anche l'assemblea autoconvocata nazionale a roma del 26 febbraio, seppur molto partecipata non è stata adeguata alle necessità
non è certo questione di non volontà , ma di linea e anche di metodi burocratici e tradizionali con cui si affronta lo scontro in atto
pubblichiamo l'editoriale di proletari comunisti di gennaio febbraio per chiarire l'assunto
Lo sciopero generale dei metalmeccanici del 28 gennaio, dopo la grande manifestazione nazionale a Roma del 16 ottobre – quasi un milione di operai e lavoratori in piazza a Roma - ha ribadito, svuotando tante fabbriche e riempiendo tante piazze, che la parte più avanzata della classe operaia e ampi settori di lavoratori, studenti, precari, drappelli di disoccupati vogliono rispondere con la lotta generale prolungata al piano Fiat, che si estende in tutte le fabbriche e in tutti i settori. Un piano un progetto che vuole cancellare diritti e lavoro, abbassare i salari, sancire la precarietà, cancellare le stesse organizzazioni sindacali che non siano docili servi dei padroni, limitare fino a vietare il diritto di sciopero e la libertà di lottare, cancellare lo statuto dei lavoratori e modificare la stessa Costituzione.
Come hanno risposto padroni e governo a queste mobilitazioni ?
Ignorandole e procedendo come un carro armato lungo la loro strada : la Fiat di Marchionne avvia la Newco a Mirafiori e a Pomigliano, annuncia il passaggio del quartier generale a Detroit, intanto intensifica lo sfruttamento di chi resta a lavoro, mette gli stabilimenti uno contro l'altro in una giostra che intensifica lo sfruttamento e trasforma i lavoratori in pacchi postali e moderni schiavi; intanto consolida il blocco neocorporativo con i sindacati gialli fim-uilm -ugl-fismic.. trasformati in parte attiva del comando e spionaggio di fabbrica. Al seguito della Fiat si muovono tutti i padroni grandi e piccoli e in tutti i settori, con il plauso di banche borse e finanza.
Il governo Berlusconi non solo fiancheggia la Fiat e i padroni a spada tratta, ma comincia a metterci del suo con l'annuncio della revisione dell'art.41 della Costituzione che affermi senza alcun limite la libertà di impresa e porti a termine l'istituzione di un fascismo padronale tassello trainante del moderno fascismo come regime in formazione che avanza in tutta la società.
E a fronte di questo che bisogna chiedersi se la lotta che si sta facendo nelle fabbriche e nella società è adeguata alla portata dello scontro.
La risposta di Proletari Comunisti è che no.. non è adeguata. Bisogna trarre lezione dalla pratica e dalla esperienza.
Un milione di operai a Roma e uno sciopero generale in forme tradizionali non sono stati capaci di intaccare e scalfire i piani di padroni e governo e perfino la falsa opposizione parlamentare e il suo braccio sindacale la direzione della CGIL non hanno cambiato di una virgola la loro posizione di fiancheggiamento e/o conciliazione con Marchionne e con l'insieme della borghesia industriale e finanziaria. La Fiom non può limitarsi a chiedere per l'ennesima volta alla CGIL della Camusso uno sciopero generale e continuare a ottenere la stessa risposta.. non è all'ordine del giorno .. non ci sono le condizioni senza che questo produca una azione e una rottura chiara con questo gruppo dirigente che cerca quotidiamente di riconciliarsi con CISL e UIL e tornare ai tavoli con Marchionne e Sacconi.. Ma non basta richiedere lo sciopero generale. Lo sciopero tradizionale non è la forma di lotta adeguata in questa situazione.
Nella crisi i padroni e il capitale mostrano il loro vero volto, e i governi e lo stato al servizio del capitale mostrano i denti dello stato di polizia e della repressione, oltre che rafforzare il controllo dei mass media e far pesare il ricatto del lavoro. Per questo i gli operai, i proletari, gli sfruttati, tutti coloro che sono uniti in questa lotta, devono puntare ad attaccarerealmete gli interessi e il potere dei padroni, il loro governo comitato di affari, e il loro stesso stato strumento di oppressione di una classe sull'altra. Gli scioperi devono bloccare e rendere ingovernabili le fabbriche e iposti di lavoro, le manifestazioni devono bloccare le città e assediare i palazzi dei padroni, dei loro servi sindacali e politici, i palazzi del potere, esprimere con forza un potenziale di rivolta sociale.. solo in queste condizioni gli operai possono diventare forza dirigente, settore trainante di tutto il movimento di lotta e possono fermare i piani dei padroni e governo e aprire la strada a un rovesciamento reale della situazione. Ma su questoi non ci siamo. il gruppo dirigente della Fiom, i ceti politici di sinistra e radicali presenti anche tra gli operai più combattivi, non vedono al di là del loro naso.. anzi non appena nelle file degli operai appaiono forme di lotte più adeguate o parole d'ordini più avanzate, sono i primi a dire non si può fare.. non si possono assediare e attaccare le sedi dei sindacati corrotti e asserviti ai padroni, non si possono assediare i palazzi – quando lo hanno fatto gli studenti il 14 dicembre, abbiamo visto i dirigenti fiom condannarli e sconfessarli, esprimersi contro ogni violenza.. i fuochisti della parola che si trasformano in pompieri della pratica.
Non si può parlare a ogni piè sospinto con parole giuste di fascismo padronale, di attacco alla democrazia, di cancellazione delle libertà e affidarsipoi in sostanza a giudici, proteste tradizionali o a elezioni per fermarlo e fronteggiarlo. Così si ingannano gli operai e lavoratori, si fa della lotta operaia e del movimento di massa uno strumento per sostenere l'opposizione parlamentare, che nel caso concreto è saldamente dalla parte dell'interesse denerale dei padroni, anche quando dice di non condividerne singole prassi.. questa linea produce la sconfitta degli operai e lavoratori, la conseguente sfiducia nella lotta e l'ulteriore disgregazione nelle file dei lavoratori.
Invece è necessario e possibile percorrere un'altra strada e un'altra linea.. non si tratta tanto di sostituire la parola d'ordine dello sciopero generale con altra parola d'ordine , ma di raccogliere le forze nelle fabbriche, nei posti di lavoro, nelle scuole e università per imporre un'altra prassi, quella della esercizio della forza di massa e di avanguardia, porre all'ordine del giorno la rivolta proletaria e sociale, la prospettiva della rivoluzione per mettere fine al sistema del capitale che produce crisi e sfruttamento, disoccupazione e mancanza di libertà, per aprire la strada al potere operaio e a una società nelle mani degli operai e delle masse popolari.
Nessun commento:
Posta un commento