Mohamed Mahmoud Aziz, aveva 19 anni, era uno degli attivisti di Refugees in Libya e si è tolto la vita il 5 giugno dopo mesi di abusi subiti nel lager libico di AinZara. Si è impiccato perchè non sopportava più la detenzione fatta di abusi e torture nel lager libico.
I boia-carcerieri libici hanno lasciato, senza alcun rispetto e pietà, per 34 ore il suo corpo appeso alla corda!
Imperialismo italiano, imperialismo UE siete i responsabili di questa morte!
Chiudere i lager libici finanziati da UE, con l'Italia in prima fila!
Basta con i finanziamenti del governo italiano alla guardia costiera libica!
Basta Memorandum!
La criminale politica imperialista dei respingimenti: 85.000 le persone intercettate in mare e riportate in Libia
da saritalibre
Sarita Fratini, scrittrice attivista
I suoi compagni rifugiati raccontano chiaramente gli ultimi mesi di vita del suicida Mohamed Mahmoud Abdulaziz:
Nel 2021 il ragazzo vive a Tripoli, nel quartiere di Gargaresh. Cerca di uscire dalla Libia. Attende uno dei voli di evacuazione dell’UNHCR.
A ottobre 2021 la polizia libica fa continui raid casa per casa nel quartiere di Gargaresh. Anche Mohamed Mahmoud Abdulaziz viene catturato e deportato nel lager di Al Mabani, dove subisce ogni tipo di abuso.
Dopo una settimana di fame e torture, i rifugiati tentano in massa la fuga dal lager di Al Mabani. Sei di loro vengono uccisi a colpi di arma da fuoco dalle guardie libiche. Centinaia di loro rimangono feriti.
Gli altri riescono a scappare e confluiscono in una nuova eccezionale realtà: il presidio dei rifugiati di Tripoli. Si accampano di fronte all’ufficio dell’UNHCR, sperando di essere protetti dall’UNHCR. Ma l’UNHCR chiude le porte dell’ufficio e sospende tutte le sue attività nel centro diurno comunitario. Mohamed è con loro.
Mohamed trascorre 100 giorni in strada, al presidio, assieme a tantissimi uomini, donne e bambini che chiedono ad UNHCR di non abbandonarli. UNHCR non li ascolta e, anzi, secondo i rifugiati supporta le guardie libiche che sgombrano il presidio a suon di manganelli.
Il 10 gennaio 2022 Mohamed viene arrestato al presidio e con tanti altri deportato nel lager libico di Ain Zara.
Il 5 giugno Mohamed si suicida.
Le colpe dello staff libico di UNHCR
Secondo il presidio dei rifugiati in Libia, UNHCR ha abbandonato i rifugiati e – cosa gravissima – ha più volte utilizzato milizie armate libiche per attaccare i rifugiati.
Non lo dico io, lo sostengono i testimoni e le vittime. Vi riporto a questo testo dei rifugiati in Libia che ho semplicemente tradotto in italiano.
Di sicuro Mohamed si sentiva abbandonato da chi – l’UNHCR – avrebbe dovuto proteggerlo.
La mancanza di speranza è un patema che affligge moltissimi rifugiati in Libia. Sono ragazzi e ragazze giovani, dovrebbero guardare il futuro, sperare. Ma dopo un po’, dopo magari cinque o sei tentativi falliti in mare, dopo l’ennesima telefonata non risposta all’UNHCR, dopo l’ennesima deportazione in un altro lager, la fame, la tortura, i furti praticati dalle guardie, gli stupri, dopo tutto questo e altro la speranza vacilla, arriva il vuoto, il nero, il nulla.
Nei lager si mangia una volta al giorno, al massimo.
In tutti i lager in cui ho reperito informazioni e foto, il cibo arriva una volta al giorno e qualche volta zero volte al giorno. Le persone sono state lasciate senza mangiare anche per tre giorni di fila.
Non so se esista un lager dove servano cibo due volte al giorno.
Si mangia sempre la stessa cosa. Il cibo nei lager è tutti i giorni uguale.
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