Lo sciopero generale di ieri in Grecia ha visto una massiccia partecipazione operaia
e popolare, in particolare dei settori più colpiti dalle misure draconiane del governo Papandreu per scaricare la devastante crisi sui proletari e masse popolari.
Una grande manifestazione ha attraversato Atene ed altre città della Grecia, settori in prevalenza della gioventù ma sostenuti da ampi settori operai e popolari attivamente o con un consenso palpabile, ha attaccato il Parlamento ed altre sedi individuate come responsabili della crisi, in primis banche.
Anche questo è giusto e necessario; non è pensabile che da questa crisi si possa uscire con una semplice richiesta di modifica delle misure del governo Papandreu.
La borghesia greca sostenuta dai capitalisti e imperialisti europei e dai loro governi non offre alla situazione altra via di uscita che il taglio di salari, pensioni, servizi sociali, in un paese già provato da sacrifici, precarietà, disoccupazione di massa. Se si vuole fermare questa strada serve lo sciopero generale e la lotta di massa che paralizzi il paese, ma serve la rivolta che assedi e attacchi i centri del capitale, del governo e delle istituzioni.
Su questo non vi possono essere equivoci e questo è indipendente dalle posizioni forze soggettive proletarie, giovanili, rivoluzionarie. E' una necessità e un compito per tutti. Chi se ne sottrae non porta avanti avanti una lotta migliore ma lascia la direzione del movimento al riformismo filo o antigovernativo che sia e la direzione e pratica della rivolta alle componenti anarchiche, che evidentemente non possono andare oltre una conmbattiva e antagonista azione senza progetto e prospettiva, divorziata programmaticamente dalla conquista, partecipazione, protagonismo diretto della classe operaia e masse proletarie.
Le forme dell'attacco, l'ideologia che lo guida e anche aspetti delle prassi 'distruttive' non sono indifferenti se si vuole raggiungere gli obiettivi e su questo tocca ai comunisti e alle avanguardie proletarie fare il primo passo e non
essere nè fuori, nè alla coda.
In Grecia serve lavorare per l'insurrezione popolare, ma come culmine e non come inizio; serve il partito, il sindacalismo di classe, il fronte unito ma tutto deve essere finalizzato alla guerra di massa prolungata che sfoci nell'insurrezione.
Il governo cavalca la tigre dei tre morti nella banca per soffocare con la forza e il sostegno di tutte le forze parlamentari la rivolta e la protesta popolare.
Noi siamo dalla parte della rivolta in tutte le sue forme e riteniamo che in queste ore in Grecia, si combatte una battaglia importante e decisiva per tutti i proletari in Europa, perchè la Grecia è come noi saremo, e noi siamo come la Grecia era, fatte le debite proporzioni nella catena dello sviluppo disuguale dell'imperialismo e la crisi
proletari comunisti
6 maggio 2010
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