Scajola è tornato a Imperia: arresti domiciliari a Villa Ninina
Villa Ninina, la casa imperiese di Claudio Scajola
L'ex ministro ha lasciato il carcere romano di Regina Coeli dopo
la decisione del tribunale della Libertà di Reggio Calabria in mattinata ed è
entrato a Villa Ninina alle 21.30 da un ingresso secondario.
Arresti domiciliari all'ex ministro
Claudio Scajola, che ha lasciato il carcere romano di Regina Coeli intorno alle
14 da una porta laterale, partendo poi per Imperia, rientrando a Villa Ninina,
dove ha sempre risieduto con la famiglia, intorno alle 21.30, passando da un
ingresso secondario. La misura è stata stabilita stamani dal tribunale
della libertà di Reggio Calabria accogliendo in parte il ricorso dei suoi
legali, Giorgio Perroni e Elisabetta Busuito.
La lunga attesa. Per tutta la giornata i cronisti hanno atteso Scajola fuori da Villa Ninina, la bella casa sulle colline di Oneglia dove sono stati anche sequestrati numerosi documenti e computer nell'ambito di diverse perquisizioni. dalla casa non si sono avuti segni di vita se non la presenza del cameriere filippino e, nel tardo pomeriggio, l'arrivo di un fornitore. Alle 21.30, infine, due auto sono arrivate presso un ingresso secondario e Scajola è entrato in casa, dribblando giornalisti e teleopoeratori che lo attendevano.
35 giorni in cella. L'ex ministro era in carcere dallo scorso 8 maggio con l'accusa di aver favorito la latitanza di Amedeo Matacena, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa e al momento latitante. Il 19 giugno gli stessi giudici si pronunceranno sull'appello dei pm contro il gip che non ha riconosciuto nei confronti di Scajola l'aggravante del concorso esterno in associazione mafiosa.
La Rizzo resta in carcere. Il tribunale ha invece stabilito che resta in carcere Chiara Rizzo, la moglie di Matacena, rigettando il ricorso degli avvocati Carlo Biondi e Candido Bonaventura."E' a chiunque evidente come,inspiegabilmente, nell'ambito dello stesso procedimento, siano stati adottati due pesi e due misure, essendo del tutto ingiustificato e difficilmente accettabile che alla Sig.ra Chiara Rizzo sia stata applicata la misura più gravemente afflittiva". E' quanto scrivono gli avvocati difensori di Chiara Rizzo dopo che il Tribunale del Riesame di Reggio Calabria ha respinto l'istanza di scarcerazione o di attenuazione della misura cautelare per la loro assistita.
La scelta di inviare Scajola ai domiciliari "ci lascia sconcertati e addolorati per la reiezione della nostra istanza e dei chiarimenti forniti dalla nostra assistita".
"La motivazione della decisione - aggiungono - ci è ancora ignota ma, se essa fosse dipesa dalla accettazione delle tesi del PM che ha, in fase di udienza, mutato l'originale imputazione, allora la decisione del Riesame apparirebbe ancora più gravatoria rispetto anche alle decisioni assunte nei confronti di altri indagati". Biondi e Candido annunciano che ricorreranno alla Corte Suprema di Cassazione non appena saranno depositate le motivazioni.
La lunga attesa. Per tutta la giornata i cronisti hanno atteso Scajola fuori da Villa Ninina, la bella casa sulle colline di Oneglia dove sono stati anche sequestrati numerosi documenti e computer nell'ambito di diverse perquisizioni. dalla casa non si sono avuti segni di vita se non la presenza del cameriere filippino e, nel tardo pomeriggio, l'arrivo di un fornitore. Alle 21.30, infine, due auto sono arrivate presso un ingresso secondario e Scajola è entrato in casa, dribblando giornalisti e teleopoeratori che lo attendevano.
35 giorni in cella. L'ex ministro era in carcere dallo scorso 8 maggio con l'accusa di aver favorito la latitanza di Amedeo Matacena, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa e al momento latitante. Il 19 giugno gli stessi giudici si pronunceranno sull'appello dei pm contro il gip che non ha riconosciuto nei confronti di Scajola l'aggravante del concorso esterno in associazione mafiosa.
La Rizzo resta in carcere. Il tribunale ha invece stabilito che resta in carcere Chiara Rizzo, la moglie di Matacena, rigettando il ricorso degli avvocati Carlo Biondi e Candido Bonaventura."E' a chiunque evidente come,inspiegabilmente, nell'ambito dello stesso procedimento, siano stati adottati due pesi e due misure, essendo del tutto ingiustificato e difficilmente accettabile che alla Sig.ra Chiara Rizzo sia stata applicata la misura più gravemente afflittiva". E' quanto scrivono gli avvocati difensori di Chiara Rizzo dopo che il Tribunale del Riesame di Reggio Calabria ha respinto l'istanza di scarcerazione o di attenuazione della misura cautelare per la loro assistita.
La scelta di inviare Scajola ai domiciliari "ci lascia sconcertati e addolorati per la reiezione della nostra istanza e dei chiarimenti forniti dalla nostra assistita".
"La motivazione della decisione - aggiungono - ci è ancora ignota ma, se essa fosse dipesa dalla accettazione delle tesi del PM che ha, in fase di udienza, mutato l'originale imputazione, allora la decisione del Riesame apparirebbe ancora più gravatoria rispetto anche alle decisioni assunte nei confronti di altri indagati". Biondi e Candido annunciano che ricorreranno alla Corte Suprema di Cassazione non appena saranno depositate le motivazioni.
Il ritorno a casa di Scajola: pesce in tavola per accoglierlo
L’ex
ministro Claudio Scajola torna a casa
. Davanti a villa Ninina fin dalle prime ore del pomeriggio sono arrivati giornalisti, fotografi e telecamere per aspettare il rientro dell’uomo politico e della sua famiglia.
Un’attesa lunga che si è protratta fino alla tarda serata. Scajola è infatti uscito dal carcere poco prima delle 14 da un’uscita secondaria proprio per evitare l’incontro con i mass media. Si è messo in viaggio in auto, alla guida la moglie. Alla villa sono arrivati dall’ingresso più nascosto, quello su via Diano Calderina: davanti l’auto con i figli, dietro l’ex ministro e la moglie. Per Scajola il magistrato non ha ritenuto fosse necessario l’utilizzo di auto della polizia penitenziaria per scortarlo fino a Imperia.
In casa ad aspettare la famiglia Scajola non poteva esserci nessuno, i contatti per l’ex ministro agli arresti domiciliari sono infatti limitati ai familiari conviventi. Da oggi saranno polizia e carabinieri a verificare che Scajola rispetti quanto stabilito dal tribunale. Nel giardino della villa si è visto solo il domestico che si è affacciato al cancello per ritirare il pesce fresco, recapitato a domicilio, in scooter, intorno alle 18, dal nipote del “Balincio” che da sempre ha la pescheria sul porto di Oneglia.
Non poteva mancare per la cena di arrivo il pesce azzurro: per Claudio Scajola, visibilmente provato dal mese di carcere, arrivato stanco, con una camicia rossa sbottonata, spettinato e con i capelli lunghi, ad aspettarlo anche le nespole del giardino. Claudio Scajola a casa cerca la serenità. «Siamo una famiglia molto unita, non abbiamo mai mollato di un centimetro».
A
Scajola, in carcere, stava arrivando un libro sul pellegrinaggio
dell’evangelista Giovanni, che aveva richiesto. Lo leggerà a casa.
I giudici gli hanno concesso gli arresti domiciliari - pur sempre una detenzione ma che certamente non è paragonabile a quella di una cella a Regina Coeli - che sconterà nella residenza di famiglia, l’abitazione con piscina e campi da tennis, molto cara a Scajola. E che però gli ha procurato altri guai: un’accusa di finanziamento illecito a singolo parlamentare per i costi di ristrutturazione secondo i pm imperiesi dichiarati più bassi rispetto a quelli reali. Una vicenda di cui l’ex ministro dovrà comparire - è notizia di appena due giorni fa - in Tribunale il 7 novembre.
Ma ieri sera, dopo la scarcerazione decisa dai giudici del Tribunale della libertà di Reggio Calabria, l’ex più volte ministro della Repubblica è tornato a casa dove ad attenderlo ha trovato il conforto della mura domestiche e finalmente una cena che non è certo quella del menù previsto dal regime carcerario: in previsione del suo arrivo i cuochi gli hanno preparato pesce fresco.
A
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Viso
provato? Ma se sta meglio di me!!! (S.G.)
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