martedì 12 giugno 2012

pc 12 giugno - mentre non si può procedere contro i torturatori della DIAZ al G8 genova 2001, si preparano a processare i manifestanti di genova

Diaz, Pg Cassazione: "Impossibile
applicare il reato di tortura"

Durante l'appello per il processo agli uomini delle forze dell'ordine condannati per i pestaggi nella scuola del G8 a Genova, il magistrato dell'accusa si dice contrario all'applicazione di un'aggravante che, nell'ordinamento italiano, ancora non esiste. Venerdì la sentenza; a Roma arriveranno le vittime

di MARCO PREVE
La "tortura" non può entrare nel processo per la brutale irruzione nella scuola Diaz durante il G8 genovese del 2001.

Sposa la linea "tradizionalista" della Suprema Corte, ovvero quella che salvaguarda la "riserva di legge" dei singoli stati a dispetto degli indirizzi europei, il sostituto procuratore generale della Cassazione, Pietro Gaeta, che, nella sua requisitoria in corso davanti alla Quinta sezione per il processo ai poliziotti condannati per il pestaggio dei No Global e le false prove per coprirlo, ha detto "no" al ricorso della Procura di Genova che chiedeva pene più elevate per l'applicazione dell'aggravante della tortura in forza della convenzione europea contro la tortura applicata da numerose sentenze della Corte europea.

La Procura generale di Genova aveva avanzato tale richiesta sottolineando come la Corte Europea abbia stabilito che trattamenti inumani, degradanti e tortura siano reati imprescrittibili. Gli Stati che devono ancora applicare queste indicazioni (e tra i ritardatari cronici c'è l'Italia) al momento in cui dovranno recepire questo indirizzo non potranno fare altro che dichiarare la tortura un reato senza prescrizione.

Nonostante questa sia una strada obbligata, la Cassazione ad oggi si muove su un percorso più "tradizionale" che rifiuta forzature che si intromettano nel potere legislativo nazionale.
E visto che ad oggi il reato di tortura non è contemplato dal nostro ordinamento, il pg Gaeta ha rilevato che su questa materia "c'è la riserva di legge", pertanto rientra nella competenza di ogni singolo stato nazionale.

Ad avviso del pg, inoltre, "la concessione delle attenuanti generiche, a favore degli imputati, non può essere messa in discussione dalla sollecitazione a ritenere imprescrittibile l'accusa di tortura". Un passaggio che si riferiva alla posizione di Michelangelo Fournier l'ex vicecapo della celere romana che riconobbe come la notte della Diaz fu "una macelleria messicana".

Nel corso dell'udienza è stata respinta la richiesta dei difensori degli imputati di riascoltare i testimoni.

Il pg, domani, proseguirà nella sua requisitoria e affronterà i singoli ricorsi dei 25 imputati.

A Roma per ora è presente solo uno dei "massacrati" della Diaz, il giornalista inglese Mark Covell (per la sua aggressione venne aperto un fascicolo per tentato omicidio ma fu impossibile scoprire i picchiatori in divisa). "Ho piena fiducia nei giudici della

Suprema Corte - ha detto Covell - anche se so che il verdetto sulle violenze di quella notte, alla Scuola Diaz, sarà comunque controverso: ma se dovesse andare male e finisse con le assoluzioni dei poliziotti sarebbe preoccupante per il futuro democratico dell'Italia".

"Venerdì giorno della sentenza - spiega Mark - arriveranno anche le altre persone che sono state picchiate insie

appello


La gestione dell’ordine pubblico nei giorni del G8 genovese del luglio del 2001, rappresenta una ferita ancora oggi aperta nella storia recente della repubblica italiana.
Dieci anni dopo l’omicidio di Carlo Giuliani, la “macelleria messicana” avvenuta nella scuola Diaz, le torture nella caserma di Bolzaneto e dalle violenze e dai pestaggi nelle strade genovesi, non solo non sono stati individuati i responsabili, ma chi gestì l’ordine pubblico a Genova ha condotto una brillante carriera, come Gianni De Gennaro, da poco nominato Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.
Mentre lo Stato assolve se stesso da quella che Amnesty International ha definito “la più grande sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale”,  il prossimo 13 luglio dieci persone rischiano di diventare i capri espiatori e vedersi confermare, in Cassazione, una condanna a cento anni di carcere complessivi, in nome di un reato, “devastazione e saccheggio”, che rappresenta uno dei tanti detriti giuridici, figli del codice penale fascista, il cosiddetto Codice Rocco.
Un reato concepito nel chiaro intento, tutto politico, di perseguire chi si opponeva al regime fascista. Oggi viene utilizzato ipotizzando una “compartecipazione psichica”, anche quando non sussiste associazione vera e propria tra le persone imputate. In  questo modo si lascia alla completa discrezionalità politica degli inquirenti e dei giudici il compito di decidere se applicarlo o meno.
E’ inaccettabile che, a ottant’anni di distanza, questa aberrazione giuridica rimanga nel nostro ordinamento e venga usata per condannare eventi di piazza così importanti, che hanno coinvolto centinaia di migliaia di persone, come le mobilitazioni contro il G8 a Genova nel 2001.
Non possiamo permettere che dopo dieci anni Genova finisca così, per questo facciamo appello al mondo della cultura, dello spettacolo, ai cittadini e alla società civile a far sentire la propria voce firmando questo appello che chiede l’annullamento della condanna per devastazione e saccheggio per tutti gli imputati e le imputate.
Per una battaglia che riguarda la libertà di tutte e tutti.

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Appello alla solidarietà per Genova 2001

Appello per una mobilitazione internazionale in solidarietà ai condannati per gli scontri di Genova 2001
Il 13 Luglio si terrà, presso la Corte di Cassazione di Roma, l’ultimo grado di giudizio del processo contro 10 tra compagne e compagni condannati per aver partecipato agli scontri avvenuti a Genova, nel luglio 2001, in occasione del vertice del G8.
Gli imputati sono stati condannati dal tribunale di Genova a pene pesantissime, dai 10 ai 15 anni, e ora le sentenze rischiano di diventare esecutive.
In dieci fungono da capro espiatorio: tramite loro lo Stato vuole attaccare le centinaia di migliaia di persone che scesero in strada quei giorni e in primo luogo quelli che contribuirono a scatenare la rivolta contro l’arroganza dei potenti. Non accettiamo la rappresaglia di Stato; colpire questi compagni significa sferrare una pesante offensiva contro l’intero movimento.
Nel frattempo i responsabili dei massacri indiscriminati, dell’incursione alla scuola Diaz, delle torture di Bolzaneto e dell’ assassinio di Carlo Giuliani dormono sonni tranquilli e vengono premiati per le loro operazioni di “bassa” macelleria.
Riteniamo che sia una nostra precisa responsabilità esprimere solidarietà ai compagni condannati, denunciare e respingere questa manovra repressiva, rivendicare il valore delle giornate di Genova.
Riteniamo inoltre che in questo periodo di violenti attacchi da parte del sistema capitalista ai danni degli sfruttati, sia importante contrapporsi alla criminalizzazione di tutte quelle lotte che fuoriescono dai ristretti spazi del consentito…Criminalizzazione che passa anche attraverso le pesanti condanne attribuibili grazie all’utilizzo del reato di “devastazione e saccheggio”.
Per queste ragioni è importante dare vita a una mobilitazione in sostegno ai condannati. Lanciamo quindi un appello di solidarietà internazionale per dare corso ad iniziative e azioni nella settimana precedente il processo.
Inoltre, invitiamo tutti a partecipare al presidio di solidarietà che si terrà il giorno dell’udienza presso la corte di cassazione di Roma, per fare sentire direttamente la nostra voce agli inquisitori.
06 -12 Luglio
Giornate di mobilitazione
13 Luglio

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