REPORT ASSEMBLEA INTERNAZIONALE CONTRO I G7 DEL 7 MAGGIO A NAPOLIProprio per questo la scelta di costruire per il 26 Maggio un'assemblea pubblica e iniziative nei territori e per il 27 un grande corteo, abitato dai comitati in difesa dei territori, dal sindacalismo di base, dagli studenti, e dai movimenti sociali, a Giardini Naxos. Manifestare già a ridosso della zona rossa, a pochissimi chilometri da Taormina, significa non solo scegliere di far sentire il nostro fiato sul collo dei potenti del mondo, ma significa soprattutto sfidare da subito i dispositivi di limitazione della liberta di movimento e contenimento del dissenso che si stanno mettendo in campo per il vertice.
La partecipazione al corteo è dunque centrale, come è necessario che chiunque aderisca da fuori la Sicilia possa raggiungere Giardini-Naxos sfidando i dispositivi di repressione del dissenso messi in campo dal governoLa scelta di riunirci a Napoli non è stata casuale, nasceva infatti dalla necessità di costruire un appuntamento assembleare esterno alla Sicilia che si ponesse l'obiettivo di agevolare una partecipazione nazionale alle giornate di contestazione al G7 di Taormina.
Dunque, potremmo leggere il primo dato politico nell'assemblea in sé stessa: da domenica scorsa il controvertice di Taormina ha assunto un carattere visibilmente nazionale e, con l'intervento degli attivisti che stanno costruendo la contestazione al G20 di Amburgo, internazionale. Da questo punto di vista anche il G7 economico di Bari del 13 Maggio assume un ruolo di particolare rilevanza.
La partecipazione al corteo è dunque centrale, come è necessario che chiunque aderisca da fuori la Sicilia possa raggiungere Giardini-Naxos sfidando i dispositivi di repressione del dissenso messi in campo dal governoLa scelta di riunirci a Napoli non è stata casuale, nasceva infatti dalla necessità di costruire un appuntamento assembleare esterno alla Sicilia che si ponesse l'obiettivo di agevolare una partecipazione nazionale alle giornate di contestazione al G7 di Taormina.
Dunque, potremmo leggere il primo dato politico nell'assemblea in sé stessa: da domenica scorsa il controvertice di Taormina ha assunto un carattere visibilmente nazionale e, con l'intervento degli attivisti che stanno costruendo la contestazione al G20 di Amburgo, internazionale. Da questo punto di vista anche il G7 economico di Bari del 13 Maggio assume un ruolo di particolare rilevanza.
Creare connessioni tra i
due vertici, allargare l'adesione alle giornate di Taormina, costruire
una
partecipazione ampia al controvertice è fondamentale. Mobilitarsi contro un G7 oggi ha un valore politico importante, che va analizzato inscrivendo le giornate di maggio all'interno di un contesto e di una fase particolari. Le trasformazioni del panorama politico internazionale, così come delle forme che il liberismo assume in occidente, si stanno danno dando attraverso accelerazioni notevoli, e la configurazione di uno spazio di conflitto interno allo stesso capitalismo, tra il neoliberismo dei tecnocrati che abbiamo conosciuto drammaticamente nella gestione della crisi degli ultimi anni e l'avanzata di un capitalismo reazionario e xenofobo che si propone come alternativo all'attuale establishment, va letto in questi termini. Se sui nostri territori conosciamo una diffusione impressionante di discorsi populisti rivolti contro le marginalità e i migranti in particolare, incarnati dalle nuove destre, Lega Nord in testa, riconosciamo che si tratta solo della punta dell'iceberg di una tendenza che investe tutto il mondo occidentale. Da questo punto di vista non possiamo ignorare che quella di Maggio sarà la prima volta di Donald Trump, incarnazione visibile di questa tendenza razzista, sessista, omofoba, conservatrice, a un vertice internazionale di questa importanza. Così come non potrà passare inosservata la presenza di Vladimir Putin e Recep Tayyp Erdogan al summit di Amburgo. L'opposizione alle nuove destre di governo, insieme con i temi legati al G7 vero e proprio rappresenta un elemento per noi fondamentale.
Allo stesso tempo, e va da sé che i due temi sono legati a doppio mandato tra di loro, non possiamo non ragionare di confini in quelle giornate. Non è possibile non farlo quando la ridefinizione delle frontiere assume una centralità così importante nell'agenda dei governi. Che si tratti dei muri fisici innalzati da Donald Trump e dall'Unione Europea o di quelli formali, ma non per questo meno brutali, che leggiamo nei nuovi dispositivi legislativi in materia di immigrazione, decreto Minniti-Orlando in testa, assunti in occidente. Al contempo non è possibile non ragionarne in Sicilia, vera e propria piattaforma logistica per la guerra permanente e regione drammaticamente centrale nelle strategie di blindatura dei confini della fortezza Europa. Gli accordi con la Libia stretti dall'Italia, e soprattutto l'esternalizzazione della gestione delle frontiere e l'istituzione di Frontex, che ha sede proprio a Catania e sta assumendo un ruolo centrale nella gestione europea dei flussi migratori, sono tutti temi che ci riguardano tutti, ma che ricadono simbolicamente e fisicamente sulla Sicilia
.
C'è un'altra cosa che ci siamo detti. Che i territori e i movimenti sociali scelgano di costruire l'opposizione a momenti significativi come quello del summit dei sette potenti del mondo non è un elemento che va dato per scontato. Questa disponibilità alla mobilitazione rappresenta già un dato significativo, in particolar modo mentre assistiamo a una ridefinizione dei parametri che hanno caratterizzato in passato la gestione dell'ordine pubblico. In questo senso lo scorso 25 marzo, in cui i movimenti hanno scelto di contestare il summit dei leader europei tenuto in occasione della celebrazione dei 60 anni dai trattati di Roma ha rappresentato se non uno spartiacque un momento di particolare rilevanza. Le misure preventive, i fogli di via, la completa blindatura del centro cittadino, ci descrivono bene il modo in cui il governo intende gestire la repressione del dissenso nel nostro paese. Proprio per questo la scelta di costruire per il 26 Maggio un'assemblea pubblica e iniziative nei territori e per il 27 un grande corteo, abitato dai comitati in difesa dei territori, dal sindacalismo di base, dagli studenti, e dai movimenti sociali, a Giardini Naxos. Manifestare già a ridosso della zona rossa, a pochissimi chilometri da Taormina, significa non solo scegliere di far sentire il nostro fiato sul collo dei potenti del mondo, ma significa soprattutto sfidare da subito i dispositivi di limitazione della liberta di movimento e contenimento del dissenso che si stanno mettendo in campo per il vertice.
La partecipazione al corteo è dunque centrale, come è necessario che chiunque aderisca da fuori la Sicilia possa raggiungere Giardini-Naxos sfidando i dispositivi di repressione del dissenso messi in campo dal governo, per questo l'assemblea ha raccolto la disponibilità di Napoli ad essere il punto di partenza di una carovana dei territori in lotta, dei movimenti, delle singole e dei singoli che parteciperanno al controvertice di maggio, rendendo visibili e collettive le forme meticce e molteplici dell'adesione alle giornate del 26 e del 27.
Contro il G7 di Taormina, itivinni!
partecipazione ampia al controvertice è fondamentale. Mobilitarsi contro un G7 oggi ha un valore politico importante, che va analizzato inscrivendo le giornate di maggio all'interno di un contesto e di una fase particolari. Le trasformazioni del panorama politico internazionale, così come delle forme che il liberismo assume in occidente, si stanno danno dando attraverso accelerazioni notevoli, e la configurazione di uno spazio di conflitto interno allo stesso capitalismo, tra il neoliberismo dei tecnocrati che abbiamo conosciuto drammaticamente nella gestione della crisi degli ultimi anni e l'avanzata di un capitalismo reazionario e xenofobo che si propone come alternativo all'attuale establishment, va letto in questi termini. Se sui nostri territori conosciamo una diffusione impressionante di discorsi populisti rivolti contro le marginalità e i migranti in particolare, incarnati dalle nuove destre, Lega Nord in testa, riconosciamo che si tratta solo della punta dell'iceberg di una tendenza che investe tutto il mondo occidentale. Da questo punto di vista non possiamo ignorare che quella di Maggio sarà la prima volta di Donald Trump, incarnazione visibile di questa tendenza razzista, sessista, omofoba, conservatrice, a un vertice internazionale di questa importanza. Così come non potrà passare inosservata la presenza di Vladimir Putin e Recep Tayyp Erdogan al summit di Amburgo. L'opposizione alle nuove destre di governo, insieme con i temi legati al G7 vero e proprio rappresenta un elemento per noi fondamentale.
Allo stesso tempo, e va da sé che i due temi sono legati a doppio mandato tra di loro, non possiamo non ragionare di confini in quelle giornate. Non è possibile non farlo quando la ridefinizione delle frontiere assume una centralità così importante nell'agenda dei governi. Che si tratti dei muri fisici innalzati da Donald Trump e dall'Unione Europea o di quelli formali, ma non per questo meno brutali, che leggiamo nei nuovi dispositivi legislativi in materia di immigrazione, decreto Minniti-Orlando in testa, assunti in occidente. Al contempo non è possibile non ragionarne in Sicilia, vera e propria piattaforma logistica per la guerra permanente e regione drammaticamente centrale nelle strategie di blindatura dei confini della fortezza Europa. Gli accordi con la Libia stretti dall'Italia, e soprattutto l'esternalizzazione della gestione delle frontiere e l'istituzione di Frontex, che ha sede proprio a Catania e sta assumendo un ruolo centrale nella gestione europea dei flussi migratori, sono tutti temi che ci riguardano tutti, ma che ricadono simbolicamente e fisicamente sulla Sicilia
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C'è un'altra cosa che ci siamo detti. Che i territori e i movimenti sociali scelgano di costruire l'opposizione a momenti significativi come quello del summit dei sette potenti del mondo non è un elemento che va dato per scontato. Questa disponibilità alla mobilitazione rappresenta già un dato significativo, in particolar modo mentre assistiamo a una ridefinizione dei parametri che hanno caratterizzato in passato la gestione dell'ordine pubblico. In questo senso lo scorso 25 marzo, in cui i movimenti hanno scelto di contestare il summit dei leader europei tenuto in occasione della celebrazione dei 60 anni dai trattati di Roma ha rappresentato se non uno spartiacque un momento di particolare rilevanza. Le misure preventive, i fogli di via, la completa blindatura del centro cittadino, ci descrivono bene il modo in cui il governo intende gestire la repressione del dissenso nel nostro paese. Proprio per questo la scelta di costruire per il 26 Maggio un'assemblea pubblica e iniziative nei territori e per il 27 un grande corteo, abitato dai comitati in difesa dei territori, dal sindacalismo di base, dagli studenti, e dai movimenti sociali, a Giardini Naxos. Manifestare già a ridosso della zona rossa, a pochissimi chilometri da Taormina, significa non solo scegliere di far sentire il nostro fiato sul collo dei potenti del mondo, ma significa soprattutto sfidare da subito i dispositivi di limitazione della liberta di movimento e contenimento del dissenso che si stanno mettendo in campo per il vertice.
La partecipazione al corteo è dunque centrale, come è necessario che chiunque aderisca da fuori la Sicilia possa raggiungere Giardini-Naxos sfidando i dispositivi di repressione del dissenso messi in campo dal governo, per questo l'assemblea ha raccolto la disponibilità di Napoli ad essere il punto di partenza di una carovana dei territori in lotta, dei movimenti, delle singole e dei singoli che parteciperanno al controvertice di maggio, rendendo visibili e collettive le forme meticce e molteplici dell'adesione alle giornate del 26 e del 27.
Contro il G7 di Taormina, itivinni!
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