Bisogna “comprimere le pensioni” fa sapere il Fondo monetario al governo italiano mentre è ancora aperto il “tavolo” con i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil che ci tengono a sottolineare che dura da ben “sette mesi”! (v. La Repubblica del 27 luglio) e che per l’autunno minacciano come al solito fuoco e fiamme!
E “Dopo sette mesi di incontri, non è arrivata alcuna
risposta dal governo, non sappiamo cosa dire ai lavoratori su come si andrà in
pensione nel 2024…” E dopo sette mesi durante i quali il governo li ha presi a
pesci in faccia questi hanno ancora il coraggio di parlare! Ma le battute dei sindacalisti
non finiscono mai! Proietti della Uil invita l’esecutivo a “scoprire le carte”!
Le “carte” come giustamente ammette il giornalista, sono ben chiare e messe nero su bianco dal Fondo
monetario, appunto, con i suoi “suggerimenti”: il primo è di “alzare l’età effettiva di uscita a 67 anni (oggi è a 64, i sindacati chiedono 62), evitando prepensionamenti e ‘Quote’”. Qua non si dice che tantissime lavoratrici e lavoratori devono per forza già ora arrivare a 67 anni perché non ci arrivano con i contributi!L’altro “consiglio” è quello di “portare il tasso di sostituzione,
la parte di stipendio trasformata in pensione, oggi al 67%, più vicino alla
media Ue del 50%.”
Queste “percentuali” tendono a nascondere quanto effettivamente
è la pensione per la stragrande maggioranza, e cioè quella con cui non si
arriva a metà del mese!
Si tratta di “suggerimenti” non richiesti visto che già il
governo insieme ai sindacati confederali fa bene il suo lavoro di peggioramento
delle condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori!
D’altronde questo è mestiere del Fondo monetario
internazionale (di fatto nelle mani degli USA) che nello stesso giorno aveva dato
un altro sostegno al governo inventandosi un aumento positivo di un più e
qualche cosa per l’economia italiana, quello di strumento di pressione
(attraverso i prestiti internazionali) sulle politiche dei vari paesi (soprattutto
quelli definiti in via di sviluppo) che devono attuare politiche di “aggiustamento
strutturale” proprio come quello indicato in questo caso all’Italia!
Che con questi suggerimenti trasformeranno ancora in peggio
la maggioranza degli attuali cosiddetti “lavoratori poveri” in “pensionati
poveri”.
Per questo l’opposizione di classe a queste “politiche” dovrà
nei prossimi mesi svilupparsi anche su questo terreno, sul terreno del diritto
ad una pensione piena e dignitosa. Una opposizione e lotta che la faccia finita
con le chiacchiere e le prese in giro di chi sta “sette mesi al tavolo” e dice
che non è successo niente; e contro un governo che approfitta di ogni occasione
per peggiorare le condizioni di vita e di lavoro di lavoratori e larghe masse.
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