sabato 15 ottobre 2022

pc 15 ottobre - La dichiarazione di Liliana Segre al Senato accompagna il peggio

Le elezioni dei presidenti del Senato e della Camera hanno portato in queste "massime Istituzioni" della Repubblica borghese che si fregia di "democrazia" un dichiarato fascisti e un reazionario integralista razzista che, sulla base della stessa Costituzione, non potrebbero neanche stare in parlamento, ma in galera, miserrimi personaggi che rappresentano la feccia della società.

Questo però non ha sollevato al Senato alcuna indignazione di alcun parlamentare.

Ma c'è stato anche altro, l'accompagnamento "morale" al peggio. Liliana Segre ha fatto un intervento al Senato che è stato un avallo all'elezione di La Russa, una imbarazzante operazione per cercare di dare "dignità", addirittura "nobiltà" ad un parlamento in maggioranza "nero", ad una squallida operazione di spartizione di poltrone, all'occupazione della carica di presidente del Senato da parte di un fascista.

La Segre non ha mai pronunciato nel suo discorso la parola "antifascismo". 

Ha calcato sul valore, e legittimità delle diverse politiche, sul rispetto per l'avversario, sull'apertura "all’ascolto, con gentilezza, perfino con mitezza"., facendo di fatto appello all'unità con fascisti e

reazionari, invece che appello ad una opposizione critica. Anzi ha attaccato chi non segue questa politica di unità: "Le grandi democrazie mature - ha detto la Segre - dimostrano di essere tali se, al di sopra delle divisioni partitiche e dell’esercizio dei diversi ruoli, sanno ritrovarsi unite in un nucleo essenziale di valori condivisi, di istituzioni rispettate, di emblemi riconosciuti".

La Segre ha iniziato con "un saluto particolarmente caloroso a tutte le nuove colleghe e a tutti i nuovi colleghi che immagino sopraffatti dal pensiero della responsabilità che li attende e dall’austera solennità di quest’Aula" - Parlamentari che si trovano su quei seggi appunto per una pura spartizione di poltrone, per una legge elettorale che permette al partito che ottiene la maggioranza dei voti di ottenere anche la maggioranza assoluta dei seggi in parlamento. Parlamentari che pensano solo a godersi i privilegi economici, di potere, clientelari dello stare lì, di quale responsabilità e solennità possono mai preoccuparsi o si sentiranno "sopraffatti"? Quale "politica alta e nobile" perseguiranno? Dire questo vuol dire coprire un parlamento sempre più nero e osceno, più distante e contrapposto ai lavoratori, ai giovani, alle donne, alle masse sempre più povere, da cui sono giustamente odiati. Ed è indegno da parte della Segre dipingere di bianco la melma, utilizzando il peso morale del suo passato 

La Segre ha posto in relazione "il centenario della marcia su Roma, che dette inizio alla dittatura fascista" al fatto che ora "tocca proprio a me assumere momentaneamente la Presidenza di questo tempio della democrazia che è il Senato della Repubblica". Quando anche questa combinazione di date avrebbe dovuto portare una perseguitata dal fascismo/nazismo a rifiutare questa "presidenza". In realtà il rapporto è un altro: 100 anni fa la "marcia su Roma", 100 anni dopo la marcia "legale", tranquilla, senza alcuna opposizione, dei fascisti al governo e nelle "massime" istituzioni" che sempre più sono il "tempio" della reazione, non certo della "democrazia". 

Ma la Segre sui cambiamenti istituzionali odierni scambia il negativo col positivo: "Il Senato della XIX legislatura è un’istituzione profondamente rinnovata... soprattutto perché per la prima volta gli eletti sono ridotti a duecento". Quando meno parlamentari significa chiaramente meno democrazia, taglio di rappresentanti di liste popolari di opposizione, più potere ad un gruppo ristretto di parlamentari per far passare più facilmente leggi, provvedimenti a favore della classe dominante e contro i proletari e le masse popolari.   

La Segre ha cercato perfino di abbellire le elezioni del 25 settembre, mai così espressione di "giochi di potere" e di lontananza, contrapposizione verso i problemi dei lavoratori, dei giovani, delle donne, delle masse più povere. "Il popolo ha deciso - ha detto - è l’essenza della democrazia... La maggioranza uscita dalle urne ha il diritto-dovere di governare". E ha sollecitato a porsi "al di sopra delle divisioni partitiche e dell’esercizio dei diversi ruoli" per "ritrovarsi unite in un nucleo essenziale di valori condivisi, di istituzioni rispettate, di emblemi riconosciuti".
Tutto questo è falso e ipocrita. Il popolo non ha affatto deciso! che FdI, la destra andasse al governo e fosse la maggioranza in parlamento: vi è stato oltre il 37% di astenuti - quindi il 26,1% alla Meloni, corrisponde a poco più del 17% di voti effettivi dell'intero elettorato, e pur aggiungendo i voti del centrodestra si arriva a poco più del 27% per tutto il centrodestra. Quindi circa l’82% non ha votato Meloni e circa il 73% non ha votato il centro destra e sicuramente la stragrande maggioranza degli operai non ha votato la Meloni. Mai come in queste elezioni non vi è stato un operaio candidato in nessuna delle liste. Abbellire un parlamento in cui mancano soli i coltelli nel confronto tra partiti è ipocrita e criminalmente vuole nascondere la realtà, offendendo l'intelligenza delle masse. 

La Segre apre alla revisione della Costituzione "naturalmente - ha detto - anche la Costituzione è perfettibile e può essere emendata", come se non sapesse bene che oggi emendamenti della Costituzione vanno nel senso del presidenzialismo, della cancellazione/modifica proprio di quegli articoli che fanno della Costituzione italiana nata dopo la Resistenza ancora una delle più avanzate, sia pur nell'ambito della democrazia borghese.  La Segre ha citato l'arti 138 della Costituzione, non ha citato l'art.. 12 delle disposizioni finali contro il fascismo, nè l'art. 10 dei diritti degli immigrati. 

La Segre, in nome dell'unità, della condanna di posizioni divisive, dell'appello a "gesti nuovi, magari inattesi", ha cercato di sottrarre ai proletari, alle masse popolari, agli antifascisti date fondamentali per la nostra storia passata e attuale: il 25 aprile, il 1° maggio - mettendole peraltro insieme al 2 giugno; una cosa indecente, subito ripresa dall'intervento di La Russa. 

E come la Segre ha parlato di superamento dell'"odio", degli steccati - "Altro terreno sul quale è auspicabile il superamento degli steccati - ha dichiarato - e l’assunzione di una comune responsabilità è quello della lotta contro la diffusione del linguaggio dell’odio, contro l’imbarbarimento del dibattito pubblico e contro la violenza dei pregiudizi e delle discriminazioni" - senza minimamente dire a chi e a cosa si rivolgeva è il modo classico per attaccare a destra e a sinistra, e alla fine servire la repressione a sinistra.

MA IN PARLAMENTO, SULLA STAMPA, IN TV NON SI E'SENTITA ALCUNA CRITICA, PRESA DI DISTANZA.

MC

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