Leghismo e populismo non sono la causa ma il prodotto della crisi del sistema politico e dell’ordinamento sociale esistente, i quali non corrispondono più alle aspettative di larga parte della comunità.
- di C.F.
- Dopo aver scritto negli anni ’90 ben tre saggi sul leghismo (“I nuovi razzismi: miserie e fortune della Lega lombarda”, “Il tarlo delle leghe” e “Sinistra e Lega: processo a un flirt impossibile”), Vittorio Moioli, vecchio militante della sinistra, nel luglio scorso ha postato su Internet un suo nuovo lavoro sull’argomento: “Sinistra e sovranismo. Storia di stelle cadenti e di meteore divenute astri polari”. Un saggio, come dice l’autore nella premessa, steso con fatica e sofferenza, giacché avrebbe preferito non scriverlo.
Moioli passa in rassegna con meticolosità la prassi
dei leghisti negli ultimi tre decenni e la confronta con i deliberati
congressuali della sua fondazione con l’obiettivo di dimostrare:
a) come la natura neoconservatrice, antidemocratica ed eversiva di questo movimento non sia
affatto una novità, ma appartenga al suo Dna;
b) come la gran parte delle forze progressiste e di sinistra abbiano irresponsabilmente sottovalutato, sin dalla sua nascita, questo carattere del leghismo, l’abbiano considerato un fenomeno localistico, trascurando le sue potenzialità a livello nazionale e internazionale, e si siano illuse di poterlo integrare nel vecchio sistema politico omologandolo istituzionalmente.
a) come la natura neoconservatrice, antidemocratica ed eversiva di questo movimento non sia
affatto una novità, ma appartenga al suo Dna;
b) come la gran parte delle forze progressiste e di sinistra abbiano irresponsabilmente sottovalutato, sin dalla sua nascita, questo carattere del leghismo, l’abbiano considerato un fenomeno localistico, trascurando le sue potenzialità a livello nazionale e internazionale, e si siano illuse di poterlo integrare nel vecchio sistema politico omologandolo istituzionalmente.
L’autore critica in particolare la sinistra per non
aver assimilato che leghismo e populismo non sono la causa, bensì il
prodotto della crisi del sistema politico e dell’ordinamento sociale
esistente i quali non corrispondono alle aspettative di larga parte
della comunità, anzi ne mortificano bisogni e aspirazioni.
Il consenso alla Lega e ai movimenti populisti,
salvo per una ristretta cerchia di devoti e di beneficiari, non è
frutto di un’adesione convinta ai programmi e ai propositi di queste
forze, bensì è soprattutto l’espressione di una insoddisfazione
generale e della dilagante sfiducia nelle formazioni politiche
tradizionali, anche se oggi si presentano all’elettorato in veste
rinnovata. Larga parte degli individui è spaesata, sfiduciata, non si
sente più a suo agio entro i vecchi schemi politici e in assenza di un
soggetto innovatore affidabile o si rifugia nel privato, e si astiene
dal voto, o per disperazione dà il suo assenso a chi promette libri dei
sogni. La Lega ha raccolto voti agitando quattro questioni: migrazioni, sicurezza, tasse e pensioni; il M5s ha puntato sulla novità e sul reddito di cittadinanza.
Molti elettori hanno dato il consenso a queste formazioni sperando in
una svolta, senza rendersi conto che la cura che questi movimenti
propinano produce effetti che sono peggiori di quelli causati dalla
malattia.
Come l’autore sostiene nelle conclusioni, le forze
di sinistra e progressiste hanno la responsabilità di non aver
contrastato questa deriva e di essersi loro stesse omologate al processo
d’involuzione. La loro debolezza ha origine proprio nella rinuncia
alla loro alterità e al rigore intellettuale e morale.
C’è un dato inconfutabile che prova essere sterile l’azione della sinistra nei confronti del sovranismo e del populismo: l’incapacità di far leva sull’incompatibilità genetica di Lega e M5s. È questa una contraddizione esplosiva, eppure nessuno ha avuto l’ardimento e la capacità di farla esplodere. Se esiste un’analogia fra i Paesi dell’Est europeo a trazione sovranista e l’Italia, essa è costituita dalla debilità delle opposizioni. E questo dimostra che anche il popolo di sinistra, il soggetto primario dell’antagonismo al sistema, è stato anestetizzato.
C’è un dato inconfutabile che prova essere sterile l’azione della sinistra nei confronti del sovranismo e del populismo: l’incapacità di far leva sull’incompatibilità genetica di Lega e M5s. È questa una contraddizione esplosiva, eppure nessuno ha avuto l’ardimento e la capacità di farla esplodere. Se esiste un’analogia fra i Paesi dell’Est europeo a trazione sovranista e l’Italia, essa è costituita dalla debilità delle opposizioni. E questo dimostra che anche il popolo di sinistra, il soggetto primario dell’antagonismo al sistema, è stato anestetizzato.
C’è chi giustifica l’impotenza politica delle
espressioni progressiste e di sinistra con la crescita delle destra in
tutto il mondo senza tenere conto delle proprie responsabilità. Non va
dimenticata a questo riguardo – sostiene l’autore – la lezione degli
anni ’20 e ’30 in Europa. Le condizioni di oggi, ovviamente, sono molto
differenti rispetto al passato, ma alcune analogie esistono. Come al
tempo in cui liberali, cattolici e centristi si illudevano di poter
contenere l’avanzata di fascisti e nazisti integrandoli
istituzionalmente nel sistema, fino a ieri da noi sono stati in molti a
credere che il leghismo potesse avere la sorte dell’Uomo qualunque e
venisse assorbito dal sistema. Anche a quel tempo, in particolare dopo
la crisi economica del ’29, serpeggiava negli strati sociali malessere e
sfiducia nelle élite politiche e pure era presente un anelito
di identità nazionale che cementasse la comunità. E non si dimentichi
che proprio l’Italia ha fatto scuola in Europa. Il primo Paese ad
espellere le “persone di razza ebraica” dalle scuole di ogni
ordine e grado, nonché dalle università e dalle accademie, non è stata
la Germania di Hitler, ma l’Italia di Mussolini.
Alla base di qualsiasi proposito di
combattere in modo vincente il sovranismo ci deve essere l’idea di un
nuovo assetto socio-politico e istituzionale.
Non è sufficiente mettere in campo un’azione
politica polemica e di semplice contrasto del fenomeno, ma occorre
risalire alle cause complesse e antiche che lo hanno generato. In
quest’ottica alla sinistra – sostiene Moioli – spettava e spetta il
compito di rivisitare la sua storia, cogliere le sue incoerenze e
mettere a punto un moderno progetto di cambiamento. A questo riguardo
egli ha dedicato tre saggi: “Incoerenze e ‘buchi neri’ della sinistra”;
“Oltre la delega e la politica” e “Ulteriori considerazioni sulla
crisi della sinistra”, tutti rintracciabili in Internet. In essi egli
sostiene che la sinistra, non solo italiana ma quella mondiale, è
rimasta prigioniera degli schemi del marxismo e ha ignorato i dettami e
lo spirito dello stesso fondatore del socialismo scientifico,
dimostrandosi incoerente con il pensiero marxiano a riguardo della
trasformazione economica, della messa in campo di una nuova statualità e
del protagonismo degli individui, nonché della formazione di una nuova
coscienza sociale.
Per combattere il sovranismo e il populismo la
sinistra deve compiere una correzione di rotta su tutti questi aspetti.
Diversamente, a risultare emarginata sarà lei.
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