Taglio dei salari e aumento della produttività: così la multinazionale svedese Electrolux vuole salvaguardare e rilanciare i suoi profitti mangiando da entrambe le mani: sia in maniera immediata e diretta con un taglio secco dei salari (attraverso blocco dei pagamenti delle festività, dei premi, degli scatti di anzianità, ecc.) riducendo la parte di capitale destinata a retribuire la forza-lavoro, sia intensificando l'attività lavorativa, attraverso la flessibilità, aumento dei ritmi produttivi, riduzione delle pause.
Quindi una sintesi della scienza/furbizia dei padroni: sfruttare al massimo la forza-lavoro e pagarla il meno possibile.
Dopo la prima comunicazione, e il polverone che si è alzato, di voler ridurre i salari da 1.400 euro al mese a 800 euro, "così da
ridurre il gap con il costo del lavoro in Polonia, dove gli operai di
Electrolux percepiscono 7 euro l'ora", l'azienda ne ha fatto un'altra in cui ora parla di tagliare i salari di 130 euro al mese, dicendo che non avevano capito...
Ma ciò che è più probabile è che i padroni dell'Electrolux sanno evidentemente fare "trattativa": sparano 1000 per ottenere più facilmente 500.
Ed è proprio il ministro Zanonato che gli spiana la strada, affermando: "In Italia problema di costo del lavoro... I prodotti italiani nel campo dell'elettrodomestico sono di buona
qualità ma risentono dei costi produttivi, soprattutto per quanto
riguarda il lavoro, che sono al di sopra di quelli che offrono i nostri
concorrenti''. ''E' necessario dunque - ha aggiunto
Zanonato - ridurre i costi di produzione, in Italia c'e' un problema
legato all'esigenza di ridurre il costo del lavoro''.
I sindacati, dicono: "Ora da Letta... perché Electrolux per sbarcare in
Italia ha usato soldi degli italiani ed ora per guardare ad Est utilizza
fondi Ue che in parte sono sempre nostri". Un argomento che non dice nulla, perchè è quello che avviene normalmente con governi e Stati al servizio del capitale.
La presidente della regione Friuli, Serracchiani alza la voce: "il Governo non sia il notaio delle volontà dell'azienda" invita il Governo a non assistere, ma... "si decida a
muoversi, cosa che finora non ha fatto. La Regione ha fatto proposte
serie e concrete per rilanciare la produzione industriale, su cui si può
aprire un confronto, purché ve ne sia la volontà". Grandi parole per strappare alla fine, altri contributi alla multinazionale e ammortizzatori sociali per gli operai.
Ma sono le parole "forti" di Matteo Salvini, il segretario della Lega Nord, che, pur nel dramma della situazione, diventano esilaranti; alza la voce, parla di "vergogna", di "lavoratori trasformati in schiavi" (perchè è una fabbrica del nord, nessuna voce anche flebile invece viene emessa per le fabbriche che chiudono al sud), ma solo per aggiungere subito dopo che : "a questo ci hanno portato l'unione sovietica europea e l'euro... per loro, si vive o si crepa nel nome del mercato e del profitto... siamo uomini non numeri". Della serie: che ci azzecca?
La voce più chiara è però sempre quella più vicina ai padroni. Michele Tiraboschi in un'intervista di oggi su Il Messaggero dice: "Se uno stabilimento in Polonia ha un costo di gran lunga inferiore ad uno italiano è chiaro che la sua scelta razionale (dell'Electrolux) non può che essere la Polonia...". Quindi è legittimo che una multinazionale vada dove può fare più profitti su un maggiore sfruttamento degli operai. Per questi, invece, di almeno "legittimo"salario Tiraboschi non ne parla. Anzi, con affermazioni che hanno tutto il sapore di provocazione, dice che 800 euro al mese, sì, forse è "un taglio probabilmente eccessivo per una famiglia che deve pagare un mutuo o mandare a scuola i figli...". Ma sempre "probabilmente"... Poi aggiunge, tanto anche con l'alternativa della cassintegrazione gli operai prenderebbero "esattamente quei 700-800 euro che Electrolux offre...".
E finisce con un appello ai sindacati a fare una mediazione, sottoscrivendo un "patto do transizione di un'emergenza" permettendo ora all'azienda di tagliare con l'impegno via via, con futuri investimenti, ad "aumentare progressivamente i salari"; non mancando neanche di mettere in mostra il suo humus fascista: "lasciamo all'opinione pubblica e ai lavoratori lo sconcerto e la rabbia, ma chi come il sindacato deve risolvere i problemi e dare risposte ha il dovere di sedersi al tavolo".
Noi ci auguriamo, invece, che soprattutto la rabbia dei lavoratori investi gente come lui.
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