Gli ultimi dati Istat odierni riportati da MF “evidenziano elevati
rischi al ribasso per la crescita del Paese” passando dalle previsioni che
parlavano di oltre il 4% al 2,8%.
Ciò che è importante notare è che questa crescita, dicono
gli economisti dell’Istat che non si sa perché parlano al condizionale, “sarà
per lo più sostenuta dal Pnrr”. E quindi non sarà una crescita dovuta al fatto
che i capitalisti riescono a vendere ciò che (gli operai) producono.
“Nel biennio di previsione - dice il quotidiano - l'aumento del prodotto interno lordo sarà determinato
prevalentemente dal contributo della domanda interna al netto delle scorte”.La domanda interna viene in questo momento in
particolare dalla possibilità di ristrutturare gli immobili (il famoso 110%
ecc.) e ciò vuol dire che in Italia si spenderanno i soldi del Pnrr soprattutto
per l’edilizia, nella ristrutturazione delle aziende che grazie agli incentivi
acquistano nuovi macchinari e anche nell’acquisto di auto nuove grazie agli
incentivi…
“… mentre la domanda estera netta fornirà un apporto
negativo nel 2022 (-0,4%) a cui seguirà un contributo nullo nel 2023.” Addirittura
nullo nel 2023! Ciò vuol dire che anche la domanda estera sta per
finire, quella che fino ad ora aveva permesso ai padroni di tenere ad un certo
livello la produzione, i profitti (sempre molto incentivata dal governo
tramite Cassa Depositi e Prestiti ecc.) e di tenere aperte le fabbriche.
Questi ‘elevati’ rischi al ribasso sono dovuti quindi a “ulteriori
incrementi nel sistema dei prezzi” cioè all’inflazione, ad “una flessione
del commercio internazionale”, appunto, “e l'aumento dei tassi di
interesse.” che le banche centrali faranno pagare a tutte le banche e che
si riverserà su tutte le masse.
Per tutto questo il carovita, quindi, è destinato ad aumentare,
come dicono gli “economisti” dell’Istat: “Per i prossimi mesi, si stimano
sostenuti e diffusi aumenti dell'inflazione.”
Rispetto all’occupazione l’Istat dice che: “Le
prospettive sull'occupazione evidenziano i primi segnali di rallentamento”,
ciò vuol dire che nemmeno la crescita degli occupati impiegati nel settore del
turismo per la stagione estiva e di tutti quelli impiegati nell’edilizia riesce
a far risalire veramente il numero di chi lavora. E altrettanto succede con i
salari che si prevedono in aumento di circa il 2% mentre l’inflazione
viene prevista del 5,8%.
Gli “economisti” in genere fanno salti mortali per cercare di nascondere la realtà che si cela sotto questi dati usando un linguaggio poco comprensibile, ma i fatti sono più duri dei loro tentativi e il peggioramento della condizione generale di lavoratori e masse popolari non si può proprio nascondere! Ci sono tutti i “dati” quindi per una battaglia soprattutto per l’aumento dei salari e contro il carovita!
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