martedì 30 giugno 2020

pc 30 giugno - Genova 1960 -2020 - la rivolta antifascista di Genova pagina gloriosa e indimenticabile della lotta proletaria e comunista



La manifestazione del 30 giugno

Sia l'accesso alla zona di Portoria, sia alcuni cantieri del nascente centro dirigenziale di Piccapietra, vennero bloccati e presidiati dalle forze dell'ordine, mentre venne chiuso per lavori (fittizi) il vicino parco dell'Acquasola.[29]
Tra i sindacati la UIL si oppose alla manifestazione prevista, mentre la CISL lasciò ai propri iscritti libertà di scelta sulla partecipazione o meno[14].
Il 30 la manifestazione, seppur in un'atmosfera tesa, si svolse inizialmente senza particolari problemi: partendo dal primo pomeriggio da piazza dell'Annunziata, i manifestanti proseguirono per via Cairoli, via Garibaldi, via XXV Aprile, piazza De Ferrari, via XX Settembre (dove furono deposti fiori davanti al sacrario dei caduti, situato sotto al ponte Monumentale), per poi terminare in piazza della Vittoria, con un comizio dal segretario della Camera del Lavoro.[31] Nelle foto della manifestazione si vedono sia politici sia comandanti partigiani che sfilano preceduti dai Gonfaloni della città.[32][33]
Al termine della manifestazione parte dei manifestanti risalirono verso piazza De Ferrari, fermandosi lungo la strada sia davanti al teatro Margherita (controllato da gruppi di Carabinieri, che verranno fischiati) sia davanti al Sacrario dei Caduti, dove furono cantati degli inni della Resistenza.[31] I manifestanti giunsero così in piazza de Ferrari, dove molti si fermarono nei dintorni della fontana centrale ove erano presenti alcuni mezzi motorizzati della polizia, oltre ad agenti a piedi, e la situazione cominciò a peggiorare. Ai canti partigiani e slogan dei manifestanti contro le forze dell'ordine, quest'ultime provano a disperdere la folla con un idrante, per poi passare a cariche intorno alla fontana.[31]
Gli scontri in Piazza De Ferrari
A questo punto lo scontro divenne aperto: le camionette e le jeep della celere effettuarono cariche sia nella piazza, sia nelle vie limitrofe, sia sotto i porticati della parte alta di via XX Settembre. I manifestanti, che continuavano a fluire nella zona, nel frattempo si procurarono attrezzi da lavoro, spranghe di ferro e alcuni pali di legno dai vicini cantieri edili[34], con cui colpire le camionette che si fermarono e gli agenti a terra[35], mentre le forze dell'ordine cominciarono a impiegare, oltre che i lacrimogeni, anche alcune armi da fuoco (tuttavia solo una persona risulterà ricoverata per ferite da arma da fuoco[31]). Alcune delle camionette della celere furono incendiate (segni in parte ancora visibili sui mosaici del pavimento del porticato)[34]. Alcuni degli esponenti delle forze dell'ordine, tra cui il comandante della celere finito nella vasca della fontana, rimasti isolati e soggetti a violenze, vennero portati fuori dagli scontri da alcuni dei manifestanti.[31][34]

Nella descrizione di un giornalista del Corriere della Sera gli scontri furono così raccontati:
«Giovanotti muscolosi si applicavano a divellere cassette di immondizie, a staccare dalle pareti di un portico riquadri con i programmi dei cinematografi, a spaccare i cavalletti che recingevano un piccolo cantiere di lavori in piazza De Ferrari. Nelle mani dei manifestanti comparvero, stranamente bombe lacrimogene. La sassaiola contro la polizia era incessante. Un agente fu buttato nella vasca della fontana di piazza De Ferrari, altri vennero colpiti dalle pietre e andarono sanguinanti a medicarsi[36]»
Gli scontri si spostarono anche nei vicini "caruggi", gli stretti vicoli tipici del centro storico genovese, dove la popolazione residente "bombardò" con vasi e pietre lasciati cadere dalle finestre gli esponenti delle forze dell'ordine che inseguivano i manifestanti.[31] Gli scontri proseguirono e gli organizzatori della manifestazione temettero che, per porvi fine, venga ordinato alle forze dell'ordine di aprire il fuoco sulla folla, azione che avrebbe causato numerosi morti. Il presidente dell'ANPI, Giorgio Gimelli, si accordò quindi con alcuni ex-partigiani, tra cui un funzionario di polizia, per impegnare gli aderenti all'associazione per fermare gli scontri, ricevendo in cambio l'assicurazione che le forze dell'ordine si sarebbero ritirate senza effettuare nessun arresto. Al termine degli scontri si registrarono 162 feriti tra gli agenti e circa 40 feriti tra i manifestanti.[37]
Manifestazioni e scioperi di protesta contro il governo Tambroni si svolsero nello stesso giorno anche a Roma, Torino, Milano, Livorno e Ferrara[14].

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