L'ultima fase del lavoro del mfpr è
stata concentrata nella preparazione della manifestazione nazionale
del 25 novembre 2016 e dello sciopero delle donne del 8 marzo 2017.
La manifestazione delle donne
proletarie del 25 novembre a Roma, a cui è seguita il giorno dopo la
grande manifestazione del movimento generale di 200mila donne, ha
mostrato sul campo il rapporto tra autonomia del movimento delle
donne proletarie e intervento nel movimento femminista.
Oltre i contenuti, caratterizzati dalla
parola d'ordine “contro tutte le violenze di padroni, governo,
Stato, uomini che odiano le donne” che denunciava il carattere
sistemico della violenza sessuale del sistema borghese e la necessità
di lottare contro l'intero sistema; e dall'indicazione della
“rivoluzione” come unica via per una vera liberazione delle
donne, la manifestazione del mfpr del 25 ha posto il problema della
lotta delle donne proletarie come attacco ai Palazzi del potere,
abbiamo fatto l'assedio al Parlamento.
Il 26 vi è stata il grande corteo di
200mila donne, ragazze. Ad esso abbiamo partecipato per portare in
questa manifestazione le parole d'ordini del contingente delle donne
proletarie. Il rapporto col più generale movimento femminista è
necessario e possibile solo se le donne proletarie costruiscono la
loro autonomia, altrimenti sono un appendice del femminismo piccolo
borghese e borghese. Ma per questo non basta dare un volantino, ma
realizzare la lotta affermando forme e contenuti di classe e come
donne, contenuti rivoluzionari.
Serve l'autonomia del contingente
proletario, la sua manifestazione pratica e serve il suo orientamento
all'interno del movimento generale delle donne. Questo si distingue
sia da posizioni che sostengono di fatto che tutto il movimento
femminista è piccolo borghese e le donne proletarie rivoluzionarie
non devono interessarsene; sia da posizioni che non costruiscono nei
fatti questa autonomia del contingente proletario e rivoluzionario.
A questo serve anche lo “sciopero
delle donne”, oggi passaggio importante nel cammino della lotta di
liberazione rivoluzionaria delle donne. Lo
sciopero delle donne è oggi dire
alle donne: siete voi, sono le donne più sfruttate e oppresse, che dovete prendere la vostra vita e la lotta
nelle vostre mani!
Noi abbiamo fatto lo sciopero delle
donne nel novembre 2013 e l'8 marzo del 2016, siamo state ignorate o denigrate, ma oggi è diventata la linea in altri paesi e anche in
Italia nell'8 marzo.
Ma il problema diventa ora su quale
linea, su quali obiettivi continuare ad alimentare l'incendio acceso
dello sciopero delle donne? Per portare avanti gli obiettivi delle
donne proletarie che sono in sintonia con il bi/sogno che “tutta la
vita deve cambiare”, e quindi in chiaro legame con la battaglia
rivoluzionaria, o su obiettivi che non vogliono mettere in
discussione il sistema capitalista, i suoi governi, il suo Stato?
Noi, come abbiamo fatto il 25 novembre
e l'8 marzo scorso, porteremo avanti in maniera chiara, aperta questa
battaglia che è una lotta tra due linee e due classi, lotta
politica, pratica, ideologica, per realizzare unità, ma anche
trasformazioni, ma anche distinzioni/rotture.
I sindacati sulla
questione delle donne dividono la classe operaia, o dicono: me ne
occupo io. Lo sciopero delle donne rompe questo. Non ci può essere
un movimento di classe senza che queste cose vengano battute sul
campo. Quando una donna deve scioperare trova ostacoli nel sindacato,
tra i suoi compagni di lavoro, nella famiglia, ma se sciopera poi è
più difficile “fermarla”.
Le femministe borghesi
dicono: ma il problema è cambiare la mentalità, ma la cambi se,
come è successo l'8 marzo, tu fai lo sciopero vero, se ti
guadagni/imponi il rispetto.
In questo lunga battaglia
la parola d'ordine: scatenare la furia delle donne come forza
poderosa della rivoluzione, vuole esprimere la “marcia in più”
delle donne nell'intero movimento di lotta e rivoluzionario per
rovesciare questo sistema capitalista.
E in questo il movimento
femminista proletario rivoluzionario è un'arma consegnata a tutte.
MFPR
2.4.17
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