Torino, la libreria Comunardi chiude, anzi no: "Riapriremo nel locale a fianco"
Lo
storico negozio di via Bogino rischiava di sparire dopo 43 anni perché
sfrattato da un supermercato, ma il titolare Barsi ha trovato una
soluzione: "Non molliamo, al via una raccolta fondi per il trasloco"
La
libreria e il supermercato. Potrebbe pure non essere un ossimoro se il
secondo non sfrattasse la prima e se solo 150 metri più avanti non ci
fosse un altro supermercato. Peraltro della stessa catena, Pam local.
Neppure un legittimo caso di concorrenza. Nulla che possa suscitare
particolari shock se non fosse che la libreria si chiama Comunardi ed è
un pezzo della vita di questa città, 43 anni di sopravvivenza, tra le la
più longeve di Torino. Siamo a un passo dal Circolo dei Lettori.
L'allarme
è partito da un paio di mesi " Comunardi chiude", " Salviamo Comunardi"
ma in questi giorni di agosto, Ferragosto a parte, il titolare Paolo
Barsi è lì fra i suoi libri. Sereno a leggere i
giornali. Chi entra viene a ritirare un libro prenotato. Oppure cerca una graphic novel. O ancora, vuole scegliersi un giallo dei Blu di Sellerio con ampia scelta di titoli. "Resistere, resistere, resistere".
Il mantra non è di Paolo
Barsi, nel senso che lui non usa slogan. La racconta in altro modo. Dice
semplicemente che il 30 settembre non se ne andrà. "Noi chiudiamo
soltanto sei giorni. Quest'anno, eccezionalmente, ho chiuso a Ferragosto
perché Torino è piena di turisti ma in libreria non vengono molto".
Barsi non vuole buchi temporali. Le intenzioni sono chiudere al numero
civico 2 solo quando sarà pronto il trasloco nel negozio a fianco, 480
metri, parte interrati. Uno spazio vuoto da tempo con un gran bisogno di
essere messo a norma. La trattativa è in corso. Si parla di 700mila
euro, ma il titolare non nega e non conferma: "Stiamo dialogando".giornali. Chi entra viene a ritirare un libro prenotato. Oppure cerca una graphic novel. O ancora, vuole scegliersi un giallo dei Blu di Sellerio con ampia scelta di titoli. "Resistere, resistere, resistere".
Quello che è certo è che servono ulteriori 200mila euro per la ristrutturazione. Così è partito un crowdfunding, per ora sono arrivati 26mila euro. La meta è molto lontana, ma in via Bogino non c'è aria di resa. Sono tre i canali possibili, fare una donazione direttamente in libreria, usare la piattaforma www.gofundme.com/savecomunardi o pagare on un bonifico tramite la banca etica. "È un processo in via di accelerazione nel centro cittadino torinese, strumentale alla lievitazione del valore degli immobili commerciali, che viene spacciato come riqualificazione degli spazi e dei quartieri ma che di fatto implica una sistematica espulsione di attività commerciali e artigianali, magari meno remunerative, ma determinanti per la vita cittadina, della storia sociale e dell'identità di un territorio".
La resistenza ha tante facce. Quelle degli 80 intellettuali e dei
tanti lettori abituali che hanno dato vita a un comitato di difesa. Nomi
come Marco Revelli, Livio Pepino, Giorgio Ardito, Stefano Alberione,
Angelo D'Orsi, Gianni Vattimo. Quelle della petizione partita già nel
2018 che ha attirato l'attenzione del vicesindaco Guido Montanari. La
soluzione pareva a un soffio. Ream, società controllata da alcune
fondazioni bancarie, sembrava interessata ad acquistare lo spazio per
poi affidarlo senza traumi alla storica libreria. D'altronde non è mai
stato un problema di pagamenti regolare dell'affitto: i 4 mila mensili
sono sempre arrivati puntuali. Poi un passo indietro senza motivazioni.
Chi ha acquistato, la società Ellemme, ha pensato al profitto. Non certo
un peccato mortale. Il supermercato offriva il 75 per cento in più. Non
c'era competizione. E poi c'è la faccia di Paolo Barsi. Determinato a
non mollare: "Abbiamo un programma ricchissimo per settembre".
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