martedì 6 settembre 2022

pc 6 settembre - Lukoil, petrolchimico di Priolo-Siracusa, migliaia di operai a rischio licenziamento ma ancora nessun incontro al Mise, mentre girano voci di vendita degli stabilimenti

 

Il 2 settembre doveva tenersi un incontro al Mise per decidere su come procedere con “una delle più grandi vertenze attualmente in corso in Sicilia” cioè quella della raffineria Lukoil, che sembra “dimenticata” dice il Gds di oggi per il “doppio clima elettorale nazionale e regionale che mette a rischio “tra 2.500 e 3.500” operai, come riporta il Sole 24 ore di oggi.

Nel frattempo, come riporta il quotidiano dei padroni, girano voci di vendita per le “molte incertezze … “L'embargo europeo contro il petrolio russo comincerà a far sentire le conseguenze dai primi giorni di novembre; con ogni probabilità l'ultimo carico di una petroliera piena di greggio russo potrà essere

acquistato attorno al 10 novembre e la nave potrebbe approdare alla banchina siracusana ai primi di dicembre. Poi il flusso di greggio russo si fermerà.” E questo perché “da quando la Russia ha invaso l'Ucraina sembrano essersi svaporate le banche disposte a emettere lettere di credito per l'acquisto di carichi per gli impianti siracusani e da allora la raffineria importa in modo forsennato dall'unico paese petrolifero cui oggi ha ancora accesso: proprio la Russia sotto sanzione.”

Uno degli effetti molto pesanti della chiusura degli stabilimenti viene così riportato: “la chiusura dei greggi russi potrebbe portare nei prossimi mesi a conseguenze a cascata sulla disponibilità di petrolio in tutto il bacino del Mediterraneo. La Lukoil Isab di Priolo lavora in genere un milione di tonnellate di greggio al mese e rappresenta circa il 51% della produzione siciliana di carburanti.” E nel frattempo ha fatto enormi profitti! “Nel 2011 la raffineria Lukoil Isab ha sviluppato un giro d'affari di 3,6 miliardi di euro ma - complice la rivalutazione del greggio del petrolio - il fatturato è volato a 5,6 miliardi nei soli primi mesi del 2022.” 

La guerra interimperialista in corso è attualmente la causa principale della possibile chiusura degli impianti che da un lato porterebbe ad un’altra impennata dei prezzi dei carburanti e dall’altro ad un licenziamento di massa degli operai!

Le amministrazioni e i partiti politici locali e le organizzazioni sindacali confederali, Cgil-Cis-Uil nonostante le dichiarazioni che al massimo esprimono “preoccupazione” non possono cambiare nulla in questa vertenza. È un fatto accertato e verificato negli anni. E’ per questo che spetta agli operai (come tutta la storia della lotta di classe dimostra!) prendere nelle proprie mani la lotta e dimostrare che non ci stanno a questo gioco al massacro dei diritti conquistati duramente!

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