Il giornalista del TG3 che intervistava gli operai dello stabilimento Fiat di
Termini Imerese all’ingresso della fabbrica alla riapertura del 1° settembre
era forse più abbattuto degli operai stessi che non brillavano certo per
contentezza data l’incertezza totale sul loro futuro. E un altro turno di cassa
integrazione che li aspetto dal 20 settembre in poi.
Le sparate della Uil così come quelle della Cisl, che in questi mesi hanno
cercato di tenere buoni gli operai dicendo che una soluzione si trova e sono in
continuo contatto con il ministero delo sviluppo economico per decidere del
futuro della fabbrica, aggravano questa sensazione di impotenza rispetto alla
“soluzione finale” perché aggiungono proposte che fanno intendere che non c’è
davvero speranza e quindi bisogna accettare qualsiasi condizione pur di
lavorare. E questo è quello che sperano percepiscano tutti.
Naturalmente come fanno sempre parlano a nome di tutti come hanno fatto a
Pomigliano per essere poi smentiti dagli operai.
La Uilm, quindi, come decisione del suo comitato direttivo di Termini, è
pronta, se la Fiat decidesse di tenere aperto lo stabilimento di Termini,
continuando la produzione di auto, a firmare lo stesso accordo che ha firmato a
Pomigliano. La prima risposta per quanto riguarda il grado di sfruttamento
previsto la possiamo dare con una battuta degli operai di Termini “Noi siamo
già morti di fatica adesso, e pensiamo con terrore ai ritmi di Melfi, figurarsi
con quelli previsti dall’accordo di Pomigliano!”
Di questi incontri periodici che hanno sbandierato come incontri importanti
con il ministero dello sviluppo economico, tenendo in sospeso gli operai,
adesso dicono di essere convinti che non servono e che quello che dovrebbe
esserci il 15 settembre sarà un flop.
Per la UIlm, riporta un quotidiano, "all'interno della short list (5 le
ipotesi al vaglio di Invitalia, advisor del ministero) è evidente che non ci
sono proposte che possono dare occupazione ai lavoratori dello stabilimento
termitano e dell'indotto". E allora perché si è arrivati fino a questo punto
illudendo gli operai che questa potesse essere una via d’uscita?
"Quindi - sostiene Comella - bisogna parlare con Fiat e costringerla a
investire di nuovo a Termini. Il governo accetti il fallimento della mediazione
politica e lavori anch'esso in questo senso, vista l'esperienza su Mirafiori".
"Da parte nostra, presa coscienza del fatto che il mondo del lavoro in Italia
sta cambiando - conclude la Uilm - davanti a investimenti certi, che
garantiscono tanti i lavoratori della Fiat quanto quelli dell'indotto, siamo
disponibili a firmare un accordo sulla linea di Pomigliano, questo non porterà
conquiste sindacali ma porterà lavoro e certezze per il comprensorio per i
prossimi anni. Inoltre non escludiamo che, se dopo il 15 settembre continuerà a
esserci l'attuale nulla, si devono intraprendere azioni che abbiano l'obiettivo
di fare rimanere la Fiat a Termini Imerese".
Però, che coscienza che hanno questi della Uilm! Si arrabattano con le parole
per far ingoiare il brutto rospo agli operai, vorrebbero far passare l’idea che
“visto che il mondo del lavoro sta cambiando”, (oramai lo ripetono tutti come
un disco rotto per convincerci) bisogna accettare di tutto “anche se questo non
porterà conquiste sindacali”(!!!) e un sindacato allora che ci sta a fare?
Questo sindacato fa il suo mestiere, e cioè cerca di vendere gli operai ai
padroni senza nessuna contropartita e prendendo tempo e tenendo buoni gli
operai vuole continuare a portare a casa la pagnotta ben imbottita.
Noi vogliamo e siamo convinti che gli operai Fiat di Termini Imerese faranno
andare di traverso la pagnotta ai sindacalisti e ai padroni mettendo al primo
posto la dignità di lotta che li ha contraddistinti negli anni passati.
Nessun commento:
Posta un commento