L'Imperialismo italiano intensifica gli sforzi in Tunisia: presenza
militare e "cooperazione" economica nel quadro dell'attuale
scontro internazionale nel Mediterraneo
Il ministro della difesa Guerini dopo le prime settimane dell'invasione russa in Ucraina aveva sottolineato quanto fosse importante per l'Italia contribuire a rafforzare il "fronte Sud della Nato" aumentando la presenza militare nel mediterraneo.
La Tunisia evidentemente rientra in tale strategia di espansione italiana essendo nelle mire italiane praticamente sin dai tempi della nascita del bel paese.
Effettivamente due settimane fa una vasta esercitazione militare NATO aveva luogo nel Canale di Sicilia vedendo impegnati anche i paesi associati alla Nato tra cui la Tunisia, motovedette militari battenti doppia bandiera tunisina e NATO erano state avvistate al porto di La Goulette, vicino la capitale; in quell'occasione l'ambasciatore italiano Fanara si era recato in visita su una nave italiana partecipante all'esercitazione, elogiando il ruolo della nostra marina nel contribuire alla "sicurezza collettiva" nel Mediterraneo in un frangente in cui la NATO è parte attiva dello scontro inter-imperialista in atto in Ucraina.
Tale copione si è ripetuto ieri sabato 4 giugno, si legge infatti nella pagina ufficiale dell'Ambasciata
d'Italia in Tunisia: "Incontrato gli equipaggi di Nave Dattilo e Nave Vega, in sosta a La Goulette, al termine dell'esercitazione multinazionale Phoenix Express 22. Espresso apprezzamento per l'attività svolta e per l'impegno costante nel garantire la sicurezza nel Mediterraneo."Tale esercitazione navale è invece a diretta guida USA ed ha luogo periodicamente nel Mediterraneo, è organizzata dal comando delle forze navali americane Europa-Africa con sede a Napoli, in quest'ultima esercitazione vi hanno preso parte Algeria, Belgio, Egitto, Grecia, Italia, Libia, Malta, Mauritania, Marocco, Spagna, Tunisia, Regno Unito e ovviamente gli USA.
Mentre quindi si susseguono regolarmente tali esercitazioni militari che garantiscono solo gli interessi dei paesi imperialisti che le sponsorizzano (proprio ieri un incrociatore italiano ha offerto copertura a pescherecci che erano sconfinati in acque territoriali libiche) continuano le stragi nel Mediterraneo: il 20 maggio un'imbarcazione di migranti è affondata al largo di Mahdia (Tunisia centrale) con un bilancio di 24 persone salvate e 76 dispersi.
Pochi giorni prima, il 20 maggio, l'ambasciatore italiano in Tunisia, in tour propagandistico nel sud tunisino per promuovere l'azione dell'Agenzia Italiana della Cooperazione allo Sviluppo (l'agenzia di cooperazione governativa italiana), a Tataouine presenziando un incontro con gli imprenditori locali, spacciando gli investimenti italiani nella regione (in cui è presente l'Eni che adesso presenta i propri investimenti sotto l'egida della green economy) ha parlato di "approccio globale al fenomeno migratorio". In realtà l'approccio è sempre il solito: militarizzazione del Mediterraneo, esternalizzazione delle frontiere italiane ed europee in paesi come Tunisia e Libia, e come se non bastasse, spacciare la penetrazione economica in paesi come la Tunisia come azioni di benevolenza funzionali allo sviluppo.
Intensificazione dell'attività militare e penetrazione economica dell'imperialismo italiano a diversi livelli marciano insieme.
Nell'ultimo mese l'Ambasciata d'Italia in Tunisia per mezzo dell'ambasciatore uscente ha moltiplicato l'attività a sostegno di tali interessi economici.
In tale tour del sud, dal 18 al 20 maggio, Fanara si è recato in diverse località del governatorato di Tataouine (la principale zona petrolifera del paese) e di quello limitrofo di Medenine:
il 18 maggio a Zarzis, si è recato presso il centro di formazione professionale subacquea e la sede del Municipio, "per valorizzare i progetti finanziati dalla Cooperazione italiana a beneficio dei nuovi comuni tunisini e della formazione professionale qualificata dei giovani";
il 19 maggio a Remada (confine tuniso-libico) ha incontrato il Governatore di Tataouine, "per fare il punto sui lavori di costruzione di un centro moderno della filiera dell'allevamento finanziato dalla Cooperazione italiana. Lotta alla povertà, occupazione e sostegno agli allevatori tunisini";
il 20 maggio, dopo aver lasciato Tataouine, si è recato nell'isola di Djerba per inaugurare i cantieri di ristrutturazione del mercato del pesce e la costruzione di cinque moli per le barche da pesca, ovviamente tutto coperto da una retorica ambientalista "per una pesca artigianale economicamente sostenibile e socialmente equa che non danneggi nè l'ambiente nè la salute". Intanto come ricordavamo sopra, le barche italiane di pesca d'altura fanno incursioni nelle acque esclusive straniere scortate dalla marina militare italiana.
L'azione attiva e continua dell'ambasciatore è proseguita una volta rientrato nella capitale, partecipando il 25 maggio ad un incontro dedicato al settore agroalimentare, con la presenza di investitori italiani, nel comunicato ufficiale si legge "L’Italia è il II esportatore mondiale di prodotti biologici ed è pronta a condividere con la Tunisia la propria esperienza e le proprie tecnologie per promuove il settore bio nel Paese anche grazie ai programmi della Cooperazione italiana".
Infine il 28 maggio Fanara ha incontrato la mattina la Ministra dell'Industria e dell'Energia, Neila Nouira Gongi, "per promuovere nuove forme di cooperazione bilaterale nel settore delle energie rinnovabili" ed il pomeriggio si è recato al salone internazionale delle costruzioni.
E' bene ricordare con una breve "nota tecnica" che la cosiddetta "cooperazione internazionale" è uno strumento subdolo utilizzato dai paesi imperialisti nella loro penetrazione economica dei paesi oppressi e semicoloniali. Infatti le regole che governano la cooperazione internazionale servano in realtà come forma di finanziamento indiretto del paese "donatore" dalle cui aziende si comprano materie prime, beni strumentali (macchinari necessari, futuri pezzi di ricambio) e formatori per i cosiddetti progetti di cooperazione. Se nel "paese beneficiario" tutto ciò si trova a prezzi più competitivi non importa: è nel "paese donatore" che si acquisteranno tali beni e servizi.
E' quindi facilmente comprensibile come in tutti i progetti sponsorizzati dall'agenzia di cooperazione governativa italiana sia principale l'interesse economico italiano e secondaria l'utilità di tali progetti per la Tunisia.
E' quanto mai necessario smascherare tale retorica ipocrita che parla di sostegno allo sviluppo dei paesi semicoloniali e oppressi mentre invece produce dipendenza economica e morte dei migranti, in tal senso e altrettanto necessario che le forze comuniste rivoluzionarie di entrambe le sponde del Mediterraneo si coordino maggiormente contro le politiche imperialiste e migratorie dello Stato italiano e contro la compiacenza del governo tunisino asservito all'imperialismo.
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