mercoledì 2 marzo 2011

pc quotidiano 2 marzo - Rivolta in Libia, non serve evocare fantasmi...

Il macellaio Gheddafi continua in maniera schizofrenica (e non potrebbe essere altrimenti da parte di un dittatore disposto a tutto per mantenere il potere) a dare la colpa della ribellione del “suo” popolo a destra e a manca… prima dice che i suoi amici occidentali lo hanno tradito, poi torna su bin Laden. A questo proposito ci sembra interessante questo articolo del sole 24 ore, che continua a modo suo a “fare autocritica”, sintetizzando le posizioni e sottolineando il testo.

-Migliaia di persone rischiano la vita per dire no al regime

-Il fondamentalismo non c’entra niente

-Noi occidentali siamo stati presi alla sprovvista

-Evocare lo spauracchio del fondamentalismo è solo un ultimo rozzo tentativo di salvarsi

Questo è anche il modo in cui il governo italiano, da Berlusconi alla Lega, dopo aver “baciato le mani” al dittatore libico, sta cercando di sfruttare il momento dal punto di vista elettorale.

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Evocato invano il fantasma di bin Laden

Karima Moual 6 febbraio 2011

Quando non ci sono ragioni per avere paura perché continuare a inventarsele? «Bin Laden ha distribuito delle pillole stupefacenti e droghe agli abitanti di Zawia per combattere contro il nostro caro paese». Ecco. Questa è la spiegazione, secondo Gheddafi, delle migliaia di persone che rischiando la propria vita hanno avuto il coraggio di dire no al suo regime. Invoca il fantasma di bin Laden, Gheddafi, per accreditarsi ancora in occidente per quello che non è. Tutto il mondo arabo, invece, sapeva chi era Gheddafi. Quante umiliazioni per gli arabi: la scelta del "beduino" per rappresentare istituzionalmente l'arabo e sedersi con i big. Gheddafi si è riproposto all'occidente come l'argine al fantasma bin Laden, il simbolo per eccellenza del terrorismo e del fondamentalismo islamico. È sempre stata la carta vincente, per i dittatori, nascondersi dietro quest'alibi e assicurarsi l'eternità. Ma nelle piazze del mondo arabo che provano a prendere possesso del proprio futuro bin Laden non c'è.

E da questa parte del Mediterraneo siamo stati presi alla sprovvista: non ci eravamo accorti che sotto il regime c'era una popolazione, al 60% sotto i 30 anni, giovani disoccupati al 15-30% anche se neolaureati. Una vera bomba sociale.

La storia della Libia è stata segnata anche dal fondamentalismo islamico di matrice qaedista, ma ancor prima degli anni 90. Puntava a rovesciare il regime. Ma Gheddafi i conti con questi gruppi li ha ampiamente saldati. Con la prigione e la successiva scarcerazione, in nome di quell'ambiguo programma di riabilitazione dei jihadisti portato avanti proprio dal figlio Saif al-Islam.

Questo la dovrebbe dire lunga sugli obiettivi dei regimi e sull'uso che hanno fatto del terrorismo. Un'arma nata dalla repressione e usata soprattutto a loro vantaggio. Ma che in questa rivoluzione non risponde ai comandi. Perché queste rivolte sono la prima vera disfatta di al-Qaeda e di bin Laden. Anche loro sono stati presi alla sprovvista. Nelle rivolte c'è l'antitesi alla loro ideologia e al loro disegno universale del mondo arabo islamico. Sicuramente da queste rivolte uscirà anche la consacrazione dell'islam politico, che per anni ha vissuto in clandestinità. Nel gioco democratico si vedrà di che pasta è fatto. Di certo evocare lo spauracchio del fondamentalismo è solo un ultimo rozzo tentativo di salvarsi. Dargli ascolto significa non capire le priorità diplomatiche del futuro.

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