giovedì 6 maggio 2010

pc quotid 6 maggio NO all'espulsione di Avni er

oggi 6 maggio 2010
davanti al Tribunale civile di Bari, in Piazza Enrico De Nicola 1
dalle h. 8.30 fino alle h.16
Presidio in difesa dei diritti umani,
contro l’espulsione in Turchia!
Maggiori info su: www.avni-zeynep.net


proletari comunisti è solidale con le manifestazioni di oggi a Bari e Torino
contro l'espulsione del rivoluzionario turco Avni Er
l'espulsione per Avni con consegna al regime fascista turco significa morte

"Il primo aprile del 2004 è stato arrestato: in Turchia, Germania, Belgio, Olanda e Italia sono scattate le manette per lui e altre 150 accusati di fare parte del Dhkp-C, partito che l’Unione Europea ha inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche stilata dopo l’11 settembre. Avni è stato fermato a Perugia. Condannato per associazione sovversiva, ha scontato sei anni di carcere tra le celle di Benevento, Nuoro e Spoleto,
Dal carcere è stato trasferito al Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di Bari. La Turchia ha chiesto l’estradizione. Lui ha fastto domanda di asilo politico, ma gli è stato negato. Ha fatto ricorso, il giudice ha sospeso l’espulsione, ma oggi è in programma l’udienza,il possibile ultimo capitolo.

«Se mi rimpatriano, sono un uomo morto», ripete Avni. «Ho accettato il carcere per far conoscere l’ingiustizia non della Turchia, ma di una parte politica. Amo il mio paese, non odio il popolo turco. È un paese complesso, vario, ma mentre i tre milioni di turchi in Germania sanno molto di quello che accade lì, qui in Italia si sa poco. Hanno scelto me per fare da antenna in Italia delle persecuzioni politiche che dopo il 2001 si sono fatte più forti, ma sono finito in carcere. Anche i giornali scrivono poco e quello che scrivono lo prendono dalle fonti governative. E allora la rivolta in un carcere passa come la ribellione dei detenuti. La verità è che quasi mai si tratta di una ribellione, ma di un attacco dei militari. È successo nel 1984, e poi ancora nel 1995, ‘96, ‘99 e nel Duemila. Centinaia di prigionieri decine di morti».

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