sabato 3 febbraio 2024

pc 3 febbraio - Stellantis - La difesa del lavoro non verrà nè da padroni nè dal governo - Da CR

Per la Stellantis vi è stato un incontro a Roma da cui gli operai dei diversi stabilimenti si aspettavano molto e anche un presidio al ministero. Ma cosa è stato deciso in questo incontro in realtà? Niente. Sono stati riaffermate a parole ciò che vanno dicendo da tempo: bisogna raggiungere un milione di auto. E, chiede Tavares, bisogna mettere un miliardo di incentivi per poterli raggiungere. Si sta ipotizzando, anche qui come per Acciaierie d’Italia, una forma di partecipazione statale al gruppo Stellantis, ma, ora come ora, questa ipotesi non sta tra le intenzioni del gruppo Stellantis, che vuole gli aiuti di Stato ma non lo Stato nel gruppo, esattamente come quello che sta avvenendo in Francia.

Nello stesso tempo, nè i piani Stellantis nè i piani del governo garantiscono assolutamente la difesa del lavoro in tutti gli stabilimenti e meno che mai la difesa degli operai dell'appalto.

Per questo si stanno predisponendo dei piani, A Mirafiori, a Melfi, che sono di pura cassa integrazione, corsi di formazione che comportano comunque l'espulsione degli operai dal ciclo produttivo della Stellantis. E si è già visto che tutto ciò che è uscito fuori dal ciclo produttivo della Stellantis non è più rientrato ed è diventato precarietà, disoccupazione.


Per questo noi pensiamo che gli operai e le organizzazioni sindacali debbano dire no a questi piani, ma chiaramente così non è. I sindacati sono sdraiati, con eccezione debole della Fiom, su alcuni punti dei piani di padroni o del governo.

Alla Stellantis di Melfi non ce la si può cavare, come fa il governo, parlando di nuova azienda che entri nel comparto e apra uno stabilimento a Melfi.... Si tratta di parole demagogiche che non hanno obiettivamente alcun riscontro reale nelle dinamiche sia dei padroni sia dei lavoratori.

Per quanto riguarda i padroni, è chiaro che se il governo dice: verrà un'altra fabbrica a Melfi il risultato è che Stellantis farà la guerra a quest'altra fabbrica e questa guerra vorrà dire che ricatterà, utilizzerà i lavoratori operanti attualmente alla Stellantis a sostegno delle sue posizioni e quindi avremo un governo che sostiene le posizioni degli altri padroni e i padroni effettivi che scaricheranno sui lavoratori qualsiasi cosa.

Il problema è come i lavoratori si organizzano per fronteggiare la situazione. Il fatto che gli operai delle ditte dell'indotto in lotta a Melfi abbiano ottenuto un anno di cassa integrazione, dal punto di vista del reddito è una cosa necessaria ma è evidente che a queste aziende non è stato assicurato alcun futuro. Che succede durante e dopo l'anno di cassa integrazione? Su questo nessuna assicurazione è stata data e il fatto di essere inseriti nell'”area di crisi complessa”, non cambia la sostanza, perché quest'area di crisi significa solo cassa integrazione e corsi di riqualificazione.

Pensate a quello che succede all'ex Ilva di Taranto, dove da anni l’area è considerata “zona di crisi complessa”, e la Regione non ha fatto niente, ha cercato ulteriori interlocutori industriali che non ha trovato, ha aiutato all'ottenimento di alcune casse integrazioni, ma con il discorso di “area di crisi complessa” nessun lavoratore è stato rioccupato.

Quindi, se si vuole fare questo, il risultato sarà: nessun lavoratore rioccupato, ma solo soldi buttati in cassa integrazione in corsi di riqualificazione inutili.

Tutte le organizzazioni sindacali sono schierate su questa linea, ma occorre invece che gli operai si muovano autonomamente, spingendo affinchè una parte stessa di organizzazioni sindacali e di delegati si opponga a questa prospettiva. La prospettiva è il lavoro, non la cassa integrazione.

La notizia che una parte dei lavoratori inviata a Pomigliano tornino a Melfi sarebbe positiva, dato che noi siamo contro la deportazione dei lavoratori da Melfi, ma è anche un segnale dei rischi occupazionali a Pomigliano e della più generale crisi che c'è nel gruppo.

Il problema a Melfi, Pomigliano, come a Mirafiori, e in tutti gli stabilimenti, è il problema di una lotta autonoma degli operai - uniti - della Stellantis e dell'indotto, perché non ci sia nessun esubero e perché ci sia all'interno una migliore condizione lavorativa.

Su questo, obiettivamente, siamo ben lontani.

I piani dei padroni non assicurano nessuna certezza. Auto elettrica significa comunque minore occupazione in prospettiva e quindi il discorso di un milione di macchine che possano saturare i lavoratori e la produzione, ora come ora, è sulla carta, perché da un lato la Stellantis vuole che il governo gli crei le condizioni per questo milione di auto, dall’altra il governo tutto vuole fare tranne questo.

Ma pensate quanto pesa la politica nella vicenda di Stellantis. La Meloni che vuole una stampa imbavagliata sta vivacemente protestando per gli articoli di critica al governo che gli vengono da Repubblica, attaccando frontalmente sia la famiglia Agnelli, sia indirettamente la Stellantis di essere i proprietari effettivi di questo giornale. Questo è vero, ma la Meloni è l'ultima che può parlare di bisogno di stampa libera proprio perché da quando è al governo sta mettendo il bavaglio alla stampa e nello stesso tempo sta occupando tutti i mezzi di comunicazione e di informazione, le televisioni, ecc. La Meloni e il suo governo hanno interesse solo alla propria sopravvivenza e alla trasformazione di questo paese in uno Stato di tipo moderno fascista.

I lavoratori se lo mettessero bene in testa che non c'è un governo amico come non ce n’erano prima. La lotta degli operai, ora alla Stellantis, o è contro padroni e governo e sugli interessi e la piattaforma degli operai oppure è una lotta perdente che può originare solo una guerra tra poveri.

A quando un incontro effettivo tra gli operai di Melfi, di Pomigliano, di Mirafiori per studiare insieme il modo di rispondere ai provvedimenti del governo? Rispondendo stabilimento per stabilimento perdono tutti gli stabilimenti.

Nei prossimi giorni noi faremo un'iniziativa, a Melfi e a Mirafiori, certamente per ora di sola propaganda e agitazione, nel senso buono della parola, di spiegazione ai lavoratori e di indicazione di alcune rivendicazioni possibili.

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