lunedì 11 giugno 2012

pc 12 giugn - a trapani, dalle cooperative della logistica ai cie la violenza razzista della sbirraglia


Violenze nel Cie di Trapani contro gli immigrati in attesa di trasferimento
Tentativi di fuga sedati col getto degli idranti e col lancio di lacrimogeni all'interno del cortile, e immigrati contusi, che mostrano le ferite alla telecamera. Sono le immagini rubate da un telefonino di un migrante dentro il Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di Milo, alle porte di Trapani, una struttura aperta nel 2011, pubblicato dal quotidiano Repubblica.
Nel video si vedono immigrati costretti a mangiare a terra tutti i giorni, perché la mensa c'è ma non è mai stata usata per paura che una rivolta usi i tavoli e le sedie. Matite e penne sequestrate, le camerate perquisite continuamente. Nel tentativo di uscire le persone recluse sono disposte a ingerire pile elettriche e lamette, e arrivano persino a cucirsi le labbra, gli occhi, in un gesto estremo di protesta.
All'ingresso nella struttura, spiega Repubblica, le forze dell'ordine costringono i migranti a rompere la telecamera del telefonino, una pratica già denunciata a LaPresse anche dai migranti del Cie di Torino. E anche la pratica di cucirsi labbra e occhi è già stata documentata a Torino, mentre quella di ingerire pile e lamette è ormai così diffusa che neanche viene più registrata dalle cronache.
All'origine di tutto la permanenza fino a 18 mesi dentro una struttura detentiva di persone non accusate di alcun reato, che sono lì per essere identificate ed espulse. Ma nelle quali sono frequenti i casi di chi, in Italia da anni, finisce dentro per un problema amministrativo. Come quello, documentato da Repubblica, di Klay Aleya, arrivato regolarmente in Italia nel 1988. Residente a Nettuno, alle porte di Roma, nel 2009 ha fatto richiesta di rinnovo del permesso. Ma la macchina burocratica per lui si è inceppata, ad oggi aspetta ancora una risposta. E' stato fermato e portato al Cie di Ponte Galeria a Roma per poi essere trasferito nel nuovo Cie di Trapani. O quello di un croato di 61 anni scappato in Italia ai tempi della guerra nella ex Jugoslavia, e che là risulta morto.
Dietro le sbarre in attesa di una espulsione impossibile. Le immagini recuperate da Repubblica mostrano persone arrampicate sul recinto metallico esterno che, tentando la fuga, a 5 metri di altezza, vengono colpite dal getto degli idranti delle forze dell'ordine che cercano di bloccarli, rischiando di farli cadere di sotto. All'origine della rivolta, denunciano gli stessi migranti, uno di loro colpito da una manganellata, che mostra alla telecamera l'occhio tumefatto. Fuori dal recinto, a due passi dall'autostrada, i segni della rivolta: scarpe perse nella fuga, indumenti, frammenti di suppellettili.
11 giugno 2012
Redazione Tiscali

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