Suicidio in carcere a Torino, il giudice: «Il detenuto poteva essere salvato, per 13 minuti gli agenti non ci sono stati»
Condannati tre poliziotti penitenziari per omicidio colposo: «Roberto Del Gaudio doveva essere sorvegliato a vista. Nessuno è intervenuto quando si è alzato dal letto con il cappio al collo»
Roberto Del Gaudio ha impiegato 13 minuti per uccidersi. Tredici minuti durante i quali si è alzato dal letto con il cappio al collo realizzato con i pantaloni del proprio pigiama, «ha aperto la finestra della cella, ha tentato di legare il pigiama senza riuscirci, è caduto, ha riprovato fino a quando non ha
incastrato il cappio, è salito sul letto e si è lasciato andare definitivamente». Tredici minuti che raccontano la morte suicida di un detenuto, ma anche la condanna dei tre agenti della polizia penitenziaria che avrebbero dovuto sorvegliarlo a vista. Invece, «nessuno di loro è intervenuto e nessuno ha osservato. Eppure, il controllo continuato e ininterrotto era assolutamente previsto e dovuto».
La ricostruzione di una morte
annunciata e della responsabilità di tre agenti (difesi dall’avvocato
Marco Feno) è narrata nelle motivazioni della sentenza del giudice Rosanna La Rosa, che ha inflitto agli imputati pene variabili tra 8 e 9 mesi per omicidio colposo per omessa vigilanza. Del Gaudio è morto il 10 novembre 2019. Era detenuto dal 18 agosto, dal giorno in cui aveva ucciso la moglie. Ed era rinchiuso al Sestante perché
considerato un soggetto a rischio: gli agenti «avevano l’obbligo
giuridico di vigilarlo attraverso il monitor e con piantonamento a
vista». Non lo hanno fatto.
Cosa accadde realmente quella sera nel carcere Lorusso e Cutugno è una verità che in gran parte non verrà mai svelata. Non si è mai capito perché gli agenti fossero distratti e non intervennero. A lungo, in fase d’indagine, i pm Giulia Marchetti e Francesco Pelosi avevano ipotizzato che stessero usando il monitor — che avrebbero dovuto trasmettere le immagini di Del Gaudio — per guardare la partita: in campo c’erano Juve e Milan. Il match è iniziato alle 20.46 ed è terminato alle 22.34. Del Gaudio ha iniziato a «comportarsi in maniera anomala» alle 21.37 (i video documentano che non indossa i pantaloni del pigiama), per poi mostrare le sue intenzioni suicide alle 22.18 (si alza dal letto con il cappio al collo). Gli agenti si accorgono che è morto alle 22.48, 12 minuti dopo la fine della sfida calcistica.
«L’ipotesi — scrive il Tribunale — non è stata dimostrata in dibattimento, ma anche fosse stata provata sarebbe comunque un elemento neutro». In sostanza, per il giudice non è importante cosa stessero facendo gli agenti: «il dato certo è che non hanno sorvegliato in modo adeguato, come avrebbero dovuto». «La morte di Del Gaudio si sarebbe potuta evitare — si legge nel documento —, qualora gli imputati avessero adempiuto al loro dovere». E ancora: «Nessuno ha notato o riferito comportamenti allarmanti da parte della vittima, che ha potuto agire indisturbata per oltre un’ora nella realizzazione del proprio proposito suicidario e, in ogni caso, certamente per 13 minuti».
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