lunedì 16 gennaio 2023

pc 16 gennaio: Iran. La feroce repressione non ferma la rivolta delle donne, giovani, masse popolari. Una importante Dichiarazione internazionalista di Partiti e Organizzazioni marxisti leninisti maoisti

Milano
Anche in Italia, Milano, continuano le mobilitazioni della
 comunita' iraniana e proletari comunisti è sempre a loro fianco

DICHIARAZIONE INTERNAZIONALE

Viva la rivolta delle donne e del popolo iraniano, 
morte alla Repubblica Islamica dell'Iran

Ai lavoratori, donne, giovani e ai popoli oppressi del mondo

Ai partiti e alle organizzazioni comunisti, ai marxisti-leninisti-maoisti

Appello al sostegno e alla mobilitazione:

La Repubblica Islamica dell'Iran è scossa dallo scorso settembre da una protesta di massa senza precedenti per estensione geografica (di tutto il paese: dal Kurdistan iraniano nel Nord-Ovest, fino al Baluchistan nel Sud-Est passando per il cuore del Paese e dalla capitale Teheran) per estensione sociale (con la partecipazione di ampi settori della classe operaia, studenti e piccola borghesia nelle città e di contadini nelle campagne) e per la sua durata prolungata.

Una protesta innescata dalla crudele repressione patriarcale neo-medievale del regime degli ayatollah che per mezzo della sua "polizia morale" molesta quotidianamente le donne, strumentalizzando la religione con l'imposizione rigida dell'hijab, con l'obiettivo di restringere la presenza femminile nello spazio pubblico e relegare le donne nelle pareti della propria casa, che il regime vorrebbe vedere come madri che sfornano figli, mogli accondiscendenti o ragazze da dare in matrimonio.

L'assassinio brutale di Mahsa Amini ha scatenato inarrestabile la rabbia delle donne, soprattutto delle

giovani e giovanissime: dalle scuole, alle università, dai quartieri popolari ai posti di lavoro, sono scese nelle strade dando alle fiamme i propri hijab e la bandiera nazionale, tagliandosi ciocche di capelli e sfidando cosi' apertamente il regime.

Non è bastata la prima ondata repressiva: al contrario si sono uniti alla protesta anche i giovani, gli studenti sino alla classe operaia, che ha organizzato scioperi politici nei principali siti petroliferi e in altri settori come nella fabbrica nazionale di pneumatici. A Theran le principali facoltà sono in mobilitazione, le aule universitarie e liceali sono vuote mentre le strade sono piene di manifestanti. Anche nelle campagne, i contadini si sono mobilitati, nonostante il regime utilizzi una più dura repressione nelle aree agricole. In tutto il mondo la comunità iraniana scende nelle strade contro il regime.

Le masse popolari iraniane non vogliono  fermarsi, nonostante le condanne a morte di giovani, la feroce repressione nelle strade, le torture e assassinii della polizia di regime, le centinaia di morti e migliaia di arresti

In alcuni casi le caserme sono state attaccate a colpi di molotov, e le brutali cariche della polizia antisommossa sono state respinte dai giovani e dalle giovani armati di determinazione e di mezzi occasionali.

La vera novità è quindi la natura prolungata di tale rivolta con un ampio fronte di classe su tutto il territorio della repubblica con rivendicazioni politiche: "donne, vita, libertà", "morte al dittatore" e "morte alla Repubblica Islamica".

La natura profondamente reazionaria del regime degli ayatollah, diretta conseguenza del suo sistema semi-feudale capeggiata da una borghesia burocratica e compradora (l grande borghesia e i latifondisti locali dell'imperialismo), non lascia margine a negoziazioni o a riforme come la ventilata soppressione della "polizia morale", d'altra parte le masse iraniane in lotta, estromettendo dalle proteste i rappresentanti dei partiti politici riformisti, mostrano anch'esse che l'intenzione è di lottare sino alle ultime conseguenze per la caduta del regime.

Tutto ciò indica che tatticamente il movimento delle donne e di protesta in Iran dovrà ancora affrontare la dura repressione del regime iraniano che gode del supporto dei regimi imperialisti russo e cinese, però strategicamente ciò è positivo: le masse in lotta, così determinate, non si stanno sacrificando invano perché con tale determinazione possono far cadere il regime reazionario iraniano, avanzando verso la propria liberazione e favorendo anche la liberazione dei popoli della regione, a partire dall'oppresso popolo curdo, "incatenato e diviso" tra Iran, Turchia, Iraq e Siria. La rivolta del movimento delle donne e del popolo iraniano mostra la via ai popoli oppressi dai regimi sunniti vicini dell'Arabia Saudita, Pakistan e Afghanistan, formalmente contrapposti al regime sciita iraniano, ma nella sostanza simili per la natura semi-feudale e la strumentalizzazione della religione per sottomettere le masse.

L'imperialismo yankee e le potenze occidentali sperano e lavorano perché il regime iraniano cada allo scopo di indebolire il campo avversario rappresentato dall'imperialismo russo in particolare, ma anche dall'imperialismo cinese, con l'obiettivo di sostituire l'attuale regime con un regime fantoccio filo-occidentale, come già successo lo scorso decennio con le rivolte arabe in Tunisia ed Egitto il cui esito fu una vera vittoria di Pirro in cui la caduta di regimi reazionari, in assenza di una direzione proletaria di quelle rivolte, fu sostituita da altrettanti regimi reazionari qui in forma "democratica" (Tunisia) lì apertamente in continuità col regime appena deposto (Egitto). Questa strumentalizzazione dell'imperialismo deve essere quindi denunciata e combattuta ovunque nel mondo.

Allo stesso tempo, facendo tesoro di queste esperienze, la lotta in Iran deve necessariamente elevarsi dallo spontaneismo attuale e raggiungere superiori forme organizzative necessarie per rovesciare il nemico, ispirandosi alle attuali forme rivoluzionarie più avanzate nel mondo: le Guerre Popolari in India e nelle Filippine, sviluppando creativamente la guerra rivoluzionaria adeguata al contesto iraniano contro il regime degli ayatollah.

I partiti e le organizzazioni comuniste ed in particolare i marxisti-leninisti-maoisti hanno il dovere internazionalista di sostenere le masse popolari, la classe operaia iraniana cosi' come i compagni marxisti-leninisti-maoisti iraniani, organizzando il sostegno in ogni Paese, solidarizzando con le comunità iraniane presenti, con tutti i mezzi materiali e politici, unendosi alle mobilitazioni davanti le ambasciate iraniane, denunciando nello stesso tempo i partiti della borghesia imperialista che strumentalizzano tali mobilitazioni con l'obiettivo di espellerli.

Nei Paesi imperialisti in particolare, ma anche in alcuni Paesi arabi, cosi' come in quelli dei BRICS, è necessario opporsi ugualmente agli opportunisti sedicenti "anti-imperialisti" (e in certi casi sedicenti comunisti) che sostengono il regime reazionario iraniano insieme all'imperialismo russo e cinese in chiave anti-americana: non sostenendo le donne e le masse iraniane in lotta mostrano la loro vera natura di classe reazionaria.

In tutti i Paesi del mondo far sentire forte e chiaro l'appoggio al popolo iraniano ed al suo movimento delle donne davanti le ambasciate e i consolati della Repubblica Islamica dell'Iran.

Viva il movimento delle donne liberatore e democratico!

Viva il movimento liberatore e democratico delle masse!

Operai, contadini, donne, studenti iraniani: avanti per la costruzione degli strumenti necessari per la vittoria: il partito, il fronte unito e l'esercito popolare!

Trasformare la rivolta spontanea in Guerra Popolare Rivoluzionaria!

Morte alla Repubblica islamica!

Istaurare la Repubblica Democratica Popolare sotto la direzione della classe operaia!


PRIMI FIRMATARI

Communist Worker Union (mlm) Colombia

Maoist Communist Party – Italy

Red Road of Iran (maoist group)

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