venerdì 7 aprile 2017

pc 7 aprile - Sulle tracce di Tina Modotti, dove l'arte e la propria vita sono al servizio della rivoluzione. Di questo e altro ancora si parlerà oggi in occasione della presentazione del libro "Tinissima" alla libreria Metropolis di Roma

“Delle due cose, l’una: o si è uno scrittore o un artista borghese e allora non si esalta il proletariato, ma la borghesia; oppure si è uno scrittore o un artista proletario e allora si esalta non la borghesia, ma il proletariato e tutto il popolo lavoratore”.
“La vita, quando si riflette nelle opere letterarie e artistiche, può e deve essere più sublime, più intensa, più concentrata, più tipica, più vicina all’ideale e, quindi, deve possedere un carattere di maggiore universalità rispetto alla realtà quotidiana”
Mao

Operaia nelle filande, attrice a Hollywood, artista e intellettuale, fotografa nel Messico degli anni venti, comunista, attivista nel Soccorso Rosso, antifascista, militante nel movimento comunista internazionale, perseguitata ed esule politica, combattente volontaria nelle Brigate Garibaldi in Spagna.

Esce in strada e immortala le marce, gli scioperi, la gente più emarginata, con evidente intenzione di
denuncia, inedita per la fotografia messicana di quegli anni, le sue opere assumono una valenza ideologica: dai simboli della Rivoluzione messicana all'esaltazione dei simboli del lavoro, del popolo e del suo riscatto (mani di operai, manifestazioni politiche e sindacali, falce e martello,...).
Iscritta nel 1927 al Partito Comunista messicano, partecipa con Frida Kahlo e Diego Rivera al Fronte Unico per Sacco e Vanzetti, alla campagna Manos fuera de Nicaragua contro l’occupazione statunitense e traduce per il giornale «El Machete», denunciando le violenze del fascismo italiano e attirandosi così la qualifica di “persona non grata” nel suo paese d’origine.
L’arte diventa un mezzo per la battaglia sociale. Scrive con chiara consapevolezza nel suo Manifesto Sobre la fotografia, sulla rivista Mexican Folkways, nel 1929:”…La fotografia è il mezzo più eloquente e diretto per fissare e registrare l’epoca attuale… La fotografia, per il fatto stesso che può essere prodotta soltanto nel presente e sulla base di ciò che esiste oggettivamente davanti alla camera, si impone come il mezzo più soddisfacente per registrare la vita oggettiva in tutte le sue manifestazioni; da ciò il suo valore documentario. E se a questo si aggiunge la sensibilità e la comprensione del problema, e soprattutto un chiaro orientamento sull’importanza che deve assumere nel campo dello sviluppo storico, credo che il risultato meriti di occupare un posto nella rivoluzione sociale, alla quale tutti dobbiamo contribuire”.

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