OPERAIO DELLA TESSITURA DI MOTTOLA (TA)
LAVORATORE PRECARIO COOP. SOCIALI PALERMO
OPERAIA DELLA PELLEGRINI/APPALTO ACCIAIERIE TARANTO
(non atto in assemblea per ragioni di tempo)
(non atto in assemblea per ragioni di tempo)
Sono una dipendente della Pellegrini, grande azienda a livello nazionale. Il suo insediamento in ex Ilva, esattamente quattro anni fa, è avvenuto prima con l’appalto delle mense e poi con l’appalto delle pulizie. Siamo 360 dipendenti sulle pulizie e circa 200 sulle mense In questa azienda il parametro orario di lavoro è in base agli impianti dove si lavora, quindi non è per tutti uguale, anche se noi vorremmo tanto che i contratti fossero unici come parametro orario. L’azienda uscente tre anni fa, la Sodexo, per quanto riguarda le pulizie, aveva lasciato dei contratti minimi di 15-14 ore settimanali, 17 ore settimanali, massimo 20 ore. Poi c’è stato il problema del covid, che ci ha penalizzato tantissimo perché essendo un’acciaieria con circa 13 mila dipendenti chiaramente il covid si è diffuso, è stato un boom in quello stabilimento; ci si trasmetteva l’un l’altro il virus; abbiamo lottato per rimanerne indenni. In questi due anni l’azienda Pellegrini per mantenere intatta l’attività lavorativa pur in presenza di assenze per covid, e grazie agli incentivi che ha avuto dallo Stato, ha pensato di aumentarci a 24 ore l’orario dei contratti part time e potenziare così il settore delle pulizie. Ma dopo due anni purtroppo abbiamo avuto “il premio”, con un accordo tra azienda e due sigle sindacali: Cisl e Usb. In base a questo accordo chi non avesse superato le 48 ore di assenza per malattia nel 21, avrebbe avuto il premio di vedersi stabilizzato l’aumento dell’orario di lavoro, le altre no e quindi tornano al basso orario part time fatto prima del covid. I due sindacati firmatari si sono permessi lo scempio di firmare questo accordo discriminatorio che divide tra operaie e operaie sotto banco, e questa è la cosa più grave. Io chiaramente quando ho letto quell’accordo vergognoso sono rimasta scioccata, perché purtroppo in quel periodo ci sono stati colleghi e colleghe mie che si sono operate, hanno avuto un incidente stradale, cioè, gente che non si era mai messa in malattia per anni, ma che si è dovuta assentare, lavoratrici che hanno infettato i parenti, i figli, i mariti e hanno dovuto prolungare la quarantena, e per questo si sono viste tagliare l’orario di lavoro. E’ stato un accordo vergognoso, la Pellegrini deve fare un passo indietro e i sindacati devono ritirare la firma. L’Usb l’ha promesso solo a parole. Per questo come slai cobas stiamo andando avanti.
Prima si parlava di legame tra la guerra e le nostre condizioni di vita. Per esempio, per andare in Ilva devo prendere la macchina, e purtroppo in questo periodo la benzina sta andando alle stelle. Io ho veramente il timore che da un giorno all’altro non posso neanche andare più al lavoro.
Prima si parlava di legame tra la guerra e le nostre condizioni di vita. Per esempio, per andare in Ilva devo prendere la macchina, e purtroppo in questo periodo la benzina sta andando alle stelle. Io ho veramente il timore che da un giorno all’altro non posso neanche andare più al lavoro.
COMITATO DI LOTTA DI VITERBO
Questa assemblea è un'assemblea di proletari comunisti, nel senso che i compagni che stiamo ci si riconosce non soltanto come proletari ma anche come comunisti, perchè noi siamo per la conquista del potere, la distruzione del capitalismo, per la formazione di una nuova società.
La situazione che ci troviamo di fronte oggi è evidente se noi parliamo delle mobilitazioni contro la guerra imperialista. Al di là di qualche slogan roboante della serie “guerra alla guerra”, ecc., che poi lasciano il tempo che trovano perché “guerra alla guerra” è una cosa seria, cioè la guerra alla guerra l'hanno fatta chi nel 1917 ha fatto la rivoluzione e c'era una struttura che ha permesso di far veramente guerra alla guerra. Ora se noi oggi diciamo “guerra alla guerra” l'intervento va calibrato su quello che la classe esprime oggi, capire quello che uno fa oppure non può fare, perché se uno fa delle enunciazioni di principio poi rimane ad enunciazione principio e non riesce a calarsi in quella che è effettivamente la realtà. Noi come comunisti, e visto l'ambiente qui siamo, diamo per scontato che serve la guerra alla guerra nella guerra in corso che tutti riconosciamo essere una guerra imperialista.
Detto questo, se noi vogliamo provare a intervenire in maniera unitaria, da qualche punto materiale bisogna partire, perché ovviamente viene prima il fatto e poi la riflessione sul fatto; quindi bisogna partire da quella che è la condizione materiale degli sfruttati e quindi da lì costruire una battaglia politica che unisca insieme questioni economiche e politiche perché oggi l’economico si trasforma direttamente in politica. Dobbiamo avere l'orizzonte aperto, per non morire nella propria fabbrichetta, nel proprio comitato, nel proprio piccolo quartiere, ma coniugare nello stesso tempo l'intervento microscopio con la prospettiva, anche con la prospettiva comunista.
Allora noi diciamo di costruire una campagna unitaria che vada al di là delle bandiere di ognuno ma si coniughi su tutti i territori, a partire da quello che è il riflesso nella guerra. Quindi prendendo spunto su questo possiamo fare una campagna che parte dal carovita, aumento delle bollette, aumento dei prezzi alimentari, aumento generalizzato; poi ci sta pure che parliamo del comunismo, di tutti i discorsi che in parte già sono stati praticati in volantini e che noi abbiamo fatto già a Viterbo in varie occasioni.
Pensiamo appunto di proporre a tutti i compagni che stanno qui ma anche domani in cui c'è l'assemblea a Bologna dei lavori combattivi dove faremo naturalmente la stessa proposta, di partire da quelle che sono le condizioni materiali di vita; può essere l'occasione per una campagna di opposizione che metta insieme proletari di fabbriche con proletari di quartiere, con disoccupati, quindi tutte le varie figure sociali che possono unirsi su una questione che comunque tocca tutta la classe proletaria, tocca tutti quanti gli sfruttati che sono occupati, giovani precari, ecc.
Questa campagna guarda per l'appunto a tutti quanti i compagni senza che ognuno debba per forza piantare la propria bandierina perché noi crediamo che non sia il momento oggi di andare dietro alle bandierine ma che ci sia un avanzamento del fronte di classe che possa far tornare nella classe alcuni principi, alcuni concetti che sono stati dimenticati perché qui noi subiamo una sconfitta quarantennale dalla fine anni 70 in poi; quindi una serie di ragionamenti nell'ottica di ampliare la coscienza che ogni singola lotta è inserita nell'ambito della lotta generale contro il capitalismo. Faccio un piccolo esempio su Viterbo. Questa è una piccola città di provincia, in cui magari le cose sono anche più facile farle bene piuttosto che nelle città più grandi in cui ci sono incrostazioni sedimentate, alcune giuste e che vanno ancora oggi messe perché alcuni comportamenti non sono mai accettabili, altri invece con lo scorrere del tempo si dovrebbero anche sorpassare.
A Viterbo dentro un organismo di base che interviene sul territorio in un'ottica che partendo da una serie di vertenze che sono state fatte con lavoratrici scolastiche in due diverse fasi, che tra l'altro non sono state ancora vinte, hanno comunque inserito dentro una singola vertenza l'ottica della battaglia generale e quindi pensiamo che nel nostro piccolo questa esperienza possa essere riprodotta.
L'ultima cosa è la questione della sanità. Anche questa è un esempio che parte dal basso, la prossima a Roma è un'iniziativa sotto la Regione Lazio, e anche questa nasce da tutto un'insieme che non riguarda però soltanto la sanità, perché anche la questione sanità è inserita in tutto il discorso più generale di classe, sulla questione appunto sfratti, carovita, bollette, ecc. quindi anche la questione sanità è inserita in un discorso generale anticapitalista, una lotta particolare inquadrata nel quadro generale della lotta al capitalismo.
LAVORATRICE POSTE MILANO
Credo che nel settore Poste ci sia un problema molto grave di continua precarizzazione, impoverimento di tutta la classe lavoratrice. Poste Italiane è una delle prime aziende che sta guadagnando tantissimo sotto tutti i punti di vista anche se dice che i suoi utili sono in questo momento leggermente diminuiti. La digitalizzazione che sta proponendo sta cacciando settori della popolazione fuori dagli uffici postali e gli stessi uffici postali non sono di facile accesso. Questa tendenza significa riduzione di posti di lavoro, infatti è in atto una ristrutturazione della parte di poste sia nel settore bancoposta sia nel settore della corrispondenza per quanto riguarda i postini. Chiaramente a loro interessa soprattutto avere successo e dove riesce a racimolare fette di utili è per lo sfruttamento del personale. Gli operatori che sono applicati negli uffici postali sono sempre meno e sono sempre più sottoposti a pressioni continue, non hanno più la certezza della sede di lavoro per i continui distacchi. E’ quindi una situazione che si sta precarizzando anche per quelli che sono lavoratori di lunga data. Per quanto riguarda il settore dei portalettere anche lì stanno marciando veramente come dei treni per il semplice motivo che si vogliono avvicinare sempre di più al modello Amazon. Poste Italiane comunque è al terzo posto per quanto riguarda la consegna dei pacchi, mentre Amazon anche in Italia è al primo posto.
Credo che nel settore Poste ci sia un problema molto grave di continua precarizzazione, impoverimento di tutta la classe lavoratrice. Poste Italiane è una delle prime aziende che sta guadagnando tantissimo sotto tutti i punti di vista anche se dice che i suoi utili sono in questo momento leggermente diminuiti. La digitalizzazione che sta proponendo sta cacciando settori della popolazione fuori dagli uffici postali e gli stessi uffici postali non sono di facile accesso. Questa tendenza significa riduzione di posti di lavoro, infatti è in atto una ristrutturazione della parte di poste sia nel settore bancoposta sia nel settore della corrispondenza per quanto riguarda i postini. Chiaramente a loro interessa soprattutto avere successo e dove riesce a racimolare fette di utili è per lo sfruttamento del personale. Gli operatori che sono applicati negli uffici postali sono sempre meno e sono sempre più sottoposti a pressioni continue, non hanno più la certezza della sede di lavoro per i continui distacchi. E’ quindi una situazione che si sta precarizzando anche per quelli che sono lavoratori di lunga data. Per quanto riguarda il settore dei portalettere anche lì stanno marciando veramente come dei treni per il semplice motivo che si vogliono avvicinare sempre di più al modello Amazon. Poste Italiane comunque è al terzo posto per quanto riguarda la consegna dei pacchi, mentre Amazon anche in Italia è al primo posto.
Un altro punto che però bisogna chiarire è che in tutta questa ristrutturazione ci sono sempre continue fuoriuscite da parte del personale, soltanto quest'anno c’è stata la fuoriuscita di 6.800 unità, mentre Poste propaganda che sta assumendo 3.900 unità precarie, sempre più precarie, perché i giovani hanno un futuro di precariato all'interno delle poste.
La cosa che voglio sottolineare e su cui bisogna fare un pochino chiarezza per poter arrivare al punto di come lottare all'interno delle poste è che c'è una grandissima confusione, è come se ci fosse una doppia personalità dei postali, cioè Poste Italiane è un'azienda privata ma col 65% di quote statali, ma il personale invece vive con un contratto privatistico dal ‘94, quindi licenziabile, viene assunto tramite l'Agenzia ed è pertanto sempre più precario, sempre più ricattabile, con il sindacato che è inutile.
In questa situazione i lavoratori pensano di avere ancora una sicurezza perché sono in un settore pubblico, ma in più sono sottoposti alle leggi pubbliche per quanto riguarda lo sciopero, per cui tutte le forme di lotta sono anche vanificate in quanto sottoposti alla normativa della L. 146 perchè siamo un servizio essenziale.
Questa enorme confusione va spazzata completamente via per cercare di portare un pò di energia ma anche il coraggio della lotta, perché noi sempre di più non abbiamo un posto di lavoro sicuro, abbiamo il contratto più povero che c'è, non veniamo retribuiti per quello che facciamo, e la questione della sicurezza sta macinando altri utili enormi, per i portalettere che lavorano sulla strada non esiste sicurezza.
Queste sono le tematiche su cui chiaramente mi impegno nel mio posto di lavoro per cercare di portare avanti, organizzare delle lotte e continuerò su questa strada perché sono convinta che i postali non sono al sicuro da nessuna parte e che sono dei proletari a tutti gli effetti che gli piaccia o no, e questa cosa dovranno impararla.
La cosa che voglio sottolineare e su cui bisogna fare un pochino chiarezza per poter arrivare al punto di come lottare all'interno delle poste è che c'è una grandissima confusione, è come se ci fosse una doppia personalità dei postali, cioè Poste Italiane è un'azienda privata ma col 65% di quote statali, ma il personale invece vive con un contratto privatistico dal ‘94, quindi licenziabile, viene assunto tramite l'Agenzia ed è pertanto sempre più precario, sempre più ricattabile, con il sindacato che è inutile.
In questa situazione i lavoratori pensano di avere ancora una sicurezza perché sono in un settore pubblico, ma in più sono sottoposti alle leggi pubbliche per quanto riguarda lo sciopero, per cui tutte le forme di lotta sono anche vanificate in quanto sottoposti alla normativa della L. 146 perchè siamo un servizio essenziale.
Questa enorme confusione va spazzata completamente via per cercare di portare un pò di energia ma anche il coraggio della lotta, perché noi sempre di più non abbiamo un posto di lavoro sicuro, abbiamo il contratto più povero che c'è, non veniamo retribuiti per quello che facciamo, e la questione della sicurezza sta macinando altri utili enormi, per i portalettere che lavorano sulla strada non esiste sicurezza.
Queste sono le tematiche su cui chiaramente mi impegno nel mio posto di lavoro per cercare di portare avanti, organizzare delle lotte e continuerò su questa strada perché sono convinta che i postali non sono al sicuro da nessuna parte e che sono dei proletari a tutti gli effetti che gli piaccia o no, e questa cosa dovranno impararla.
LAVORATORE INDIANO SDA - BERGAMO
Noi stiamo lavorando da 7 anni, lavoriamo con Poste SDA. Il nostro lavoro è sempre peggio perché il padrone non vuole fare il contratto giusto di 8 ore e poi perché la CGIL in accordo con il padrone ha come prima prospettiva di farti correre.
Noi siamo qua per unirci a tutti i lavoratori dal posti di lavoro, per avere forza per cambiare questa politica del governo di aiutare i padroni e avere un contratto e paga giusti e non essere più schiavi.
SOCCORSO ROSSO PROLETARIO - Sulla repressione delle lotte
Volevo toccare il tema della repressione delle lotte dei lavoratori, delle lotte sindacali e che poi è una questione che si estende alle lotte degli studenti contro le morti gli omicidi di Stato nell'alternanza scuola-lavoro in cui sono stati brutalmente repressi, arrestati minorenni.
Dalle stesse motivazioni degli arresti della Procura di Piacenza emerge con chiarezza qual è la battaglia sulla quale dobbiamo trovare l'unità: chiamano “associazione a delinquere” che avrebbe fatto “violenza privata” l'organizzazione sindacale dei lavoratori e le legittime lotte dei lavoratori in cui tra l'altro non c'è il “carattere privato della violenza”, perchè ammesso che ci fosse stata le lotte dei lavoratori sono per la difesa di un bene collettivo; chiamano “resistenza a pubblico ufficiale” la necessaria difesa dei lavoratori contro le cariche violente portate avanti da polizia e carabinieri, la stessa modalità con cui sono stati arrestati dei giovani per aver manifestato per la morte del loro compagno di scuola Lorenzo; chiamano “fatti criminosi” scioperi, presidi, assemblee - per cui ci sarebbero scioperi e scioperi, gli scioperi disciplinati quelli resi innocui, come la maggior parte di quelli proclamati dai sindacati confederali, quando invece uno sciopero riesce effettivamente a bloccare la produzione, allora diventa “fatto criminoso”; chiamano “fatti estorsivi” le rivendicazioni di aumenti salariali, di migliori condizioni di lavoro a fronte di una condizione di supersfruttamento schiavista nella logistica e non solo, che alimentano le lotte in un settore dove il 90% dei lavoratori sono immigrati e quindi questo rende più accesa la contraddizione e di conseguenza anche la lotta. Chiamano “estorsione” le rivendicazioni di migliori condizioni di lavoro anche rispetto a quanto prevede il CCNL, e proprio in questi giorni vi sono state nuove denunce a delegati Si.Cobas di Bologna sempre legate a “fatti estorsivi”.
Ma su questa accusa di estorsione c'è anche qualcosa di più, perchè si afferma che solo i sindacati confederali, firmatari dei CCNL, sono legittimati a fare rivendicazioni.
La lotta contro la repressione è una lotta specifica sicuramente ma deve vederci schierati tutti quanti, dai lavoratori agli operai delle fabbriche, ai lavoratori nella logistica, agli studenti delle scuole, a chi si batte contro il sistema carcerario, contro la repressione nei CPR, contro il razzismo istituzionale. Perché soprattutto in uno scenario qual è quello attuale di una guerra inter imperialista, le contraddizioni si acuiscono, aumentano le disuguaglianze, la gente non sa più cosa si deve inventare per pagare le bollette, per magiare, e quindi è una situazione oggettivamente esplosiva, i padroni riescono a fare il fronte unito e noi ancora no. Dobbiamo tornare a parlare con le persone, con i compagni, quelli più vicini a livello territoriale ma anche a livello nazionale e ci dobbiamo mettere un pò più di violenza nell’azione.
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