IL DIRITTO D’ABORTO NON SI TOCCA!
Contro Moderno Medioevo, Chiesa, Stato,
Capitale
Giù le mani dal corpo delle donne!
Il governo di centrodestra di Spagna, Mariano
Rajoy, segretario del partido Popular, il 20 dicembre 2013, su proposta del
ministro di giustizia Gallardòn, ha approvato un disegno di legge che limita
fortemente il diritto delle donne di abortire entro 14 settimane.
Con questo disegno di legge si cancella la legge
del 2010 sulla interruzione volontaria di gravidanza che aveva depenalizzato
l’aborto. La proposta Gallardòn prevede un forte peso del ruolo di medici,
giudici, genitori e servizi sociali, facendo tornare le donne spagnole in una
condizione di eterna subordinazione. Nello specifico, l’aborto è consentito solo
nel caso di violenza sessuale (fino alla 12ma settimana) e di grave pericolo per
la salute fisica o psichica della donna, con rischio permanente o duraturo nel
tempo, certificato da due medici (fino alla 22ma settimana). I casi di anomalia
del feto incompatibile con la vita o di malformazioni del feto rientrano nella
fattispecie della salute psichica della donna e debbono essere certificati; nel
caso di rischio per la salute psichica la donna dovrà produrre ben quattro
certificati: due di due medici psichiatri, uno d’informazione clinica sui rischi
relativi all’aborto e uno dei servizi sociali, soprattutto in merito alle
alternative all’aborto: qui siamo al sadismo puro!
Per le giovani tra i 16 e 18 anni si dovrà avere
la ratifica dei genitori.
L’obiezione di coscienza è estesa fin dalla fase
informativa e non, come attualmente, al personale che interviene direttamente
nell’intervento abortivo.
La gravità dell’attacco al diritto d’aborto,
sferrato in maniera frontale, in Spagna non è isolato, via via questa politica
si estenderà negli altri paesi in Europa, per questo è anche nostro interesse
essere oggi al fianco delle donne spagnole in lotta.
Lo vediamo anche in Italia, dove la messa in
discussione del diritto d’aborto, pur se oggi non avviene in maniera frontale, è
di fatto in atto, a macchia di leopardo, su singoli aspetti, con attacchi
ideologici e pratici: il seppellimento dei feti (ultimo in ordine di tempo il
Comune di Girenze di Renzi) la crescente obiezione di coscienza che rende ormai
impossibile in diverse regioni il ricorso all’IVG, la difficoltà di poter
ricorrere alla pillola del giorno dopo e alla RU486, il riconoscimento giuridico
dell’embrione nella L.40; si costringono, nei fatti, le donne al pendolarismo
per poter interrompere una gravidanza indesiderata e\o ritorno al “prezzemolo e
cucchiaio”, come avverrà inevitabilmente in Spagna. Non è sicuramente un caso
che recentemente Bergoglio che ha definito orrore l’aborto, indicando nei fatti
la prossima agenda politica ai governi, in primis all'Italia.
La messa in discussione del diritto d’aborto è per
questo sistema capitalista un attacco a ciò che esso simbolicamente rappresenta:
la libertà di scelta delle donne in ogni ambito della propria vita, doppiamente
per le giovani, le proletarie, le immigrate che subiranno una discriminazione di
classe; la messa in discussione dei “diritti superiori della nazione”, la
ribellione ad una ideologia di subordinazione, “conservazione”, necessaria per
la borghesia soprattutto in una fase di crisi.
Per questo per noi donne è centrale la lotta per
la difesa del diritto d'aborto. Oggi la portiamo avanti in continuità con lo
sciopero delle donne del 25 novembre contro violenze e femminicidi che
rappresentano il frutto più marcio di questa società, ma che mette in
discussione le tante forme di violenza e oppressione sessuale, attacco ai
diritti che subiamo quotidianamente, di cui questo dell'aborto è centrale.
Dopo lo sciopero delle donne abbiamo detto
“indietro non torniamo”. Lo affermiamo con forza oggi anche nella lotta contro
l’insieme degli attacchi pratici ed ideologici al diritto d’aborto.
presidio h. 14.30 sabato 1 febbraio davanti al Consolato spagnolo via Fatebenefratelli, 26
Movimento femminista proletario rivoluzionario
Milano
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