E' un coro unico: gli incontri finora tra Min. Fornero e OO.SS sono andati bene. Tutti concordi sul fatto che non si vuole parlare (per ora) formalmente della cancellazione dell'art. 18, e tutti disponibili a rivedere le norme contrattuali.
Abbiamo già mostrato ieri, sull'art. 18, come in realtà lo si tocca eccome nelle proposte in discussione in questi giorni: per 3 anni le aziende hanno, se passa la riforma del mercato del lavoro indicata dalla Fornero, il via libera a licenziare.
Abbiamo già denunciato l'ipocrisia di affermare che questa riforma favorisce l'occupazione dei giovani, quando è evidente invece che si potranno contare sulle dita di una mano i passaggi a Tempo Indeterminato dopo i 3 anni del "lungo periodo di prova", perchè i padroni preferiranno sempre licenziare e prendere altri da sfruttare per altri 3 anni, piuttosto che stabilizzare.
Ciò che è già in discussione è, quindi, la libertà di licenziare, di attuare una flessibilità del mercato del lavoro; non la possibilità di aumentare le assunzioni!
D'altra parte non è affatto vero che viene sospeso l'art. 18 solo per i nuovi assunti; Pdl e la parte "pensante" del PD, rappresentata da Pietro Ichino dice che per tutti i lavoratori l'art. 18 resta solo per i licenziamenti discriminatori e invece sparisce se fatto per "motivi economici" - quindi per tutti i lavoratori
Ma - tutti - in questi giorni hanno un unica parola: non si sta mettendo mani all'art. 18...
Sulla riforma del mercato del lavoro, per cui l'ipotesi in campo è il contratto di apprendistato come principale forma di assunzione, l'unanimità è poi assoluta.
"Camusso, Bonanni e Angeletti sono d'accordo nel fare del contratto di apprendistato il principale canale di accesso ai giovani al lavoro" (CdS 10.1.12).
Non c'è dubbio che sarà d'accordo anche la Confindustria visto che "Con l'apprendistato le aziende avrebbero il vantaggio di un costo del lavoro più basso e di poter licenziare il lavoratore nei primi tre anni" (CdS); e di una forte riduzione degli oneri previdenziali.
Così tutti: governo, sindacati confederali, confindustria vanno "giulivi cantando" verso il Tavolo comune.
I lavoratori, le lavoratrici, i giovani (che oltre il danno devono subirsi la beffa) non possono certo aspettare che questa "sacra alleanza" partorisca un ulteriore e grave passo avanti nell'attacco alle condizioni di lavoro e ai diritti fondamentali dei lavoratori. Occorre rompere questo loro bel "disegno".
Lo sciopero e la manifestazione nazionale a Roma del 27 gennaio indetta dai sindacati di base deve essere espressione di questa necessità di rottura!
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