venerdì 7 maggio 2010

pc quotid 7 maggio - appello per una assemblea nazionale a Napoli disoccupati-precari...

segnaliamo e sosteniamo questo importante appello

Napoli 21 maggio ore 16 aula T3 facoltà Giurisprudenza (Via Mezzocannone).
assemblea nazionale disoccupati, precari, licenziati, immigrati
per il lavoro, per il salario garantito

La crisi economica mondiale è ancora lontana da una prossima fine.
Governi, padroni e banche ne scaricano i costi sui lavoratori, sui disoccupati, sui precari, sulle masse popolari.
Mentre migliaia di miliardi vengono stanziati per salvare le banche e puntellare le grandi multinazionali, per i proletari si è aperto un sempre più nero periodo di lacrime e sangue. Licenziamenti, abbassamento dei salari, aumento della precarietà e disoccupazione, difficoltà a farsi o mantenersi una famiglia, mettere su una casa, taglio alle spese sociali, dalla scuola alla sanità, sono diventati una dura realtà per milioni di proletari, strangolati anche da tasse, mutui multe e bollette.
L’OCSE e l’ONU ci fanno sapere che nel corso di quest’anno avremo 40 milioni di nuovi disoccupati nel mondo e centinaia di milioni saranno quelli ridotti alla fame.
In questo quadro, la situazione italiana è, checché ne dicano i Berlusca-Bossi-Tremonti ecc.ed i loro giornali-tv, tra le peggiori. La cassa integrazione ha toccato i suoi massimi dall’inizio della crisi. Secondo l’INPS la cassa integrazione ordinaria è cresciuta del 123,49% rispetto allo scorso anno: ad oggi siamo già a 179.617.307 ore. Per la cassa integrazione straordinaria va anche peggio: a febbraio è aumentata del 28,07% rispetto a gennaio. A soli tre mesi dall’inizio dell’anno, complessivamente sono un milione e duecento mila i lavoratori in cassa integrazione e per la metà di questi non c’è futuro. Sono destinati a fare la stessa fine dei 380.000 licenziati nel solo 2009 e ad incrementare i numeri della disoccupazione che continua a crescere senza sosta. Secondo l’ISTAT siamo ormai all’8,6%, che guardando ai giovani arriva al 26,8%. Dati sottostimati (la stessa Bankitalia calcola il 10% di disoccupazione che per il Sud si triplica) se si considera che sono 3 milioni gli scoraggiati a trovare il lavoro e milioni le donne che non ci provano neppure.
A pagare un prezzo molto alto sono i precari, quella marea di giovani con contratti a tempo determinato, di collaborazione (co.co.co.), a progetto, a chiamata, e tutte la altre forme atipiche introdotte prima dal pacchetto Treu -voluto dal governo di sinistra- e poi dalla legge 30 Biagi del governo Berlusconi. Una manodopera usa e getta, con un salario che è un sogno quando arriva agli 800- 900 euro, e che una volta buttata fuori non gode nemmeno degli ammortizzatori sociali. Sono decine di migliaia ora quei precari licenziati e la strage maggiore è opera dello stato con veri e propri licenziamenti di massa nella scuola insegnanti, personale ATA, ditte di pulizia e nel resto del pubblico impiego statale e degli enti locali.
Per chi un lavoro stabile ancora ce l'ha, aumenta il ricatto dei padroni-alimentato anche dalla minaccia di chiusura e/o di trasferimento delle produzioni all'estero- iper imporre tagli al salario e l'aumento dello sfruttamento mentre nel settore pubblico le varie riforme di Brunetta e soci stanno peggiorando condizioni di lavoro con ulteriori riduzioni salariali.
Padroni e governo, inoltre, usano la crisi come una clava contro i diritti dei lavoratori. Con la recente approvazione del decreto legge 1167-collegato lavoro- si smantellano tutte le barriere allo strapotere dei datori di lavoro. L'articolo 18 dello statuto dei lavoratori, in difesa del quale erano scesi in piazza 3 milioni di lavoratori, viene ridotto a carta straccia grazie alla imposizione dell'arbitrato come risoluzione delle controversie di lavoro. In buona sostanza, questo cosiddetto “collegato al lavoro” trasforma in legge la deroga ai contratti nazionali attraverso la legittimazione dei contratti individuali contenenti clausole peggiorative e l'impossibilità per i lavoratori di rivolgersi al giudice per tutelare i loro diritti ed impugnare i licenziamenti. Prevede inoltre un alleggerimento delle sanzioni per il lavoro nero e le infrazioni sull'orario di lavoro, estende i soggetti autorizzati all'intermediazione di manodopera (il nuovo caporalato) e permette l'apprendistato a 15 anni come assolvimento dell'obbligo scolastico. Secondo il Ministro Sacconi questo è solo il 10 per cento di quanto hanno intenzione di fare per riformare il mercato del lavoro. “Il nostro obiettivo -ha detto- è il contratto a tempo determinato per tutti”. In altre parole, la precarietà deve diventare la norma e i diritti pari a zero. Il loro obiettivo è lo smantellamento dello Statuto dei lavoratori.
Tutto questo avviene nel silenzio, di chi dovrebbe essere controparte di padroni e governo, anzi per ampia parte del sindacato confederale e dei partiti della cosiddetta 'sinistra' questo silenzio diventa assenso. Lo smantellamento delle conquiste operato da tutti i governi dei padroni anche quelli considerati amici e la politica dei sacrifici, della compatibilità-concertazione con gli interessi delle aziende e della cosiddetta 'economia nazionale', portate avanti in tutti questi anni dai sindacati confederali, hanno determinato un arretramento non solo nelle condizioni salariali e di lavoro ma soprattutto sul piano dell'unità e della tenuta di tutta la classe operaia e le masse proletarie.
Le lotte dei disoccupati, dei precari e le lotte operaie in difesa del posto di lavoro non riescono a
diventare ancora lotta unitaria e generale, scontro frontale con padroni e governo.
Cisl-Uil si oppongono sempre più a queste lotte e la Cgil si limita a chiedere qualche ammortizzatore sociale in più o qualche illusorio e poco credibile piano aziendale alternativo, magari all'insegna del “verde” e della difesa dell’italianità della produzioni, senza disturbare troppo il manovratore. I tetti e le gru, fino in qualche caso al pacifico “sequestro” di qualche dirigente, sembrano essere l'unica chance lasciata ai lavoratori, precari e non, per attirare l'attenzione di una mano salvifica istituzionale. AI disoccupati e gli immigrati, da sempre utilizzati come arma di ricatto e di pressione nei confronti dei lavoratori ancora stabili, si chiede di arrangiarsi ed aspettare tempi migliori.
E’ ora di dire basta! Noi la crisi non la vogliamo pagare!
Noi vogliamo, lavoro, la fine della precarietà, il blocco dei licenziamenti, salari decenti, salute e sicurezza, servizi sociali scuola sanità gratuita, raccolta differenziata porta a porta, ambiente sano
Come disoccupati organizzati Banchi Nuovi di Napoli e Disoccupati Organizzati Slai cobas per il sindacato di classe Taranto stiamo lottando per questo e vogliamo contribuire allo sviluppo di un percorso unitario.
La disoccupazione, il lavoro nero, la precarietà sono le conseguenze di un sistema, quello capitalista, basato sul profitto. Non si esce dalla disoccupazione e dalla precarietà, se non si lavora per mettere fine allo sfruttamento ed a una vita di fatica combattendo e rovesciando questo sistema. Lavoratori, precari, disoccupati hanno in comune gli stessi nemici, gli stessi interessi di fondo, e l’unica prospettiva : quella di lottare insieme.
Come realtà autorganizzate siamo impegnati,sui nostri territori nella lotta per ottenere uno sbocco lavorativo o comunque un reddito. Le nostre mobilitazioni, hanno ottenuto risultati positivi sia sul piano del riconoscimento politico-sociale che su quello specifico delle vertenze, per quanto ancora siamo lontani dagli obiettivi che ci poniamo: Il nostro risultato maggiore è aver costruito una struttura organizzata e una soggettività non addomesticabile e con una attitudine unitaria rispetto alle altre lotte, legando le nostre vertenze per lo sbocco lavorativo, alle mobilitazioni per l'ambiente e la salute, contro il caro vita ed il taglio alle spese sociali, contro le spese militari e le guerre, contro il razzismo ed a fianco dei migranti. Anche per questo su di noi - come sugli altri movimenti dei disoccupati organizzati - si abbatte, una repressione sempre più forte. Preoccupano le controparti la determinazione, l’autonomia dei nostri movimenti e la volontà ad andare ben oltre le nostre vertenze locali puntando alla generalizzazione della lotta.
Oggi più che mai siamo convinti che l'intensificazione e l'allargamento della lotta autorganizzzata, l’unificazione di tutti i soggetti colpiti dalla crisi, sono non solo necessari ma l’unica via per fronteggiare gli attacchi di padroni e governo.
Per questo proponiamo un assemblea nazionale per avanzare lungo un percorso unitario con parole d’ordini unificanti.
Ci rivolgiamo in modo particolare a tutte le realtà di disoccupati in lotta, che, come noi, hanno in atto vertenze territoriali nella consapevolezza che, di fronte alle centinaia di migliaia di posti di lavoro già persi e che si perderanno nel corso di quest'anno, le vertenze locali non bastano e rischiano di restare isolate e anche diventare preda di speculazioni clientelari e quindi di essere portate a insuccessi
Dobbiamo contrastare insieme campagne di criminalizzazione delle lotte dei disoccupati che ancora più di prima sono, infatti, utilizzate per creare contrapposizioni, concorrenza e divisioni non solo con gli altri disoccupati, ma con i nuovi settori di senza lavoro.
E', quindi, indispensabile che proprio dalle realtà organizzate, nel mentre continuano a portare avanti i percorsi avviati per ottenere risposte ai bisogni immediati dei disoccupati da essi organizzati, vengano proposte unificanti con tutti i senza lavoro.
Tra queste va rilanciata la lotta per ill Salario Garantito per tutti. Una parola d'ordine non nuova per i movimenti di disoccupati ma che fino ad ora non ha visto il coagularsi di forze capaci di imporla sul piano nazionale. Le diverse proposte di legge per il reddito sociale presentate negli anni passati non hanno approdato a nulla per l'assenza di un forte movimento generale sul piano nazionale capace di imporre questo obiettivo,
Organizziamo una assemblea nazionale per costruire insieme come disoccupati, precari, licenziati, cassintegrati, altri settori sociali in lotta studenti ,movimenti territoriali ecc questo movimento.
Tutti insieme alziamo la testa e farciamo pagare la crisi a coloro che ne sono gli unici responsabili.
....Per adesioni banchinuovi@hotmail.it cobasta@libero.it

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