lunedì 11 giugno 2012

pc 11 giugno - Al fianco dei detenuti in lotta del carcere di Bergamo





Dopo i detenuti di Canton Mombello (Bs), che nei giorni scorsi hanno dato il via ad uno sciopero della fame per denunciare le condizioni vergognose in cui sono costretti vivere, da venerdì 08/06, duecentoventi detenuti del carcere di Bergamo hanno iniziato a loro volta uno sciopero della fame con battiture che si sono sentite fin fuori dalle mura che li separano dalla città.
Le carceri italiane scoppiano, come titolano in questi giorni i media mainstream, costretti ad affrontare l’argomento a causa della lotta in atto. Lo stesso strillano politicanti di tutti gli schieramenti e i professionisti della carità, che fingono di indignarsi di fronte a un fatto risaputo e di cui loro stessi sono corresponsabili.
Tra i motivi che hanno scatenato la protesta ci sono il sovraffollamento e la richiesta di ottenere le condizioni minime per vivere dignitosamente, ma non crediamo che la soluzione a questi problemi possa essere l’amnistia oppure la costruzione di nuove carceri o, peggio ancora, la privatizzazione (come nelle scellerate intenzioni del governo Monti).
La stragrande maggioranza dei detenuti rinchiusi nelle carceri italiane infatti, si trova incarcerato per reati minori, piccole truffe, mancanza di un documenti (permesso di soggiorno) furtarelli o per piccoli reati legati alla tossicodipendenza, a causa di leggi ingiuste, razziste e liberticide che hanno fatto delle galere, gabbie per proletari, italiani e immigrati che si ritrovano nel carcere vittime dello stesso sistema che ci opprime fuori.
Il meccanismo è lo stesso, come, i banchieri cercano di far pagare la crisi ai lavoratori, in carcere si cerca di far pagare
il sovraffollamento ai detenuti. Vengono progressivamente ridotte le dotazioni e, con la scusa di maggiori difficoltà di gestione, gli spazi di agibilità. Violando così i diritti e la dignità dei detenuti che in questo modo subiscono una doppia pena che li porta ad atti di autolesionismo fino al suicidio.
Per questi motivi, abbiamo ritenuto doveroso promuovere e partecipare, con compagni e compagne di altre realtà politiche, a dei presidi rumorosi che si sono tenuti sabato 9 e domenica 10 fuori dal carcere di via Gleno, per manifestare la nostra massima solidarietà ai detenuti in lotta, con una battitura in contemporanea a quella messa in atto all’interno del carcere.

Consapevoli della necessità di una mobilitazione nazionale contro il carcere e la repressione che colpisce sempre più pesantemente chiunque non sia disposto ad accettare supinamente lo stato delle cose esistente.

proletari comunisti 
prol_com_bg@infinito.it 

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