- Repressione: i fatti parlano, la storia che
raccontano non va sottovalutata
Nell’arco delle ultime settimane si è verificata un'impressionante mole di atti repressivi di varia natura che hanno colpito attivisti politici, esponenti del sindacalismo conflittuale e dei movimenti di lotta sociale.
Al rinnovato protagonismo delle Procure della Repubblica che “rispolverano” inchieste dormienti e sgangherate – come nel caso di Roma, con le misure cautelari emanate contro 17 attivisti antifascisti – si somma l’interventismo liberticida del nuovo Ministro degli Interni, Marco Minniti. Il dirigente del Partito Democratico, a partire dalla gestione militare delle piazze di Napoli e Roma nelle recenti manifestazioni di protesta contro Salvini e contro l'Unione Europea imperialista, sta imprimendo al paese una pesante stretta autoritaria accompagnata da provvedimenti legislativi palesemente regressivi e criminalizzanti ad ampio raggio.
Se si arriva ai fermi dei manifestanti per la loro “appartenenza ideologica”, la puzza di fascismo diventa insopportabile.
Sotto attacco non sono solo i militanti e le organizzazioni politiche che si battono per il cambiamento, ma tutte le espressioni del conflitto civile, sindacale e sociale. Dalle cariche ingiustificate contro i NO TAP in Salento all’imbrigliamento delle manifestazioni degli LSU a Roma (700 precari della pubblica amministrazione, per lo più Vigili del Fuoco, diretti a Roma, perquisiti e identificati uno ad uno!), fino alla infinita serie di persecuzioni contro le variegate forme di mobilitazione nei posti di lavoro e nei territori registriamo un pericoloso crescendo dispotico ed autoritario.
A questa deriva antisociale occorre porre un deciso e immediato Stop!
La linea di condotta dell’esecutivo governativo, di Minniti e dell’insieme degli apparati repressivi dello Stato non è un dato bizzarro o estemporaneo, ma risponde alla stringente necessità dei poteri forti di blindare ulteriormente le relazioni sociali nel paese. Il perdurare dei fattori di crisi economica in Italia e nell'Unione Europea sono la cornice materiale dentro la quale si palesa questo ennesimo corso repressivo ed antipopolare. Il governo sa benissimo che, se vuole rimanere nel “nucleo centrale” dell’Unione Europea, dovrà imporre con ogni mezzo le scelte antipopolari e antidemocratiche che ciò comporta.
Occorre, dunque, nel respingere al mittente tutte le provocazioni che, quotidianamente, il governo mette in campo contro i movimenti sociali e politici antagonisti, organizzare e stabilizzare una campagna di lotta ampia ed articolata contro la repressione, contro la criminalizzazione del dissenso e per la piena libertà di lotta e di organizzazione politica e sociale.
La Rete dei Comunisti si rende disponibile a questo impegno militante e ad un’azione convergente di tutte le forze del conflitto politico e sociale ed esprime la propria solidarietà umana e politica ai compagni e le compagne colpiti dalla repressione.
Rete dei Comunisti
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