sabato 15 ottobre 2022

pc 15 ottobre - Un commento/valutazione dell'Assemblea proletaria anticapitalista del 17/9 di proletari comunisti

L’assemblea proletaria anticapitalista di Roma del 17 settembre ha cercato di dare spazio a tutti indicando il significato e il cammino di marcia che l’assemblea rappresenta. Non ha nascosto nessun problema anzi lo ha affrontato e ha dato indicazione, ha cercato di unire già nell'assemblea, sia pure in una pluralità di interventi.

Essa è andata oltre le aspettative e ha rappresentato quello che abbiamo scritto: un fatto nuovo sia a Roma dove non è facile che le stesse realtà che erano presenti alla nostra assemblea si incontrino tra di loro autonomamente, sia nel campo delle assemblee del patto d'azione che, al di là dei numeri di partecipazioni che il più delle volte sono stati molto più ampi, non hanno avuto la stessa caratteristica di fusione tra lotte, analisi realtà sociali e politiche, e perfino espressioni teoriche e impegni teorici da fondere con la dinamica del patto d'azione. Ha superato quindi ogni limite di puro collegamento delle lotte, ha superato la logica dell'intersindacale e ha permesso ai proletari presenti di assimilare nuove questioni o di misurarsi con nuove questioni e agli intellettuali, e realtà politiche di porsi in relazione con realtà di lotta al di là del loro livello e dimensione.

In questo senso l’assemblea è andata molto oltre il risultato, nonostante sia stata fondamentalmente organizzata dallo Slai Cobas e dai i compagni di Roma; anche perché eravamo dentro una dinamica che

ha visto altre realtà impegnate in assemblee nazionali, in particolare il Si.cobas; ma ha in qualche maniera tenuto conto delle realtà che non erano presenti.

E’ chiaro che è ancora una piccola cosa nell'oceano necessario dell'unità e del fronte unico di classe però, ripetiamo, siamo riusciti ad andare ben oltre, a dimostrazione che abbiamo vinto una sfida, passare dal momento telematico all'assemblea del presenza, ma aumentando la nostra forza, quando normalmente avviene proprio l'inverso.

Non va trascurata l'importanza di questa assemblea  nelle presenze nazionali; difficilmente riescono a rappresentare nord, centro, sud in termini non solo di presenza ma di realtà importanti, influenti nell'intero movimento. 

Lo Slai Cobas per il sindacato di classe ha avuto un ruolo determinante nella gestione dell'assemblea e anche nella sua rappresentazione, ruolo riconosciuto e rispettato anche nella città in cui siamo meno presenti, mostrando nei fatti la funzione, la prassi di cui lo Slai cobas sc è portatore, che non è solo una prassi che proviene dalle realtà locali ma è anche una indicazione che serve a livello nazionale. 

Importanti sono state le tematiche affrontate e l'approccio che hanno avuto, perché sono state tematiche affrontate in positivo e con spirito umile e diretto, ma anche perché alcune di queste tematiche non avevano mai messo in relazione una realtà come un'assemblea proletaria con gli anni 70, che ha potuto avere la presenza di compagni del Soccorso rosso proletario non come una delle tante presenze ma con una relazione diretta e riconosciuta con il movimento; o la partecipazione delle compagne che hanno potuto intervenire con un ruolo di primo piano mentre nelle precedenti assemblee del patto d’azione sono state emarginate o addirittura offese; così come il fatto che le realtà si sono riconosciute e quindi l'assemblea è stata orizzontale e non verticale, in cui il ruolo organizzativo, di indicazione degli organizzatori non è mai stato visto come di tipo autorappresentativo, come invece siamo stati abituati all'interno del patto d'azione. I compagni hanno potuto parlare realmente raccontando le loro vicende sia pure spesso in termini ancora relativi con il tempo che non ci ha permesso di svilupparle adeguatamente e di dare nel corso dell'assemblea un'impronta che ne valorizzasse il cammino. 

Però l'essenziale in questa assemblea è stato posto. E’ stata affermata la linea dell'unità delle lotte, ma non solo perché sono tutte importanti ma anche perché non è stata fatta alcuna concessione al generico collegamento delle lotte, è stato detto e riconosciuto, nel modo come sono state presentate, che ogni lotta va vista come parte della lotta generale, non nascondendo l'elemento del tendenziale; così si è potuto mettere in confronto compagni anche di realtà politiche diverse senza ostentare questa diversità, senza farne un tratto distintivo che diventasse una separazione. I compagni di Classe contro classe hanno cominciato dicendo “questa è un'assemblea di proletari comunisti”, dove non hanno inteso un'organizzazione ma un riconoscimento del carattere dell'assemblea. 

Abbiamo individuato nella proposta dell'assemblea proletaria anticapitalista in presenza a Roma, un passaggio importante, tra l’altro nel contesto di una campagna elettorale di cui la nostra iniziativa segnasse l'esistenza di un'opposizione altra, sindacale, politica e sociale, che è fuori dai giochi parlamentare, di leggi elettorali, ma è fuori anche dai riti e i miti che sono rimasti in campo nell’area dei sindacati di base, ottenendo consenso e un'attenzione oltre che una partecipazione convinta.

Certo la dimensione, il tempo dell'assemblea non ha permesso di arrivare a una conclusione, a una sintesi condivisa per trasformare lo spirito di unità, di collegamento e di interesse in una di impostazione unica e anche in un piano unico, però sicuramente questa assemblea ha diffidato dalla logica delle scadenze, dell'elenco delle date, a cui ci stanno male abituando le riunioni intersindacali dei sindacati di base, ma anche la GKN, il Si.cobas; scadenze al di fuori del tempo e della realtà, che non si misurano con le effettive dinamiche del movimento reale ma pretendono di incasellarlo in scadenze che poi purtroppo non danno il risultato di essere un punto di fusione e di capitalizzazione del fronte unico di classe, ma spesso un suo ridimensionamento rispetto alla potenzialità che esso ha.

L’Assemblea proletaria anticapitalista è quindi stata una buona iniziativa che evidentemente ora è difficile non certo facile trasformare in un anello del movimento reale sociale, sindacale, politico; è un passo avanti consolidato dentro una concezione del patto d'azione nella forma che noi abbiamo praticato dell'assemblea proletaria. 

In questo il peso dello Slai Cobas, il suo ruolo è determinante. Senza questa presenza, le altre realtà non hanno la possibilità né di unirsi tra di loro né tantomeno di essere una forza materiale collettiva che influisca realmente rispetto alle scadenze che si avvicinano. 

Da qui la necessità di rafforzare lo Slai cobas, di essere rappresentante effettivo delle lotte e di lotte reali che hanno un peso, che utilizza la sua presenza a “macchia di leopardo” diffusa sul territorio nazionale per mostrare che le varie realtà si possono unire dal nord al sud, dagli operai ai migranti, dalle realtà del precariato e delle lotte su fronti complicati come quelli della sanità, e farlo nella dimensione che parlino a tutti e intercettino via via tutte le lotte più importanti per trasformarle in lotta generale.

Questo corrisponde alla fase attuale ed è anche nello stesso tempo una fase di transizione tra un governo borghese e un'altra forma di governo borghese. Quest'altra forma di governo borghese si presenta con caratteristiche reazionarie, fasciste, dentro la logica dei piani del capitale; quindi c'è un elemento simile agli altri governi e elementi particolari che dovranno essere trasformati in elementi non di forza dell'azione dell'avversario ma di forza della azione della nostra classe. 

Negli interventi fatti dai compagni nell’Assemblea del 17 settembre vi sono le linee da selezionare rispetto alle cose che si possono fare e quelle che non si possono fare, e soprattutto come risolvere il difficile e complesso problema di dare continuità all'assemblea. Alla luce di questa assemblea sarà molto più facile analizzare gli elementi di distanza con le assemblee, movimenti delle altre realtà del sindacalismo di base. Questa è dialettica che vuol dire lotta tra le due linee nel movimento complessivo.

Infine ci sarà un problema serio di trasformare gli impegni di alcuni intellettuali in prassi, in un elemento agente nello scontro non solo contro il nuovo governo ma sulle grandi tematiche di questa fase, prima fra tutti quella della guerra imperialista.

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