzioni, che vogliono eccome operai singoli e senza organizzazione in fabbrica; nella situazione concreta, poi, in cui gli operai del Mof stanno lottando anche perchè l'Ilva riconosca l'organizzazione sindacale alternativa e di base che si sono dati e il diritto dei lavoratori ad organizzarsi e a scioperare indipendentemente da Fim, Fiom, Uilm (tant'è che gli operai hanno respinto il tenetativo della direzione aziendale di incontrarli singolarmente), la posizione e la pratica del Comitato diventano al servizio oggettivo dell'azienda. 
Le parole ogni tanto, soprattutto di Aldo Ranieri, possono anche essere diverse, ma purtroppo la realtà è più forte delle parole: gli operai del Comitato liberi e pensanti non hanno scioperato con gli operai del Mof - mentre quelli, pochi, dello Slai cobas SI, rischiando; e sabato il Comitato non stava alla manifestazione ma dall'altra parte.

MC

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