giovedì 12 gennaio 2012

pc 12 gennaio - La maggioranza parlamentare nelle mani della camorra ! bisogna spazzare via governo e parlamento con la forza della rivolta popolare

Il governo Monti un governo di pupi di pezza nelle mani dei padroni e delle banche
mentre le cosche affaristico-camorristico-mafiose mantengono nelle mani le ricchezze e la gestione reale delle città da Napoli a Milano da Palermo a Torino
questo stato è in grado di scaricare la crisi su operai e masse popolari, ma tratta con i guanti bianchi e protegge specuzione evasione fiscale e malavita
solo una rivolta li seppellirà


proletari comunisti
gennaio 2012

Radicali e Lega di bossi mosche cocchiere del governo e della malavita
casini abbozza


ROMA - L'Aula della Camera ha bocciato, con voto a scrutinio segreto chiesto dal Pdl, la richiesta di arresto nei confronti del deputato Nicola Cosentino (Pdl) con 309 no, 298 sì. Non appena il presidente della Camera ha letto il risultato del no dell'Aula alla richiesta d'arresto, tutti i deputati del PdL sono scattati in piedi e si sono diretti al posto di Nicola Cosentino per abbracciarlo e congratularsi con lui. Lungo è stato l'abbraccio tra lui e Alfonso Papa. Ma saluti e strette di mano sono arrivate da tutti gli altri colleghi di partito. Silvio Berlusconi, invece, è rimasto seduto al suo posto, pur esprimendo soddisfazione con Cicchitto e Alfano. Umberto Bossi non ha partecipato alla votazione. Il leader della Lega, pur essendo alla Camera, non ha mai fatto ingresso in Aula. Nel verdetto finale è stato determinante il voto contro l'arresto dei 6 deputati radicali. Sono stati ventidue i deputati che non hanno partecipato al voto.

Le reazioni. ''Ero convinto che questa sarebbe stata la decisione del Parlamento che non poteva rinunciare alla tutela di se stesso. È una decisione giusta, in linea con la Costituzione. Il processo continuerà regolarmente e senza intoppi e il parlamentare lo affronterà da uomo libero come è giusto che sia'': così Silvio Berlusconi ha commentato il voto. ''Per me è un errore politico, ma ovviamente è legittimo'' il voto dell'Aula, ha detto il leader dell'Udc, Pierferdinando Casini. Dopo la proclamazione del risultato, tra i deputati del Carroccio è stato visibile il gelo. Tra gli uomini vicini a Roberto Maroni e quelli dell'Aula più bossiana la tensione non è svanita dopo l'animata riunione che ha sancito la libertà di coscienza pur con un orientamento al 'si'. "La storia della Lega non è mai stata forcaiola", ha detto il leader della Lega, Umberto Bossi (dimenticando, forse, la seduta del 16 marzo 1993, quando Luca Leoni Orsenigo, deputato della Lega Nord, sventolò nell'aula di Montecitorio un cappio FOTO 1, nell'esplicito riferimento alla necessità di fare pulizia di una classe politica corrotta che aveva indebitato il Paese oltre misura, ndr).

Gli elettori leghisti capiranno? "Non lo so", risponde Maroni, deluso per l'esito del voto: "Ho ricevuto molti messaggi negativi" rispetto alla posizione di libertà di coscienza, "e di apprezzamento per la mia chiarezza: io non ho cambiato idea". E ancora: "Non ho condiviso la posizione della libertà di coscienza, ma l'ho accettata perché era la posizione espressa dal gruppo. Ma non c'è nessun disaccordo con Bossi. Molti voti a favore di Cosentino e cioè contro il suo arresto sono arrivati dall'Udc e dal Pd. Sono pochi - prosegue - i leghisti che lo hanno salvato''. Non la pensa così Luca Paolini, il deputato del Carroccio che ha sempre definito "fragile" il quadro accusatorio contro il coordinatore del Pdl campano:"Almeno 25-30 leghisti hanno votato 'no' all'arresto di Nicola Cosentino. Sono molti - aggiunge - quelli che non se la sono sentita di dire 'si' alle manette. Molti di più di quelli che si vogliono far credere. Bisogna fare i conti pensando alle dichiarazioni di voto...".

''Ovviamente non c'è alcun nesso tra la decisione della Consulta 2 e quella dell'Aula (entrambe sono pienamente legittime), ma ho l'impressione che l'indignazione popolare contro le Istituzioni sarà fortissima perché esse appaiono capaci di difendere l'indifendibile, sia il Porcellum o l'impunità di un deputato'', dice Italo Bocchino, vicepresidente di Futuro e Libertà.

Di ulteriore ombra su "un Parlamento privo di legittimazione" parla Nichi vendola, leader di Sel. "Mi vergogno, è la prova che la legge non è uguale per tutti". Dello stesso parere è Angelo Bonelli, presidente dei Verdi: "Con il voto di oggi il Parlamento ha sancito che la legge non è uguale per tutti e che per i potenti non valgono le stesse regole che valgono per i cittadini. Il voto che salva Cosentino dall'arresto -aggiunge- è un colpo fortissimo alla democrazia, alla giustizia e demolisce ogni residuo di fiducia dei cittadini nel Parlamento".

"È ovvio che ci sono voti che arrivano dall'altra parte'', sottolinea Osvaldo Napoli (Pdl), al termine della votazione sulla richiesta di arresto nei confronti di Nicola Cosentino, bocciata dall'Aula della Camera. "La spaccatura è dall'altra parte'', dice ancora Napoli riferendosi alle fila della 'vecchia' opposizione per aggiungere che ''questo dimostra che il Pdl era compatto''. "La vergognosa Lega, con l'ipocrita richiamo al voto di coscienza dimostra, ancora una volta, di essere al servizio di Berlusconi e dei suoi stallieri", ha affermato in una nota il portavoce dell'Italia dei valori, Leoluca Orlando. Secondo il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, che attacca anche Napolitano, oggi a Montecitorio c'è stato un "mercato del voto per garantire l'impunità a Cosentino. Questo è un Parlamento che non è in grado di rispettare le leggi e la Costituzione, non c'è più titolo morale, etico, politico per cui ogni parlamentare di questo Parlamento resti al proprio posto: prima si va alle elezioni e meglio è".

Prima del voto. Entrando a Montecitorio, il deputato aveva annunciato: ''Un minuto dopo l'esito del voto e indipendentemente dal risultato rassegnererò le mie dimissioni da coordinatore regionale del Pdl'', smentendo quanto aveva dichiarato stamani nel corso della trasmissione "La telefonata di Belpietro" su Canale 5. Nel suo intervento il deputato aveva respinto le accuse: "Contro di me - ha detto Cosentino a Belpietro - è stata fatta una forzatura enorme. Sono accusato solo da una parte che non mi ha nemmeno voluto interrogare per molto tempo. Vorrei essere giudicato almeno in primo grado prima di andare in carcere".

FOTO - Cosentino in Aula 3

Per quanto riguarda il cambio di linea di Bossi 4, che ieri aveva anticipato la libertà di coscienza nel voto (VIDEO 5) per l'arresto, decisione confermata in una riunione dai toni molto animati del gruppo alla Camera della Lega, Cosentino aveva detto: ''Non so se si è aperto uno spiraglio dopo l'apertura di ieri di Bossi. Posso solo dire che confido molto nella libertà di coscienza di ogni parlamentare. Sono stato difeso più da quelli delle altre forze politiche''.

La rissa nella Lega. La riunione del Carroccio alla Camera ha avuto attimi di vera tensione. Ad un certo punto Roberto Paolini ha citato Enzo Carra e il caso delle 'manette spettacolo'. Un riferimento storico (il portavoce di Arnaldo Forlani fu arrestato per falsa testimonianza e quelle immagini delle manette fecero il giro del mondo) per avvalorare la tesi della necessità di respingere gli 'arresti facili' che ha provocato la reazione di un gruppo di leghisti. Ma è vero che ti ha chiamato Berlusconi?, è stata la 'risposta' di alcuni deputati. È così che si è sfiorata la rissa tra i due, con alcuni esponenti del partito di via Bellerio, come Davide Caparini, intervenuti per dividerli. La discussione è stata molto animata. Umberto Bossi - riferiscono fonti parlamentari del Carroccio - ha preso inizialmente la parola spiegando che dalle carte non si evince nulla nei confronti del coordinatore campano del Pdl. Il 'Senatur' ha premesso che la gente del nord è per l'arresto, ma che occorre lasciare libertà di coscienza, proprio perché a suo dire non c'è alcuna prova di colpevolezza. Poi a prendere la parola è stato Roberto Maroni che, spiegano fonti del Carroccio, si è limitato a raccontare gli esiti della segreteria della Lega di lunedì, sottolineando di non essere stato l'unico a voler votare sì all'arresto del deputato Pdl. Bossi ha tirato le somme, evidenziando che non c'è alcun 'fumus persecutionis' ma ribadendo che ogni parlamentare potrà decidere autonomamente in Aula. "Si gioca sul filo dei voti, abbiamo recuperato più di trenta parlamentari", dicono dal Pdl.

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