mercoledì 31 gennaio 2024

pc 31 gennaio - Il divario tra ricchi e poveri, tra padroni e operai aumenta - Da CR del 30/1


Da sempre affermiamo che nel sistema capitalistico il divario tra ricchi e poveri, tra padroni e operai per semplificare, cresce e aumenta progressivamente, sia in forma assoluta che relativa. 

I dati che ci vengono forniti, anche se trovano poco spazio sulla grande stampa, dimostrano quasi sempre che i profitti dei padroni hanno nella maggior parte dei casi sostanzialmente tenuto, così come i profitti delle banche. Mentre alcuni settori dei padroni hanno visto i loro profitti aumentare a dismisura - pensate a quello che è avvenuto durante il periodo del Covid per le industrie farmaceutiche -  ma anche l'attuale crisi sta creando questa situazione. 

I profitti dell'industria bellica aumentano, i profitti delle industrie che tengono bassi i salari e l'occupazione nello stesso tempo anch'essi aumentano. Però quello che appare più scandaloso, ma solo formalmente scandaloso, dato che l'intreccio tra capitale industriale e capitale finanziario è una delle caratteristiche delle società capitalistiche avanzate in tempi di imperialismo, sono i recenti dati riportati dalla stampa. 

In particolare Repubblica, nella giornata di ieri, nel suo inserto economico scrive: “un 2023 da record per i signori del denaro, i primi 20 hedge fund - che sono cioè i fondi di investimento - in 12 mesi

hanno accresciuto il valore delle loro attività di 67 miliardi di dollari”. Vale a dire i gestori di questi fondi hanno accumulato profitti d'oro. E fa anche degli esempi concreti: uno dei fondi inglesi, ad esempio, ha montato il suo valore delle sue attività di gestione di 12,9 miliardi di dollari, facendo salire a 50 miliardi il patrimonio a disposizione, perfino in quello che viene chiamato l'anno nero dei mercati. Questo fondo, invece, è riuscito a portare a 41,3 miliardi gli incrementi di valore. A questo corrisponde l'arricchimento personale dei gestori dei fondi. Questo Cristopher O'Hon ha visto la sua ricchezza personale valutata attualmente a 6,2 miliardi. Ma naturalmente è solo un esempio, altri personaggi di questo genere hanno avuto lo stesso tipo di risultato. Il patrimonio personale, ad esempio, del fondo Bridge water ammonta a circa 20 miliardi. Il giornale porta anche la classifica dei fondi che hanno guadagnato di più. Naturalmente sono nomi sconosciuti al grande pubblico, ma nella sostanza sono i veri grandi beneficiari del sistema capitalistico, sia nelle fasi di sviluppo e spesso ancor più nelle fasi di crisi.

Tant'è vero che il governo ha parlato in forma demagogica di tasse sugli extra profitti delle banche, ma in realtà siamo sempre all'insegna del carattere di questo governo che dice balle. La Meloni sembra un'attricetta che mette la sua faccia per dire balle, soprattutto su quello che riguarda le tasse, su quello che riguarda il rapporto con le banche, su quello che riguarda il rapporto che c'è tra alimentare la grande ricchezza e indebolire, invece, il potere d'acquisto, i salari, la condizione di vita dei proletari. 

C'è un articolo abbastanza tecnico sempre sull'inserto di Repubblica di ieri, che spiega il tipo di bugie che in questa questione degli extra profitti la Meloni ha seminato: nella sostanza, i margini cosiddetti “ingiusti” che avrebbero giustificato questa tassa sugli extra profitti, non solo non sono stati sottoposti a prelievo, ma sono addirittura aumentati, mentre chiaramente per il credito alle famiglie e secondariamente alle imprese minori in difficoltà parlano i fatti di come non sono aumentati i crediti, ma il costo sì, il costo dei mutui per le imprese piccole e medie molto spesso è stato scaricato sui lavoratori con tagli salariali e licenziamenti. 

Contro tutto questo i lavoratori e le masse popolari hanno solo due strumenti: la lotta per il salario, per aumenti salariali a tutela dei loro redditi e la lotta generale per rovesciare i governi dei padroni al loro servizio, da inserire in una battaglia per rovesciare lo Stato del Capitale e il sistema capitalistico.

Senza il rovesciamento del sistema capitalistico è impossibile superare le disuguaglianze tra ricchi e poveri, tra padroni e lavoratori ed è soprattutto impossibile colpire sia le grandi ricchezze così come il sistema che all'interno dei posti di lavoro produce salari e profitti. 

Torniamo sul problema che ha taglieggiato i salari, vale a dire la perdita del potere d'acquisto. Tutte le statistiche ci dicono come nessun lavoratore italiano ha mai recuperato i tagli salariali persi con l'inflazione. Un luogo centrale per riconquistare il potere d'acquisto sono i contratti e soprattutto lo sono ormai come unico strumento, visto che con l'abolizione della scala mobile i lavoratori non hanno alcuna difesa automatica a fronte dell'aumento dei prezzi e dell'inflazione, fermo restando che la stessa scala mobile recuperava solo in parte tutto questo. 

Di contratti ce ne sono tantissimi quest'anno e alcuni sono scaduti da tempo. Secondo i dati stessi forniti dalla stampa borghese il prossimo anno vengono a scadenza complessivamente 39 contratti e 34 tra il 25 e il 27. Tra i contratti scaduti il più importante è il contratto dei metalmeccanici che vede mobilitato il corpo centrale della classe operaia industriale. 

Naturalmente tutti i contratti si muovono all'interno di questa dinamica e l'attenzione che ci deve essere nella conquista dei nuovi contratti, deve però partire innanzitutto dalle piattaforme, cioè quali richieste vengono inserite nelle piattaforme. 

Qui i sindacati, quando si tratta di parlare, sembrano raccogliere l'esistenza dei problemi. Dice Re David, responsabile della Fiom: “noi chiediamo di recuperare tutta l'inflazione reale”, ma chiaramente la cifra salariale che poi verrà messa nel contratto se è al di sotto delle 500 € di aumento o come minimo 300 €, è sicuro che essa non è in grado di recuperare non tanto la perdita di salario avvenuta in questi anni, ma semplicemente la perdita di salario avvenuta negli ultimi due anni. Su questo il trucco è stato quello di svuotare e di far diminuire il peso dei contratti nazionali scaricando tutto quanto sui contratti aziendali, ma contratti aziendali nella sostanza che vengono rivendicati come secondo livello solo nelle grandi imprese. Nelle piccole e medie imprese, nelle tante attività anche più ristrette, più piccole, non avviene nessun recupero a livello di contrattazione di secondo livello. 

La stessa stampa borghese dice che esistono forti differenze nelle imprese più grandi con più di 250 dipendenti e in quelle minori queste forti differenze non riguardano soltanto il fatto che non si fa la contrattazione di secondo livello, ma anche il fatto stesso che non viene applicato il contratto nazionale anche quando esso viene conquistato. 

A questo si aggiunge che la probabilità di applicare il contratto di secondo livello aumenta tra il 10 e il 14% se in impresa vi è una rappresentanza sindacale, ma si sa bene che costruire la rappresentanza sindacale tra i lavoratori di piccole e medie imprese è particolarmente difficile, oltre gli ostacoli che vengono stabiliti dai padroni e dalle leggi, ci sono gli ostacoli della debolezza relativa e della precarietà della forza lavoro che impedisce ai lavoratori di avere la forza necessaria sia per nominare i rappresentanti sia per sviluppare la lotta sindacale al loro interno. 

Proprio per questo è necessaria la legge sul salario minimo, perché in generale una parte rilevante dei lavoratori è al di sotto, ha una paga salariale oraria intorno alle 7 € lorde. Sull'introduzione di un salario minimo le posizioni parlamentari parlavano di 9 €, ma chiaramente tutte le forze sindacali di base di classe richiedevano un aumento di almeno 10 € nette di salario minimo. 

Qui sia il governo sia una parte del sindacato si è unito e ha usato il parere del Cnl per dire NO alle leggi sul salario minimo. È stato utilizzato in maniera strumentale sia dal governo, dai padroni e dallo stesso Cnl il fatto che una volta stabilito un minimo per legge le imprese si limitano a pagare quel minimo, abbandonando il contratto collettivo. 

Tutto questo è sostanzialmente falso perché il problema del salario minimo è quello di stabilire un minimo sotto cui non si poteva andare in tutti i contratti, basti pensare a quello che avviene negli appalti comunali, nelle ditte di appalto dei servizi. 

Il salario minimo era invece una barriera per migliorare la condizione di base salariale di questa massa dei lavoratori e farne poi una forza reale nella battaglia generale per il contratto nazionale, favorendo l'unità e la forza compatta dei lavoratori. 

Quindi la questione salariale, la questione dei contratti. La questione dell'aumento della disuguaglianza sociale, della divisione del tra ricchi e padroni, vede in tutti i governi dei padroni strumenti necessari per conservarla e alimentarla ancor più e per un governo reazionario di estrema destra, qual è il governo Meloni, su questo si pone al servizio totale dei padroni con l'affermazione che se i padroni si arricchiscono i lavoratori stanno meglio... Quindi, fa leggi e azioni volte ad aumentare questa ricchezza e nello stesso tempo indebolire le forme di tassazione nei confronti dei padroni e dei ricchi, mentre consolida le tasse inique sulla pelle dei lavoratori che finiscono per essere gli unici a pagare realmente le tasse e a pagarle in forma assolutamente sproporzionata rispetto ai loro salari. 

Ricostruire quindi la lotta dei lavoratori, utilizzare la grande scadenza nazionale dei contratti e in particolare il contratto dei metalmeccanici per ridare forza ai lavoratori e aprire una stagione di lotta in cui gli operai e i lavoratori possono avere un ruolo centrale sia nella lotta sindacale di classe sia nella battaglia generale per rovesciare il governo dei padroni.

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