La lotta degli agricoltori ha raggiunto un picco molto alto a livello europeo, e anche in Italia, con le contestazioni del Vertice europeo a Bruxelles.
Da diverse parti ci chiedono di prendere posizione su questa lotta.
Noi siamo a favore di tutte le lotte e le proteste, contro le multinazionali e contro i governi europei. Questi governi e questi multinazionali sono la causa nel sistema capitalistico di tutto quello che succede, anche nell'agricoltura.
Non c'è alcun dubbio che tutto il mondo agricolo è colpito dai processi della concentrazione capitalistica, degli interessi delle grandi multinazionali, compreso, ormai molto importanti, tutta la rete dei grandi centri commerciali. Ed è chiaro lo stridente contrasto tra i quattro soldi che danno a chi produce i prodotti agricoli di ogni genere e tipo e il riscontro che hanno sui prezzi nel mercato.
La crisi di questo settore si scarica sui lavoratori delle campagne da un lato - che lavorano in condizioni di lavoro nero, sotto salario. massimo sfruttamento, con una grande fascia rappresentata dai lavoratori immigrati - e dall'altro sui proletari e masse popolari che si trovano alti prezzi dei prodotti
agricoli, sicuramente interni alla crescita generale dei prezzi che produce riduzione oggettiva di salari e impoverimento delle masse.Tornando alla lotta degli agricoltori, il problema è su quali rivendicazioni, che cosa va nell'interesse dei proletari e delle masse; e quindi di una agricoltura a servizio dei proletari, delle masse, di una economia alternativa alla tutela solo degli interessi specifici dei proprietari terrieri?
I medi e piccoli, e in parte anche i grandi, agricoltori hanno sì contraddizioni profonde con le regole europee e con le grandi catene commerciali, a cui vendono i loro prodotti. Ma questo non vuol dire che abbiano ragione su altri aspetti.
Loro vogliono intensificare l'agricoltura così com'è, con tutti gli effetti negativi che questo comporta, non solo rispetto all'ambiente, alla crisi climatica - vedi l'utilizzazione dei pesticidi, ecc. - ma rispetto alle condizioni di lavoro dei lavoratori dei braccianti che in larga parte sono immigrati. Su questo, dietro la protesta degli agricoltori, si nascondono diverse questioni.
La nostra posizione è di guardare innanzitutto agli interessi dei lavoratori di questo settore e solo su questa base pensare cosa sostenere e cosa non sostenere in questa battaglia. Anche su questo ci vuole la politica operaia, proletaria, autonoma dalle mobilitazioni dei padroni.
Da un lato quindi la lotta ci interessa per quanto possa essere in grado di migliorare la condizione dei lavoratori delle campagne, per quanto sia in grado di ridurre i prezzi sui mercati, e dall'altro per quanto si riesca a difendere, a costruire un'agricoltura sana.
Su questo le rivendicazioni attuali del mondo agricolo che si esprimono in queste manifestazioni sono solo per metà giuste. Quando si chiede di mettere fine ai vincoli nella produzione si chiede in realtà un uso intensivo dei pesticidi, di tutti quei prodotti che hanno rovinato il prodotto agricolo piuttosto che tutelarlo. Quando si chiede di mettere fine ai vincoli ambientali ci si schiera su un fronte che è diverso da chi ha interesse che venga messa fine alla crisi ambientale, alla crisi climatica che si riflette sull'agricoltura.
Quindi in questo movimento occorre sostenere solo quella parte che centra la lotta contro il Capitale, le multinazionali, sia italiane che europee.
Altri problemi sono legati a questa lotta. Il governo ha fatto provvedimenti repressivi per impedire blocchi stradali, manifestazioni delle realtà proletarie o dell'opposizione politica, a cui lo Stato risponde con la polizia, le cariche.
Ben altro invece è l'atteggiamento rispetto alla lotta degli agricoltori. Questo non perché noi vogliamo la repressione di queste lotte, anzi, siamo per il massimo sostegno a tutte le forme di lotta che, quando sono necessarie, comprendano il blocco delle strade, delle autostrade, di tutto ciò che permette alla lotta di ottenere risultati. Però non ci sta bene che in questa lotta degli agricoltori l'atteggiamento sia differente, perché in questo atteggiamento differente c'è tutto il carattere di classe antiproletario, contrario alle lotte dei lavoratori e delle masse popolari che questo governo persegue sistematicamente con le leggi repressive.
Infine c'è un altro problema. Si dice che la rivolta in corso in questo paese è una rivolta di gente che ha votato per il governo attuale. Questo è sicuramente indubbio e anzi, proprio in questo ci sta l'anello debole di questa protesta che conta sulla pressione sul governo amico e quindi conta sul fare blocco con questo governo piuttosto che contrastarlo. Si favorisce in questa maniera la campagna demagogica, sovranista, antieuropea che questo governo sostiene per gli interessi del grande, e medio Capitale nel nostro paese.
E’ naturale che gli esponenti principali di questa lotta siano più o meno sempre collocati nell'area del sostegno elettorale a questo governo e dell'intreccio tra questi settori e il governo che ha portato alla vittoria del governo Meloni/Salvini.
Nello stesso tempo va tenuto conto che siamo in piena campagna elettorale per le europee e anche il contrasto Meloni/Salvini viene giocato all'interno di questa lotta, dato che Salvini in questo, come su altri terreni, si fa paladino di tutte queste proteste per recuperare un peso elettorale equivalente a quello della Meloni nelle prossime elezioni.
L’altro elemento è che in queste lotte, in quanto riguardanti settori sociali e politici, facendo parte della sostanziale base di consenso elettorale del governo, in questi settori agiscono le forze di estrema destra, le forze fasciste, più o meno coperte, come è stato nei movimenti dei forconi, nei movimenti no vax. Quindi non è possibile dare un appoggio acritico al movimento di lotta in corso.
Bisogna cogliere in questo movimento i segnali della crisi generale del sistema capitalista, del rapporto tra grandi, medie e piccoli padroni, tra i padroni dei diversi settori, tra agricoltura e industria. Bisogna utilizzare questa situazione per opporre una soluzione alternativa a quella capitalistica e imperialista in materia di agricoltura.
Questo però è appunto il ruolo che i comunisti possono svolgere in questa lotta.
Per il resto occorre che si riesca a far avanzare la costruzione dell'organizzazione autonoma, sindacale, politica, anche nel mondo dell'agricoltura, a partire dai braccianti e dai lavoratori della terra. Un percorso certo, non immediato, ma che comunque è essenziale, perché se nei movimenti di settori di classe differenti dal proletariato non si costruisce l'autonomia operaia i lavoratori prima vengono utilizzati come massa di manovra per gli interessi della media e piccola borghesia e, in certi casi, anche di grande borghesia agricola, dopo le loro condizioni di lavoro restano uguali o peggiorano, perché non c'è alcuna garanzia che anche i provvedimenti che venissero fatti a favore dell'agricoltura si traducano in miglioramento delle condizioni lavorative dei lavoratori della terra.
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