Acciaierie di Sicilia, società del gruppo Alfa Acciai di
Brescia, ha deciso di fermare l'attività per due settimane nello stabilimento
di Catania che produce tondini per il cemento armato. L'azienda aveva riaperto
i battenti da una settimana, dopo la chiusura d'agosto e la sospensione attuata
a giugno e luglio, sospensione che gli operai avevano subito con i contratti di
solidarietà perdendo salario. Tra diretto e indotto l'attività occupa 500
persone.
Il caro energia e il blocco della produzione, se da un lato
sono fattori oggettivi, dall’altro diventano strumento per i padroni, dopo aver
fatto negli anni il pieno di profitti, per ristrutturare e provare a svuotare i
magazzini pieni.
Racconta infatti La Repubblica Palermo di ieri: “Acciaierie di Sicilia produce tondini d’acciaio per l’edilizia e fino ad oggi è riuscita ad attraversare intatta la crisi del 2008 e quella del Covid”. Ciò
significa aver fatto tanti profitti sulla pelle degli operai!Il direttore generale racconta meglio l’evoluzione di questa
situazione negli ultimi anni: “Siamo nati quando la Sicilia consumava 500mila
tonnellate di acciaio l’anno e noi ne producevamo 300mila … adesso noi ne
produciamo 400mila ma la Sicilia ne assorbe 120mila.” Ciò significa che nemmeno
l’edilizia, spinta dagli incentivi del governo 110% riesce ad assorbire la
crisi.
Certo con le “grandi opere”, ferrovie ecc. tutto potrebbe
ripartire: “… tutta la nostra produzione verrebbe assorbita ma il caro
materiali sta ancora di più rallentando queste opere già in ritardo di anni”
E “Se i costi
aumentano – continua il direttore - dobbiamo rinunciare a esportare e produrre
solo per il mercato regionale, che vale il 40% del totale. È quello che stiamo
facendo adesso ma con i sacrifici dei lavoratori, la cassa integrazione che
però ad aprile finirà”.
I sacrifici un operaio li racconta in questo modo: “A giugno
ho lavorato solo 4 giorni, con la cassa integrazione al 50% significa 800 euro
di stipendio in meno. Mentre tutto aumenta, ho dovuto scegliere se pagare il
mutuo o fare la spesa”… questi sacrifici si chiamano sfruttamento e significano
sempre profitti per i padroni!
I sindacati confederali dal canto loro continuano a fare eco
alle parole dei padroni, lamentandosi dei governi che non li aiutano abbastanza
con altri tagli di costi, incentivi ecc. ecc.
È per questo che agli operai non rimane che prendere nelle
proprie mani la battaglia! e unirsi alle tante altre vertenze, il cui numero si
allunga ogni giorno di più per trasformarle tutte in un’unica grande lotta.
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