E ribadisce le sue preoccupazioni sul futuro del settore.
Così la stampa specializzata riprende e rilancia l’allarme
di Tavares, direttore della Stellantis, sulla possibilità di arrivare al
traguardo stabilito nella produzione di auto elettriche che nel giro di alcuni
anni dovrebbero sostituire quelle a combustione interna, il cosiddetto motore a
scoppio.
Mentre la Stellantis sfrutta fino in fondo gli incentivi all’acquisto
di auto messi a disposizione dallo Stato con gli aiuti infiniti al settore
automotive, portando ai livelli massimi la produzione in alcuni stabilimenti
come quello di Melfi dove gli operai vengono spremuti fino all’impossibile anche
per smaltire prima possibile tutto ciò che resta in magazzino, si allungano di
fatto i tempi per il passaggio all’elettrico, sia per le batterie che per le
materie prime: “Tavares ha ribadito le sue paure per quanto concerne la carenza
prima di batterie che dovrebbe verificarsi nel 2024 o al massimo nel 2025 e
poi successivamente delle stesse materie prime necessarie per la produzione
dei veicoli a zero emissioni che dovrebbero venire a mancare tra il 2027 e il
2028.” (motorionline.com)
E continua a lamentarsi anche dell’aumento dei costi di
produzione che sarebbero aumentati del 50 per cento rispetto alle auto con i
motori termici.
Nemmeno le cosiddette Gigafactory, le megafabbriche di
batterie, delle quali tre sorgeranno in Europa e due in Nord America.” E i
relativi accordi di collaborazione, per esempio con la Samsung, non possono
essere in questo momento una soluzione, perché se mancano le materie prime non
è possibile costruire le batterie.
Questi “allarmi” periodici mostrano da un lato la difficoltà
generata dalla crisi, dalla pandemia e ora dalla guerra, ma servono chiaramente
a mettere sull’avviso il governo che si prepari a nuovi aiuti!
È chiaro che ogni “aiuto” ai padroni, sia in soldi che in infrastrutture, si scaricherà, come si è visto e si sta ancora vedendo, sulle operaie e sugli operai in fabbrica… che dovranno attrezzarsi per dare la risposta ai padroni e ai loro governi.
Nessun commento:
Posta un commento