lunedì 9 gennaio 2012

pc 9 gennaio - IL GOVERNO "TECNICO" AVVIA LA MANOVRA POLITICA CONTRO I LAVORATORI

Il Ministro Fornero ha avviato con gli incontri prima con cgil e oggi con cisl, uil e mercoledì con la Confindustria la fase politica e più strategica della manovra del governo che punta ad eliminare l'art.18 e a rendere più flessibile rispetto alle esigenze del padronato il mercato del lavoro.
Essa va impedita in tutti i modi e sono le fabbriche, la classe operaia che devono ora più di prima essere al centro della lotta.
Sulla riforma del mercato del lavoro, si agita lo "specchietto per le allodole" della riduzione dei 34 contratti previsti dalla Legge Biagi per arrivare ad un contratto unico; la realtà è che si vuole unificare al ribasso i contratti di lavoro, estendere la precarietà, permettere alle aziende un ricambio permanente della forza lavoro con una "maggiore flessibilità in uscita", che significa solo e soltanto possibilità di licenziamento, pur senza giusta causa o giustificato motivo, anche da parte delle medie e grandi aziende.
Il Ministro Fornero porta sul tavolo la proposta di un contratto che prevede 2-3 anni in cui i lavoratori possono essere licenziati in qualsiasi momento - appena vi sono problemi economici (e quale azienda non lamenta di avere problemi economici...?!). Questo vuol dire che i lavoratori per tre anni devono stare sempre sotto ricatto, lavorare con la "spada di Damocle" sulla testa, accettando condizioni di lavoro sempre più pesanti e senza diritti, e chiaramente non fare scioperi,o pretendere rivendicazioni sindacali, ecc. (le aziende non direbbero subito che gli scioperi le hanno danneggiato economicamente e che, quindi, questo è un motivo più che "legittimo" per licenziare?).
Dopo i 3 anni, i padroni certo non si faranno scappare l'opportunità di non stabilizzare il contratto, e operare un ricambio di forza-lavoro, per avere "carne fresca", ancora non arrabbiata, da continuare a supersfruttare.
Il governo vuol farci credere che le aziende saranno motivate a tenersi i lavoratori dopo i tre anni perchè altrimenti devono contribuire all'"indennità di reinserimento" dei lavoratori licenziati. Ma non sarà certo il minimo contributo del 10% o poco più di cui si parla a scoraggiare i padroni a licenziare!

L'ipocrisia e la beffa, ai lavoratori, vuole che nonostante queste proposte del governo siano già un eliminazione della tutela dell'art. 18, la Fornero, dopo la prima chiara uscita improvvida di un mese fa, dichiara che non è in discussione, ancora, l'art. 18. Quando è invece proprio questa la vera partita in gioco, le vere mani libere che chiedono i padroni e che il governo vuole dare.
L'altra grande ipocrisia è che dietro la natura di "governo tecnico", si presentano questi attacchi come oggettivi, quasi come puri effetti di calcoli matematici. Della serie: non è colpa loro, ma si deve fare... E anche gli incontri con i suoi sindacati non sono altro che un "fatto tecnico", che si fa... ma non può cambiare la realtà.

Ma dietro il "tecnico" appare il fascismo padronale e politico.

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