dalla Rete cittadina contro il Decreto Minniti
No allo Stato di Polizia targato PD!
Venerdì 7 aprile, nel
pomeriggio, il ministro dell’interno Minniti sarà ospite della conferenza
regionale dell’Anci a Genova (presso la sala Piramide dell’Agenzia delle
Entrate), per parlare di sicurezza e immigrazione.
Il pacchetto di misure sulla
sicurezza, sull’immigrazione, sul “decoro” urbano proposto dal ministro e
approvato dal Parlamento pochi giorni fa rappresenta un salto di qualità e un
punto di non ritorno rispetto alla crisi dello stato di diritto in questo
Paese. Il Pd, dopo aver incassato il secco NO alla riforma costituzionale,
seguito da un cambio di governo puramente di facciata, tenta di restringere
l’agibilità politica, i diritti e gli spazi di inclusione della popolazione
attraverso una serie di provvedimenti che puntano all’esclusione sociale e alla
repressione delle lotte politiche. Di fronte a questi passaggi, gravi e carichi
di presagi inquietanti, occorre riprendere l’iniziativa politica, far sentire
la nostra voce, squarciare il muro di silenzio e d’indifferenza da cui
l’opinione pubblica sembra sopraffatta.
Il pacchetto di misure che
riguarda l’immigrazione fa concorrenza alla destra xenofoba e razzista. Nessuno
stupore: il Pd è il partito che governa per conto di quelle elite europee che
stanno costruendo il blocco europeo fondandolo sulle disuguaglianze sociali,
sull’esclusione neocoloniale di buona parte della popolazione dai diritti
politici e civili, negando perfino l’uguaglianza giuridica delle persone. In
materia di immigrazione è prevista la creazione di nuovi “Cie”, nuovi campi di
detenzione per migranti finalizzati all’espulsione, prevede che i responsabili
delle strutture di accoglienza assumano i compiti di ufficiali pubblici pronti
a denunciare i migranti “non in regola”, elimina il secondo grado di giudizio
dopo il respingimento della richiesta di asilo in prima istanza: cancellando
cioè uno dei diritti giuridici previsti dalla Costituzione e in linea di
massima da qualsiasi stato di diritto borghese, e questo evidentemente in base
a una discriminazione di razza. La discriminazione di razza diventa legge! Così
come viene sostanzialmente sdoganato il lavoro schiavistico, introducendo
l’obbligo per i migranti a lavori socialmente utili come requisito per la
permanenza nel nostro Paese.
I migranti come parte più
debole e vulnerabile hanno rappresentato e rappresentano il laboratorio
politico per sperimentare dispositivi giuridici da applicare via via all’intera
popolazione subalterna. Evidentemente le elite che ci governano hanno
intenzione di escluderci da ogni ambito della
decisione politica, puntando a una ghettizzazione di massa. Nel decreto viene introdotto “il daspo urbano” come dispositivo finalizzato a espellere e togliere l’agibilità politica a qualsiasi soggetto scomodo e antagonista rispetto all’ordine sociale dominante: dai marginali, agli ultras fino all’applicazione nei confronti di attivisti, militanti e soggetti politici che non si sottomettono di buon grado alle decisioni prese dall’alto. E’ un progetto politico che da tempo viene coltivato, con l’attribuzione di poteri sempre maggiori alla polizia giudiziaria, che attraverso una serie di provvedimenti è sempre più sottoposta al controllo politico.
decisione politica, puntando a una ghettizzazione di massa. Nel decreto viene introdotto “il daspo urbano” come dispositivo finalizzato a espellere e togliere l’agibilità politica a qualsiasi soggetto scomodo e antagonista rispetto all’ordine sociale dominante: dai marginali, agli ultras fino all’applicazione nei confronti di attivisti, militanti e soggetti politici che non si sottomettono di buon grado alle decisioni prese dall’alto. E’ un progetto politico che da tempo viene coltivato, con l’attribuzione di poteri sempre maggiori alla polizia giudiziaria, che attraverso una serie di provvedimenti è sempre più sottoposta al controllo politico.
Il pacchetto di provvedimenti
voluto dal ministro Minniti e dal governo Pd rappresenta il consolidamento
definitivo di questo processo. Gli effetti tangibili e ben poco rassicuranti di
tutto questo sono sotto gli occhi di tutti nelle ultime settimane:
Militanti politici e lavoratori
perquisiti, tenuti in stato di fermo preventivo, ledendo così il diritto a
manifestare e a scioperare, senza nemmeno la presunta esistenza di motivi
giuridicamente rilevanti. “Per motivi ideologici!” si è addirittura spinto a
dire il questore di Roma nel caso della manifestazione contro la UE del 25
marzo scorso a Roma.
Retate sempre più frequenti nei
confronti di migranti nelle stazioni, sui treni, per strada; repressione di
ogni forma di protesta, anche nei casi dell’evidente legittimità della stessa,
come nel caso dei migranti del centro di accoglienza di Foggia, insorti contro
le condizioni inumane a cui erano sottoposti e per questo nei giorni scorsi
condannati a misure di detenzione cautelare.
Militanti politici sottoposti a
daspo urbano e a misure cautelari senza nemmeno essere stati condannati per i
fatti in oggetto nei primi gradi di giudizio, oltretutto su fatti di scarsa
rilevanza giuridica avvenuti durante manifestazioni antifasciste: mentre i
fascisti sono sempre più protetti dalla polizia e coperti dalle forze
governative.
Abusi di potere e intromissioni
governative nelle decisioni degli amministratori locali: come nel caso della
convention di Salvini nella sala comunale di Napoli, negata dal Comune e
riconfermata con decisione sovra determinante da parte del ministro degli
interni Minniti, responsabile tra l’altro di una repressione violenta del
corteo di protesta, dove l’uso di idranti, lacrimogeni e cariche violente della
polizia non è stato risparmiato. Così come quello sta avvenendo in queste
settimane in Puglia, nel caso del Tap, dove nonostante la determinata
contrarietà della popolazione e degli amministratori comunali, a suon di
cariche poliziesche il governo sta tirando dritto, in virtù di interessi
economici privati, nella devastazione di un ambiente naturale prezioso, restato
integro per millenni, terra appartenente alla popolazione che la abita, la cura
e la ama.
Ce n’è sicuramente abbastanza
per sentire la necessità di intervenire. Non si può più far finta di nulla di
fronte a tutto questo: pertanto riteniamo assolutamente necessario scendere in
piazza venerdì, con un presidio e un assemblea pubblica, in cui far sentire la
voce della Genova popolare, antifascista e antirazzista.
Tutte le realtà sociali,
politiche, i singoli sono invitati a partecipare e a intervenire: non c’è
bisogno di ripetere le parole di Brecht, forse abusate in questi anni: oggi
come non mai è necessario cominciare a riprendere parola pubblicamente!
Presidio e Assemblea
pubblica
Venerdì 7/04 Ore 17.30
Giardini di Brignole – lato Via Fiume
Diffondi e partecipa!
Rete cittadina
contro il Decreto Minniti
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