In questa campagna elettorale i grandi esclusi sono i proletari e le masse povere, i loro bisogni, interessi immediati e futuri.
Candidati e liste si disputano il consenso di padroni italiani, europei, americani, e per loro la difesa degli interessi nazionali e dell’economia nazionale coincide con la difesa dei profitti dei padroni. Nella crisi che si approfondisce nella nuova economia di guerra, per i proletari qualsiasi governo e oggi pressoché tutte le liste sostengono solo ”lacrime e sangue”, razionamenti, taglio dei salari, nessuna soluzioni per le fabbriche in chiusura per delocalizzazione.
Il nuovo governo come quello in corso di Draghi, preparano solo più soldi per i padroni, più soldi per le spese militari, più salvaguardia del sistema corrotto dei partiti e delle Istituzioni.
E in nome della coperta corta, l’attacco sarà al reddito di cittadinanza, e il salario minimo
sarà solo una foglia di fico inserita nella concertazione corporativa del sindacalismo di regime.Sanità, scuola, trasporti, servizi sociali, misure contro la devastazione ambientale e territoriale già attaccati da tutti i governi della borghesia, sono ora di fronte al nuovo attacco del governo in gestazione.
Contro tutto questo non ci sono illusioni che tengano, la lotta e non il voto è la sola risposta.
La lotta è un’alternativa. Non è rappresentata dall’astensione, necessaria ma sterile, è un’alternativa all’astensione, come lo è al “voto utile antifascista” e a liste che pretendono di rappresentare gli interessi proletari e popolari senza essere dentro le lotte, senza essere fuori e contro il sistema dei partiti parlamentari e il sindacalismo gestito dalle direzioni collaborazioniste.
Al nuovo governo e al fronte unico dei padroni occorre opporre e rendere visibile da subito il fronte proletario e popolare, unica alternativa oggi sociale e politica; politica nel senso che è e deve essere il brodo di cultura dell’alternativa anticapitalista, antimperialista, rivoluzionaria e socialista.
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