Ieri si è aperto il 16° congresso della Cgil ed Epifani ha dato subito il segno di quale deve essere la linea che ne deve uscire. E' un segnale per l'esterno, di decisa apertura e disponibilità verso il padronato, il governo, cisl e uil; ma è anche un segnale/diktat verso l'interno, in particolare nella Fiom, per portare all'ordine ogni "velleità di fare un sindacato conflittuale".
La parola d'ordine è che la Cgil deve rientare in campo; ma il campo è appunto quello dei tavoli di concertazione con padroni e governo; alcune esclusioni dei mesi scorsi, come i contrasti con cisl e uil, hanno posto in serio allarme la Cgil che potesse effettivamente essere isolata.
Per questo anche visivamente il congresso sancisce il repentino dietrofront: Epifani non parla agli iscritti e tantomeno ai lavoratori, ma parla e si riferisce alla Pres. della Confindustria, Marcegaglia, al governo, al ministro Sacconi, ai segretari di cisl e uil, invitati d'onore.
E loro gliene danno atto:
La presidente della Confindustria, partecipando per la prima volta ad un congresso della cgil e riconoscendo alla cgil che pur non avendo sottoscritto l'accordo sul nuovo modello di contrattazione, ha poi firmato tutti i rinnovi contrattuali (meno quello dei metalmeccanici) e tutti gli accordi locali e aziendali , soprattutto quelli su cassintegrazione, licenziamenti, ristrutturazione all'insegna della difesa dei padroni dalla crisi, improntati su questo nuovo modello e alcuni - come quello dei Chimici, o l'accordo per gli esuberi della Triumph - fortemente improntati da una logica e posizione socialfascista, corporativa.
Il Governo, che vede ora nella linea di Epifani una effettiva possibilità di dialogo costruttivo sull'operazione che Sacconi si accinge a fare di revisione/cancellazione dello Statuto dei Lavoratori e dei diritti fondamentali dei lavoratori.
Non è un caso - e mai come in questo caso le parole hanno un enorme peso - che Cgil, padroni e governo si trovino uniti nel parlare di "lavoro" ("piano del lavoro") che vuole mettere nella stessa barca gli interessi dei lavoratori con quelli dei capitalisti, e non di "lavoratori". Le proposte di politica economica indicate da Epifani "per far crescere di più il nostro Pil e ridurre il tasso di disoccupazione" - a cominciare da un piano per le infrastrutture, non possono che essere musica per imprenditori, governativi o di opposizione che siano; ma nulla possono dire agli operai, a tutti i lavoratori che stanno perdendo o hanno perso il lavoro.
Cisl e uil, che vedono nella mano tesa di Epifani, nella sua disponibilità a discutere la verifica della modifica del sistema contrattuale, la conferma che loro avevano ragione.
Chiaramente questa cgil deve trasformare decisamente anche la sua composizione interna di iscritti (una trasformazione già in corso, ma che ora deve diventare programmatica). Nella "nuova Cgil" si dice deve crescere il peso delle donne, dei migranti e dei lavoratori terziari". A parte il fatto che anche donne, migranti, lavoratori terziari non hanno alcun peso e i loro effettivi interessi vengono cancellati (di esempi ne potremmo fare a chili, soprattutto sulle donne), la cgil usa in maniera ultrastrumentale questi lavoratori, lavoratrici, per mettere decisamente una parola fine ad una "vecchia" cgil, che ancora si porta dietro "residui di classe", fine al peso della classe operaia, per ultraridimensionare la Fiom.
Infine, non è un caso che chi sostituirà Epifani al vertice della Cgil è una decisamente di destra (la conoscono bene gli operai della Fait di Torino), Susanna Camusso.
Ma questa è un'altra storia che racconteremo dopo.
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